E' malformato il feto di Kiran, la bambina cattolica pakistana stuprata e incinta
Soffre di una grave forma di idrocefalia; non presenta gli arti superiori né quelli
inferiori; è destinato alla morte certa per aborto spontaneo o, se dovesse venire
alla luce, nei primi istanti di vita. E’ questa la tragica diagnosi del feto che si
trova nel grembo di Kiran Nayyaz, la bambina cattolica 13enne, rimasta incinta dopo
le violenze sessuali subite nell’aprile scorso. La vicenda è stata denunciata dalla
Chiesa di Faisalabad all’agenzia Fides, nell’ottobre scorso. Kiran Nayyaz, che lavorava
come domestica nella casa di un ricco latifondista musulmano, è rimasta incinta dopo
le ripetute violenze subite da Muhammad Javed, giovane musulmano, impiegato come autista
nella stessa famiglia. L’episodio è avvenuto nel villaggio di Chak Jhumra, a 35 km
da Faisalabad, nell’aprile 2010, ma solo il 2 ottobre è stata presentata formale denuncia
alle autorità contro lo stupratore, grazie all’intervento della “Commissione Giustizia
e Pace” e alla “Commissione per le Donne” della diocesi di Faisalabad. Oggi Kiran
si trova sotto protezione della Chiesa locale e ha gia cambiato tre conventi di religiose
per motivi di sicurezza. La ragazza infatti, è nel mirino dei suoi stessi parenti,
nonchè del suo aguzzino. I parenti vorrebbero eliminarla perché il suo caso rappresenta
una macchia, un “disonore” per la famiglia stessa, secondo una logica che fa prevalere
la cultura e le tradizioni ancestrali sulla stessa fede cristiana. L’uomo che ha abusato
di lei, e bande di compari musulmani, vorrebbero ucciderla per cancellare ogni possibilità
di una condanna legale e, dunque, per avere la certa impunità. La Chiesa di Faisalabad
sta garantendo ogni forma di assistenza medica a psicologica alla giovane. Fonti di
Fides raccontano che Kiran è molto provata, a livello fisico e psicologico, nella
sua dolorosa condizione di “bambina già adulta”. Secondo alcuni medici, la sua stessa
vita potrebbe essere a rischio, vista la gravidanza difficile, giunta ormai al sesto
mese. La scelta è comunque quella di “mettersi nelle mani della Providenza e riconsegnare
a Dio la vita del bimbo che Kiran porta in grembo”. Non vi sarà, in ogni caso, una
interruzione volontaria della gravidanza. Se vi sarà un aborto spontaneo, lo si accetterà.
Se il feto verrà alla luce, nei primi attimi della sua vita nel mondo sarà battezzato.
“Siamo, sempre e comunque, in favore della vita, anche in questa tragica situazione”,
nota la fonte di Fides. Intanto associazioni per i diritti umani in Pakistan e anche
l’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia chiedono che il responsabile della
violenza, ancora in libertà, non resti impunito, che venga arrestato e perseguito
legalmente. (R.P.)