Il Papa agli ambasciatori di Nepal, Zambia, Mali, Seychelles e Andorra: gli Stati
riscoprano il valore della fraternità
Una “lezione” su un principio fondamentale e sovente bistrattato dalla politica e
dalla diplomazia, la fraternità umana, a favore di altri valori universalmente più
gettonati. E’ quella che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina ai cinque nuovi ambasciatori
presso la Santa Sede di Nepal, Zambia, Andorra, Seychelles e Mali, ricevuti in udienza
per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La mobilitazione
mondiale pro-Haiti, lunga un intero anno, in fondo l’ha dimostrato più di tante parole:
non esiste vera comunità internazionale senza il mutuo sostegno fra le nazioni. Eppure,
ha osservato non senza un certo disappunto Benedetto XVI, il peso della fraternità
umana nei rapporti tra gli Stati è poco riconosciuto a parole e quasi per nulla praticato.
Questo perché, ha affermato, pur “bello”, questo ideale…
“…a trouvé
dans le développement… ...ha trovato nello sviluppo del pensiero
filosofico e politico una minore risonanza rispetto ad altri ideali come libertà,
uguaglianza, progresso o unità. Si tratta di un principio che è rimasto in gran parte
lettera morta nelle società politiche moderne e contemporanee, soprattutto a causa
dell’influenza esercitata dalle ideologie individualiste o collettiviste”.
Per
vivere con dignità, ha ripetuto il Papa, “tutti gli esseri umani hanno bisogno di
rispetto”, e quindi che la giustizia e i diritti “siano espressamente riconosciuti”.
Tuttavia, ha soggiunto, “questo non è sufficiente a condurre una vita pienamente umana:
infatti, la persona ha bisogno anche della fraternità” E anche se, ha stigmatizzato
il Pontefice, la globalizzazione porta oggi gli uomini gli uni dagli altri, non per
questo “li rende fratelli”. Riconoscersi fratelli infatti non è un processo razionale:
“La
raison humaine est à meme… La ragione umana è in grado di riconoscere
l'uguaglianza di tutti gli uomini e la necessità di limitare eccessive disparità tra
loro, ma non è in grado di stabilire la fraternità. Questo è un dono soprannaturale”.
Fraternità,
gratuità, rispetto, ha insistito Benedetto XVI, sono chiamati a manifestarsi “in tutti
i settori dell’attività umana, compresa l'attività economica”. Gli affari esprimono
“l’essere-in-relazione” degli uomini fra loro e questa espressione “è uno dei principali
settori di cooperazione tra i popoli”. In questo complesso scenario, ha asserito il
Papa, si muove la Chiesa con il suo messaggio improntato alla logica del dono, che
cioè considera tutto ciò che è dell’uomo come un atto d’amore di Dio:
“C'est
pourquoi elle s'interdit d'agir... Pertanto, (alla Chiesa - ndr)
non è permesso agire come una lobby, attenta ai suoi soli interessi, ma essa lavora,
sotto lo sguardo di Colui che è il Creatore di tutti gli uomini, per onorare la dignità
di ciascuno. Essa si sforza, dunque, di porre l’amore e la pace alla base dei molteplici
legami umani che collegano le persone tra loro, come Dio ha voluto nella sua saggezza
creativa”.
Nel suo discorso all’ambasciatore del Nepal,
Suresh Prasad Pradhan, il Papa ha auspicato che il nuovo corso politico nel Paese
possa contribuire a dare stabilità, prosperità e armonia al futuro dei nepalesi. Ed
ha incoraggiato il Nepal a proseguire nell’affermazione degli ideali democratici e
nella promozione dei diritti e delle libertà fondamentali. Il Pontefice si è dunque
soffermato sul contributo che la minoranza cattolica offre al bene comune della società
nepalese, in particolare attraverso l’educazione e le attività caritative. Il Papa
ha espresso l’auspicio che il governo continui a sostenere la presenza della Chiesa
nel campo della salute e dell’istruzione. Benedetto XVI ha concluso il suo discorso
con la speranza che lo spirito di tolleranza prevalga e si rafforzi il dialogo e la
cooperazione tra i cattolici nepalesi e i concittadini di altre religioni.
Del
bisogno di giustizia e di solidarietà, specie nei riguardi dei più svantaggiati, Benedetto
XVI ha parlato nel discorso al neo diplomatico della Zambia presso
la Santa Sede, Royson Mabuku Mukwena. In particolare, il Pontefice ha difeso ancora
il diritto fondamentale e inviolabile alla vita, che la Chiesa – ha detto – “continua
a difendere senza eccezioni”, dal concepimento alla morte naturale. Uno sguardo è
stato dato dal Papa anche alla situazione economica della Zambia: la Santa Sede, ha
asserito, incoraggia gli sforzi profusi nel settore dell’agricoltura e auspica che
la crescita economica si coniughi con il miglioramento delle condizioni di vita della
popolazione, specialmente per quanto riguarda la sanità, le infrastrutture e le opportunità
educative. Da parte sua la Chiesa, ha assicurato, continuerà a contribuire attivamente
alla lotta alla malaria e all’aids nel campo dell’educazione alla prevenzione e dello
sviluppo del concetto di igiene e cura di sé, promuovendo al tempo stesso la responsabilità
morale e la fedeltà matrimoniale come strumento per arrestare la diffusione del virus
hiv.
Con l’ambasciatore del Principato di Andorra,
Miquel Ángel Canturri Montanya, Benedetto XVI si è soffermato, fra l’altro, sull’aspetto
della recente evoluzione demografica registrata dal piccolo Stato, stretto tra Francia
e Spagna e con un’astensione territoriale di nemmeno 500 km². Molti giovani originari
del Principato tornano alle origini e questo, ha notato il Papa, comporta “una
necessaria consapevolezza e responsabilità da parte delle istituzioni”, giacché “l’armonia
sociale, che potrebbe esserne squilibrata, è legata non solo ad un quadro legislativo
giusto ed equo, ma anche alla qualità morale di ciascun cittadino”. Questa considerazione,
ha spinto Benedetto XVI a ribadire il concetto di bene comune come valore per il quale
è doveroso spendersi con “determinazione ferma e perseverante”. I principi etici,
ha aggiunto, permettono di consolidare la democrazia e agli abitanti di Andorra di
vivere “i millenari valori positivi valori, impregnati di cristianesimo, e di coltivare
e di preservare la loro identità”.
Un Paese dove molto si è ottenuto
in termini di pace, prosperità economica e stabilità politica e sociale è la Repubblica
delle Seychelles. Tali obiettivi – ha riconosciuto il Papa al
cospetto del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede dello Stato asiatico, Vivienne
Fock Tave – si sono potuti raggiungere solo grazie al contributo di tutti nella sfera
politica e sociale, nei settori pubblico e privato. Lo sviluppo, ha obiettato Benedetto
XVI, non deve però essere solo materiale, ma anche spirituale e deve fondarsi sulla
solidarietà umana che ha, ha detto, le sue radici nell’istituzione familiare.
Infine,
con il diplomatico Boubacar Sidiki Touré, neo rappresentante del Mali
in Vaticano, Benedetto XVI ha ricordato il 50.mo anniversario dell’indipendenza celebrato
nel 2010. In campo sociale e democratico molto resta ancora da fare, ha sottolineato
il Pontefice. I principali obiettivi, ha indicato, sono certamente la pace civile
e il diritto d’accesso al cibo, ma anche la lotta contro ogni genere di discriminazione,
sia etnica che religiosa, e di individualismo crescente. La speranza, ha affermato
Benedetto XVI, risiede nelle nuove generazioni, quindi si deve investire nella loro
formazione: un settore nel quale la Chiesa, ha concluso, offre da tempo un eccellente
contributo. (Con la collaborazione di Alessandro Gisotti e Roberta Barbi)