Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2011: "Libertà religiosa, via
per la pace”
E’ stato pubblicato oggi il Messaggio di Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale
della pace che sarà celebrata il primo gennaio 2011 sul tema “Libertà religiosa, via
per la pace”. Ecco una sintesi a cura di Sergio Centofanti.
1. Il Papa,
all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’ anno è stato segnato “dalla persecuzione,
dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”.
Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana
dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare. Il Papa
manifesta ai cristiani iracheni e del Medio Oriente la sua vicinanza e quella di tutta
la Chiesa e li esorta “ad offrire una coraggiosa testimonianza di fede in quelle terre”,
invitando tutti i cattolici alla solidarietà. E’ “doloroso – afferma nel Messaggio
- constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere
liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale.
In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione
verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso
che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede …Tutto ciò
non può essere accettato”. Negare o limitare la libertà religiosa “significa coltivare
una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione
significa generare una società ingiusta”.
2. “Il diritto alla libertà
religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente
non deve essere ignorata o trascurata”. “La dignità trascendente della persona ...
va riconosciuta come un bene universale” e il suo rispetto “è una condizione della
legittimità morale di ogni norma sociale e giuridica”.
3. “La libertà
religiosa è all’origine della libertà morale”. “Una libertà nemica o indifferente
verso Dio finisce col negare se stessa e non garantisce il pieno rispetto dell’altro.
Una volontà che si crede radicalmente incapace di ricercare la verità e il bene non
ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti dai suoi interessi
momentanei e contingenti”. “L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave
per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione
della dignità degli esseri umani”. Per Benedetto XVI “è inconcepibile” che i credenti
“debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi;
non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”.
4. Il Papa sottolinea l’importanza dell’educazione religiosa nella
costruzione della pace. I genitori devono essere “sempre liberi di trasmettere senza
costrizioni e con responsabilità il proprio patrimonio di fede, di valori e di cultura
ai figli”.
5. “Tra i diritti e le libertà fondamentali … la libertà
religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta,
la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà
religiosa è negata … si minacciano la giustizia e la pace”. Ogni persona deve avere
il diritto di professare la propria religione “individualmente o comunitariamente
… sia in pubblico che in privato”, e non deve incontrare ostacoli se vuole “aderire
ad un’altra religione o non professarne alcuna”. “La libertà religiosa non è patrimonio
esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento
imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare
il rispetto di tutti gli altri diritti umani”.
6. “La libertà religiosa
non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità
e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura
pubblica della religione”. “E’ innegabile il contributo che le comunità religiose
apportano alla società. Sono numerose le istituzioni caritative e culturali che attestano
il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale. Più importante ancora è il
contributo etico della religione nell’ambito politico. Esso non dovrebbe essere marginalizzato
o vietato, ma compreso come valido apporto alla promozione del bene comune”. Tutto
ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono
la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”.
7.
Il Papa condanna “la strumentalizzazione della libertà religiosa” compiuta talora
“per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine costituito,
l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo”, nonché
il fanatismo, il fondamentalismo. “La professione di una religione non può essere
strumentalizzata, né imposta con la forza” perché “la verità non si impone con la
violenza” ma con “la forza della verità stessa”. Ricorda quindi “il contributo delle
grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà” e in particolare il ruolo
del cristianesimo che ha “fortemente contribuito … alla conquista di istituzioni democratiche
e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”. Anche oggi
i cristiani sono chiamati ad offrire il loro “contributo prezioso” alla giustizia
e allo sviluppo umano integrale.
8. “La stessa determinazione con la
quale sono condannate tutte le forme di fanatismo e di fondamentalismo religioso,
deve animare anche l’opposizione a tutte le forme di ostilità contro la religione,
che limitano il ruolo pubblico dei credenti nella vita civile e politica. Non si
può dimenticare che il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari
ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe,
infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento
giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera
il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste
nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la
società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere
pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà
di coscienza, di pensiero e di religione”.
9. “Il patrimonio di principi
e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel
rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica
della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano
dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”.
10. “Nel mondo
globalizzato, caratterizzato da società sempre più multi-etniche e multi-confessionali,
le grandi religioni possono costituire un importante fattore di unità e di pace”.
I leader delle grandi religioni “sono i primi ad essere chiamati al rispetto reciproco
e al dialogo”.
11. “Per la Chiesa il dialogo tra i seguaci di diverse
religioni costituisce uno strumento importante per collaborare con tutte le comunità
religiose al bene comune. La Chiesa stessa nulla rigetta di quanto è vero e santo
nelle varie religioni”. “Quella indicata non è la strada del relativismo, o del sincretismo
religioso”. La Chiesa, infatti, è tenuta ad annunciare, il Cristo che è «via, verità
e vita» ma promuovendo “il dialogo e la ricerca comune della verità in diversi ambiti
vitali” poiché “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”.
Benedetto XVI ricorda che l’anno prossimo ricorrerà il 25° anniversario della Giornata
mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo
II. “In quell’occasione i leader delle grandi religioni del mondo hanno testimoniato
come la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”.
12. “La politica e la diplomazia dovrebbero guardare al patrimonio
morale e spirituale offerto dalle grandi religioni del mondo per riconoscere e affermare
verità, principi e valori universali che non possono essere negati senza negare con
essi la dignità della persona umana”.
13. Benedetto XVI rileva che
oggi le violenze antireligiose colpiscono in particolare le minoranze, soprattutto
in Asia e in Africa. Ma vi sono “forme più sofisticate di ostilità contro la religione,
che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei
simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza
dei cittadini. Esse fomentano spesso l’odio e il pregiudizio e non sono coerenti con
una visione serena ed equilibrata del pluralismo e della laicità delle istituzioni,
senza contare che le nuove generazioni rischiano di non entrare in contatto con il
prezioso patrimonio spirituale dei loro Paesi. La difesa della religione passa attraverso
la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare le
minoranze che “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza,
ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento
culturale”.
14. Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle
nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che
“soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare
in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso
tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono.
“La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore sia sempre accompagnato
dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI
esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino
l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare
la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa,
piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali
per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”.
15.
“Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e
condivisi … per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico”. “La pace è
un dono di Dio”, “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio
militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che
ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace
altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono
sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica
arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere
migliore il mondo”.