Colombia: la diocesi di Tumaco denuncia abbandono e violenza
Omicidi, attentati dinamitardi, incursioni di gruppi armati, spostamenti forzati di
civili, minacce di morte, fiumi controllati da ‘signori della guerra’ che impongono
la loro legge, fumigazioni aeree delle coltivazioni illegali che distruggono anche
le sole forme di sussistenza per la popolazione, sfruttamento indiscriminato delle
risorse minerarie che minacciano di colpire direttamente le comunità locali. E’ un
quadro drammatico e dimenticato dai grandi mezzi di informazione quello ritratto dalla
diocesi di Tumaco, secondo porto della Colombia, situato sulle coste dell’Oceano Pacifico
all’estremo sud-ovest del paese, nel dipartimento di Nariño. La diocesi - riferisce
l'agenzia Misna - conta 250.000 abitanti, prevalentemente afro-colombiani. “Famiglie
intere sono strappate dalle loro terre con le radici e tutto il resto, perché non
vedono futuro, - si legge in una nota della diocesi - perché vengono minacciate e
subiscono estorsioni, perché le si priva anche del ‘pan-coger’ (coltivazioni di sussistenza)
per le fumigazioni aeree, sono segnalati e assassinati, i loro figli reclutati per
la guerra; non c’è né lavoro né pace. Molte comunità si disintegrano”. Solo nel 2010
la diocesi ha documentato 203 omicidi a Tumaco, attacchi con bombe a Barbacoas, Roberto
Payán, El Charco e Llorente, principalmente con vittime civili, reclutamenti forzati
di giovani, 14 spostamenti di massa di civili. “73 persone sono venute nelle nostre
parrocchie per riferire di essere state costrette ad andarsene dietro minaccia da
Tumaco, tra queste diversi docenti, sindacalisti e dirigenti comunitari. Ma sono moltissime
quelle che fuggono senza dire nulla a nessuno, imprigionate dalla paura e dalla minacce
di morte. La presenza della forza pubblica è stata aumentata nell’anno da 6000 a 14.000
effettivi, “tuttavia, non c’è quasi un solo fiume o comunità che non abbia un ‘padrone’
armato illegale che vigila, controlla e impone la propria legge” denuncia la diocesi,
aggiungendo che negli ultimi mesi, la zona rurale di Tumaco è stata fumigata con agenti
chimici dannosi per la salute umana “e tutto l’ecosistema. Eppure, nonostante il conflitto
sociale e armato si protragga nella regione da oltre un decennio, “sorprende quante
donne e uomini, giovani, bambini e bambine afro, indigene e meticcie resistano alla
cultura della morte e del disprezzo della dignità umana, sopravvivano lungo i fiumi,
comincino daccapo, lottino per portare avanti le loro famiglie, cerchino alternative
per costruire la vita e la gioia…qui “si rivela la forza di una popolazione con un’esperienza
centenaria di sopravvivenza”. La richiesta allo Stato è quella di “assumere le sue
funzioni di garantire i nostri diritti umani” di cui, a 62 anni dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani, “attendiamo ancora l’applicazione”. (R.P.)