2010-12-14 14:44:10

Hong Kong: sulla riforma scolastica la diocesi ottiene il dibattito in tribunale


La riforma scolastica, voluta dal governo di Hong Kong, ha subito ieri una nuova battuta d’arresto dopo che la Corte d’Appello finale ha concesso alla diocesi cattolica la possibilità di avanzare un ricorso legale. Il governo del territorio è al centro di una campagna lanciata dalle comunità cristiane, cattolica, anglicana e metodista che si oppongono alla richiesta di cambiare i dirigenti delle scuole private. La diocesi di Hong Kong si era appellata proprio perché vedeva la nuova riforma scolastica contraria alla Basic Law, la costituzione del territorio voluta da Cina e Gran Bretagna. La normativa stabilisce che “per 50 anni non si cambi nulla”. Invece, a parere dei cattolici e di altre personalità cristiane anglicane e metodiste, la nuova riforma tende a cambiare di molto la situazione sociale, togliendo responsabilità ai gestori della scuola e limitando, o eliminando, la loro proposta educativa. La nuova riforma scolastica – ricorda l'agenzia AsiaNews - prevede che in ogni scuola sovvenzionata dal governo, vi sia un nuovo organismo, l’ “incorporate management committee (Imc)”, in cui vi sono rappresentanti eletti dei genitori e degli alunni oltre a figure nominate dal governo. Essi sono gli ultimi responsabili dell’organizzazione della scuola. Le Chiese cristiane temono che in questo modo la proposta educativa venga politicizzata e che il governo prima o poi venga a determinare i contenuti educativi. L’Ordinanza educativa del 2004 dava alle scuole il termine del primo luglio 2009 per creare le nuove commissioni, che hanno la responsabilità legale della gestione delle scuole. Il termine è stato prorogato fino al primo luglio 2012, dopo che soltanto il 20% delle scuole ha creato le commissioni nel termine di legge. L’azione legale della diocesi – che contesta la gestione delle commissioni – è stata rigettata nel 2006. Stessa sorte per l’appello, rifiutato nel febbraio del 2010. Ma ieri la Corte finale, l’ultimo grado di giudizio a Hong Kong, ha accettato di dibattere il caso che – secondo la Chiesa – è di “importanza grande, generale e pubblica”. (A.L.)







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