2010-12-15 15:00:53

Fino al 29 gennaio mostra su Melozzo da Forlì nella città romagnola


Melozzo da Forlì, “L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello”. E’ questo il titolo della mostra che dal 29 gennaio vedrà esposti ai Musei San Domenico di Forlì le più importanti opere dell’artista quattrocentesco insieme a capolavori di Mantegna, Raffaello e Piero della Francesca. L’evento, promosso dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con i Musei Vaticani, è stato presentato ieri a Roma. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

Ben più di una semplice figura di transizione, Melozzo da Forlì sarà protagonista di una mostra a lui dedicata che riconoscerà finalmente il suo ruolo centrale nell’arte del ’400 italiano. Attivo nell’Urbino dei Montefeltro, nominato “Pictor papalis” da Sisto IV della Rovere nel 1475, celebrato dal Vasari per la sua maestria nell’arte dello scorcio - la rappresentazione prospettica dal basso verso l’alto - Melozzo da Forlì è uno dei massimi cantori dell’umana bellezza che si fa arte, come ci spiega il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e curatore della mostra:

“In un certo momento della storia, fra il 1450 e il 1520, negli anni che vanno dal Beato Angelico a Piero della Francesca fino a Raffaello, succede in Italia che l’idea astratta, spirituale, filosofica, della bellezza diventa umana: cioè assume la faccia, la pelle, gli occhi, i colori delle donne e degli uomini. Questo è un miracolo, in un certo senso. Abbiamo le Madonne di Raffaello, gli Angeli di Melozzo, la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca. Tutte queste cose saranno nella mostra a spiegare come si sia concretamente realizzato in una certa parte del mondo - quella che sta tra Firenze e Roma - questo miracolo di cui Melozzo è un alfiere, un anticipatore, un protagonista”.

La mostra sarà la più completa mai dedicata al pittore romagnolo. Alle sue opere saranno inoltre affiancate quelle dei maestri che con lui hanno lavorato, come Piero della Francesca, o che da lui hanno preso ispirazione, come Raffaello. Decisivo nell’allestimento è stato il contributo dei Musei Vaticani che presteranno per l’occasione le opere di Melozzo della pinacoteca vaticana. Capolavori che lasciano per la prima volta i Musei, come i celebri angeli musicanti della tribuna della Chiesa dei Santi apostoli a Roma e soprattutto l’affresco in cui Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca Vaticana. Un’opera fondamentale per capire il legame tra Chiesa e cultura su cui si sofferma il direttore Paolucci:

“1475. Il Papa di allora, Sisto IV della Rovere - quello che dopo pochissimi anni comincerà a far lavorare il Ghirlandaio, Botticelli, Perugino, nella cappella Sistina - affida la responsabilità di direzione della Biblioteca Apostolica a Bartolomeo Platina, grande umanista, grande filologo, grande letterato: prende forma istituzionale la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’archetipo di tutte le biblioteche. In questo cruciale momento storico Melozzo è un protagonista”.(bf)







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