Sud Sudan: Medici Senza Frontiere interviene per far fronte all'epidemia di Kala azar
A poche settimane dal referendum sulla secessione del 9 gennaio, contenere la peggiore
epidemia di Kala azar degli ultimi otto anni è una sfida quotidiana. La gravità di
questa epidemia è solo uno dei sintomi dell’ampia crisi medico-umanitaria che sta
affrontando la regione, con una profonda mancanza di accesso all’assistenza sanitaria,
oltre alla malnutrizione cronica, alle frequenti insorgenze di malattie prevenibili
e all’insicurezza che allontana le comunità e consuma vite umane. Il Kala azar, o
leishmaniosi viscerale, è una malattia tropicale dimenticata che si contrae attraverso
la puntura di un insetto, vettore del parassita, ed è endemica nel Sud Sudan. I sintomi
comprendono l’ingrossamento della milza, febbre, debolezza e debilitazione fisica.
Prospera nelle zone povere, remote e instabili con un limitato accesso alle cure mediche.
“Con il Kala azar, salvare le vite è una lotta contro il tempo. Tuttavia è una lotta
spesso persa prima ancora che cominci, perché tre quarti della popolazione non ha
accesso alle cure mediche di base e il debole sistema sanitario non riesce a far fronte
a tali emergenze”, dichiara Elin Jones, coordinatore dell’organizzazione umanitaria
di Medici Senza Frontiere(Msf). Se non curato, il Kala azar è mortale in quasi il
100% dei casi, ma se presa in tempo, la guarigione è assicurata nel 95% dei casi.
Alla fine di novembre, Msf aveva già curato 2.355 persone per la malattia nelle regioni
dell'Upper Nile, Unity e Jonglei, un numero di pazienti otto volte superiore a quello
registrato nello stesso periodo dello scorso anno. L’attuale diffusione è stata ulteriormente
aggravata dal fatto che il sistema immunitario delle persone era già indebolito per
via dei crescenti tassi di malnutrizione di quest’anno. Nei primi dieci mesi del 2010,
Msf ha ricoverato nelle proprie cliniche 13.800 persone affette da malnutrizione severa,
il 20% in più rispetto al 2009 e il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2008.
Inoltre decine di migliaia di persone stanno rientrando in Sud Sudan dal Nord Sudan
e dall’estero, in tempo per il prossimo referendum di gennaio e di conseguenza saranno
esposti a malattie endemiche nel Sud come la malaria, il morbillo, la meningite e
la tubercolosi. Inoltre, l’insicurezza rimane una realtà costante in Sud Sudan. Nel
2010 sono state uccise più di 900 persone e 215.000 persone sono sfollate a causa
delle violenze tra tribù rivali.“Mentre il mondo ha gli occhi puntati sulla politica
per l’imminente referendum, non bisogna perdere di vista le persone che sprofondano
da un’emergenza ad un’altra”, dichiara Rob Mulder, capo missione di Msf in Sud Sudan.
“Il Paese rimane immerso in una crisi umanitaria e, poichè ci vorranno anni perché
si costituisca un sistema sanitario che funzioni, bisogna rispondere ai bisogni della
popolazione per quanto riguarda cibo, riparo e cure mediche. Sarà necessaria una forte
risposta all’emergenza da parte del governo e dalla comunità internazionale”. Msf
fornisce assistenza medico-umanitaria d’emergenza in Sudan dal 1979. Al momento Msf
gestisce 27 progetti in 13 stati del Paese, fornendo una vasta gamma di servizi incluse
cure mediche di primo e secondo livello, risposta alle emergenze quando si manifestano,
supporto nutrizionale, assistenza ostetrica, trattamento per il Kala azar, assistenza
psicologica, chirurgia e pediatria.(C.P.)