2010-12-16 14:30:36

Colombia: la diocesi di Tumaco denuncia abbandono e violenza


Omicidi, attentati dinamitardi, incursioni di gruppi armati, spostamenti forzati di civili, minacce di morte, fiumi controllati da ‘signori della guerra’ che impongono la loro legge, fumigazioni aeree delle coltivazioni illegali che distruggono anche le sole forme di sussistenza per la popolazione, sfruttamento indiscriminato delle risorse minerarie che minacciano di colpire direttamente le comunità locali. E’ un quadro drammatico e dimenticato dai grandi mezzi di informazione quello ritratto dalla diocesi di Tumaco, secondo porto della Colombia, situato sulle coste dell’Oceano Pacifico all’estremo sud-ovest del paese, nel dipartimento di Nariño. La diocesi - riferisce l'agenzia Misna - conta 250.000 abitanti, prevalentemente afro-colombiani. “Famiglie intere sono strappate dalle loro terre con le radici e tutto il resto, perché non vedono futuro, - si legge in una nota della diocesi - perché vengono minacciate e subiscono estorsioni, perché le si priva anche del ‘pan-coger’ (coltivazioni di sussistenza) per le fumigazioni aeree, sono segnalati e assassinati, i loro figli reclutati per la guerra; non c’è né lavoro né pace. Molte comunità si disintegrano”. Solo nel 2010 la diocesi ha documentato 203 omicidi a Tumaco, attacchi con bombe a Barbacoas, Roberto Payán, El Charco e Llorente, principalmente con vittime civili, reclutamenti forzati di giovani, 14 spostamenti di massa di civili. “73 persone sono venute nelle nostre parrocchie per riferire di essere state costrette ad andarsene dietro minaccia da Tumaco, tra queste diversi docenti, sindacalisti e dirigenti comunitari. Ma sono moltissime quelle che fuggono senza dire nulla a nessuno, imprigionate dalla paura e dalla minacce di morte. La presenza della forza pubblica è stata aumentata nell’anno da 6000 a 14.000 effettivi, “tuttavia, non c’è quasi un solo fiume o comunità che non abbia un ‘padrone’ armato illegale che vigila, controlla e impone la propria legge” denuncia la diocesi, aggiungendo che negli ultimi mesi, la zona rurale di Tumaco è stata fumigata con agenti chimici dannosi per la salute umana “e tutto l’ecosistema. Eppure, nonostante il conflitto sociale e armato si protragga nella regione da oltre un decennio, “sorprende quante donne e uomini, giovani, bambini e bambine afro, indigene e meticcie resistano alla cultura della morte e del disprezzo della dignità umana, sopravvivano lungo i fiumi, comincino daccapo, lottino per portare avanti le loro famiglie, cerchino alternative per costruire la vita e la gioia…qui “si rivela la forza di una popolazione con un’esperienza centenaria di sopravvivenza”. La richiesta allo Stato è quella di “assumere le sue funzioni di garantire i nostri diritti umani” di cui, a 62 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “attendiamo ancora l’applicazione”. (R.P.)







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