Mons. Crociata: "il cattolicesimo anima dell'Italia unitaria"
“A partire dal convulso e a tratti drammatico conseguimento dell’unificazione, si
avvia un lento processo di rielaborazione della presenza del cattolicesimo in Italia
che assumerà una forma differenziata rispondente alle nuove circostanze storiche;
in un certo senso esso crescerà come un organismo che si struttura in una dimensione
innanzitutto sociale, e poi anche politica e istituzionale”. Lo ha detto ieri a Bologna
il segretario generale della Conferenza episcopale italiana mons. Mariano Crociata
nella prolusione, dedicata al rapporto tra cattolicesimo e unità d’Italia, che ha
aperto il nuovo anno accademico della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna. “In quel
periodo” ha ricordato “nasce un movimento: lo spinge e lo motiva non l’esclusiva difesa
degli interessi cattolici o del Papa, ma una visione del bene generale, del bene comune
del Paese. Si sviluppa, così, un tessuto sociale, fatto di persone, di iniziative,
di associazioni, di istituzioni, che accompagna la crescita dell’Italia, trasversalmente
alle classi, dispiegandosi in una serie di opere che incidono efficacemente su tutta
la società italiana”. La formazione dello stato unitario, secondo mons. Crociata “ha
avuto un aspetto di contrapposizione alla istituzione ecclesiale, tuttavia si sposa
con una unitarietà spirituale nazionale che attendeva di trovare comunque espressione
in corrispondenti istituzioni civili. Di fatto, col tempo, tale intenzione profonda
ha capovolto l’immagine distorta di una Chiesa contraria all’unità d’Italia, per far
emergere le ragioni contingenti di una contrapposizione non all’unità ma al senso
e alla presenza della Chiesa nel Paese, e per vedere crescere e quasi esplodere un
protagonismo dei cattolici nella vita italiana, spesso in maniera decisiva, comunque
rilevante in tutti i passaggi significativi della sua storia unitaria”. Cattolicesimo
e Chiesa, ha concluso il segretario generale della Cei “possono dunque recare un contributo
essenziale al cammino del Paese ancora a 150 anni dalla sua unificazione politica,
mentre tale contributo non appare oggi solo attuale, ma per certi versi addirittura
ancor più urgente che in certi momenti del passato recente”. (Da Bologna, Stefano
Andrini)