Fino al 29 gennaio mostra su Melozzo da Forlì nella città romagnola
Melozzo da Forlì, “L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello”. E’ questo
il titolo della mostra che dal 29 gennaio vedrà esposti ai Musei San Domenico di Forlì
le più importanti opere dell’artista quattrocentesco insieme a capolavori di Mantegna,
Raffaello e Piero della Francesca. L’evento, promosso dalla Fondazione Cassa dei Risparmi
di Forlì in collaborazione con i Musei Vaticani, è stato presentato ieri a Roma. Il
servizio di Michele Raviart:
Ben più di
una semplice figura di transizione, Melozzo da Forlì sarà protagonista di una mostra
a lui dedicata che riconoscerà finalmente il suo ruolo centrale nell’arte del ’400
italiano. Attivo nell’Urbino dei Montefeltro, nominato “Pictor papalis” da Sisto IV
della Rovere nel 1475, celebrato dal Vasari per la sua maestria nell’arte dello scorcio
- la rappresentazione prospettica dal basso verso l’alto - Melozzo da Forlì è uno
dei massimi cantori dell’umana bellezza che si fa arte, come ci spiega il prof.
Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e curatore della mostra:
“In
un certo momento della storia, fra il 1450 e il 1520, negli anni che vanno dal Beato
Angelico a Piero della Francesca fino a Raffaello, succede in Italia che l’idea astratta,
spirituale, filosofica, della bellezza diventa umana: cioè assume la faccia, la pelle,
gli occhi, i colori delle donne e degli uomini. Questo è un miracolo, in un certo
senso. Abbiamo le Madonne di Raffaello, gli Angeli di Melozzo, la Madonna di Senigallia
di Piero della Francesca. Tutte queste cose saranno nella mostra a spiegare come si
sia concretamente realizzato in una certa parte del mondo - quella che sta tra Firenze
e Roma - questo miracolo di cui Melozzo è un alfiere, un anticipatore, un protagonista”.
La
mostra sarà la più completa mai dedicata al pittore romagnolo. Alle sue opere saranno
inoltre affiancate quelle dei maestri che con lui hanno lavorato, come Piero della
Francesca, o che da lui hanno preso ispirazione, come Raffaello. Decisivo nell’allestimento
è stato il contributo dei Musei Vaticani che presteranno per l’occasione le opere
di Melozzo della pinacoteca vaticana. Capolavori che lasciano per la prima volta i
Musei, come i celebri angeli musicanti della tribuna della Chiesa dei Santi apostoli
a Roma e soprattutto l’affresco in cui Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca
Vaticana. Un’opera fondamentale per capire il legame tra Chiesa e cultura su cui si
sofferma il direttore Paolucci:
“1475. Il Papa di allora, Sisto IV della
Rovere - quello che dopo pochissimi anni comincerà a far lavorare il Ghirlandaio,
Botticelli, Perugino, nella cappella Sistina - affida la responsabilità di direzione
della Biblioteca Apostolica a Bartolomeo Platina, grande umanista, grande filologo,
grande letterato: prende forma istituzionale la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’archetipo
di tutte le biblioteche. In questo cruciale momento storico Melozzo è un protagonista”.(bf)