Il Papa al nuovo ambasciatore d’Italia: la dimensione religiosa favorisce l’autentico
progresso del Paese
Lo Stato tuteli il ruolo della religione nella sfera pubblica: è l’esortazione di
Benedetto XVI nel discorso di stamani al nuovo ambasciatore italiano, Francesco Maria
Greco, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il nuovo
ambasciatore succede nell’incarico ad Antonio Zanardi Landi. Il Papa si è soffermato
sul contributo che la Chiesa e i credenti hanno offerto alla società italiana in questi
150 anni di unità nazionale. Quindi, ha ringraziato il governo italiano per essersi
opposto all’eliminazione del Crocifisso dai luoghi pubblici e per il suo impegno in
favore delle minoranze cristiane perseguitate. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Le celebrazioni
per il 150.mo anniversario dell’unità d’Italia, osserva il Papa, offrono l’occasione
per una “riflessione non solo di tipo commemorativo, ma anche di carattere progettuale”,
assai opportuna “nella difficile fase storica attuale, nazionale ed internazionale”.
Il Papa si dice lieto per il coinvolgimento di pastori e comunità ecclesiali nella
“rievocazione del processo di unificazione della nazione iniziato nel 1861”. Un cammino,
constata, “a volte faticoso e contrastato”. Benedetto XVI mette l’accento sulla “corretta
distinzione” e le “giuste forme di collaborazione” fra comunità civile e religiosa
che hanno condotto all’odierna “fisionomia dello Stato italiano”. E ribadisce che
la storia e la cultura dell’Italia sono “profondamente segnate dalla Chiesa cattolica”.
Tali caratteristiche, “che da secoli fanno parte del patrimonio storico e culturale
dell’Italia – avverte il Papa – non possono essere negate, dimenticate o emarginate”.
E rammenta che quando si è cercato di farlo, “si sono causati pericolosi squilibri
e dolorose fratture nella vita sociale del Paese”. Si sofferma così sull’importanza
dei Patti Lateranensi e l’Accordo di modifica del Concordato. Accordi, afferma, volti
ad assicurare al Pontefice e alla Santa Sede “piena sovranità e indipendenza”.
Questi
patti internazionali, soggiunge il Papa, “non sono espressione di una volontà della
Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico
e sociale” né di sconfinare dalla sua missione. Al contrario, evidenzia, tali accordi
“hanno il loro fondamento nella giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai
singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa”. Un diritto, ribadisce,
che “ha una dimensione non solo personale”. Per questo, è la sua esortazione, “lo
Stato è chiamato a tutelare non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza
e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione e delle comunità religiose
nella sfera pubblica”.
“Il retto esercizio e il corrispettivo riconoscimento
di questo diritto – prosegue il Papa – consentono alla società di avvalersi delle
risorse morali e della generosa attività dei credenti”. Dunque, è il suo monito, “non
si può pensare di conseguire l’autentico progresso sociale, percorrendo la via dell’emarginazione
o perfino del rifiuto esplicito del fattore religioso, come ai nostri tempi si tende
a fare con varie modalità”. Il Pontefice indica in particolare “il tentativo di eliminare
dai luoghi pubblici l’esposizione dei simboli religiosi, primo fra tutti il Crocifisso,
che è certamente l’emblema per eccellenza della fede cristiana, ma che, allo stesso
tempo, parla a tutti gli uomini di buona volontà e, come tale, non è fattore che discrimina”.
Esprime, così, apprezzamento al governo italiano per aver agito “in conformità a una
corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione,
trovando in ciò il positivo sostegno anche di altre nazioni europee”.
Al
contempo, il Papa ricorda che le cronache recenti “ci testimoniano come ai nostri
giorni vengano compiute anche delle aperte violazioni della libertà religiosa”. La
società italiana e le sue autorità, rileva con gratitudine, hanno dimostrato “una
particolare sensibilità per la sorte di quelle minoranze cristiane, che, a motivo
della loro fede, subiscono violenze, vengono discriminate o sono costrette ad una
forzata emigrazione dalla loro patria”. Ed auspica dunque che possa “crescere ovunque
la consapevolezza di questa problematica” e siano “intensificati gli sforzi per vedere
realizzato, ovunque e per tutti, il pieno rispetto della libertà religiosa”.
Nel
suo discorso, il Papa non manca di assicurare le sue preghiere per la gente d’Italia
che, annota, mostra affetto ed entusiasmo nei suoi confronti a Roma come durante le
sue visite pastorali nel Paese. Benedetto XVI auspica per il popolo italiano di conservare
il “tesoro prezioso della fede cristiana” e di ricevere da Dio “i doni della concordia
e della prosperità”. Dal canto suo, l’ambasciatore Greco ha sottolineato il comune
impegno dell’Italia e della Santa Sede su molti fronti, dall’abolizione della pena
di morte, alla pace, allo sviluppo sostenibile. Infine, ha assicurato l’impegno del
governo italiano in favore delle minoranze cristiane perseguitate.