Pakistan: rischia di aggravarsi la crisi umanitaria
Ad oltre quattro mesi dalle alluvioni che hanno devastato un quinto del territorio
del Pakistan, la situazione umanitaria rischia di aggravarsi con l’arrivo dell’inverno.
Nella provincia di Sindh, una delle più colpite, la missione della Camillian Task
Force, l'Associazione internazionale di aiuto della Congregazione cattolica di San
Camillo, è attiva con progetti di ricostruzione e di distribuzione di tende e vestiti
alla popolazione. I medici, già alle prese con la malaria, denunciano il rischio della
diffusione del colera tra la popolazione. Sulla situazione Paolo Ondarza ha
intervistato il padre camilliano Aris Miranda, da poco rientrato dal Pakistan:
R. - A quattro
mesi dall’alluvione, sono tornato in tre città pachistane: Faisalabad, Multan e Hayderabat
e posso dire che la città di Hayderabat è ancora sotto un metro di acqua. Ci sono
ancora tante famiglie che vivono nelle tendopoli. Non sono ancora potute tornare nei
loro villaggi e rientrare nelle loro case.
D. Secondo lei, c’è ancora
attenzione da parte della Comunità internazionale oppure ha riscontrato che gli aiuti
sono diminuiti?
R. - Gli aiuti sono diminuiti! Sono rimaste ancora le
bandiere di alcune organizzazioni internazionali, ma il personale non c’è più. Ci
sono ancora alcune organizzazioni che operano sul territorio, ma la maggior parte
di queste è andata via. Una cosa che mi preoccupa molto è la situazione sanitaria
ed i rischi che ci sono per la salute: ho visto tanti bambini ed anche tante donne
malati di malaria.
D. - L’arrivo del freddo non favorisce un miglioramento
della situazione e sono in aumento i casi di infezioni respiratorie e di malnutrizione:
le maggiori e le principali cause di morte dei bambini…
R. - Sì, noi
come Camillian Task Force stiamo cercando di aiutare le famiglie da un punto di vista
pratico. Le aiutiamo a ricostruire le case. Abbiamo dato loro aiuto, soprattutto di
materiali per la costruzione del tetto. Abbiamo fornito loro anche alcune tende.
D.
- Tra la gente c’è ancora speranza?
R. – Sì. Ho notato che cresce, in
mezzo alla tragedia dell’alluvione la voglia di ricostruire le case attraverso gli
strumenti e i materiali dei quali si dispone. E’ per questo che sento in modo molto
forte il desidero di aiutare questa gente: in loro ho visto che non c’è soltanto l’attesa
di un aiuto, ma stanno già cominciando a rimboccarsi le maniche e ad andare avanti.
Da parte loro c’è un grande coraggio per andare avanti e una grande speranza.
D.
- C’è qualcosa che attraverso la vostra presenza lì può fare chi si trova, ad esempio,
in Italia?
R. - Io andrò il prossimo 27 dicembre e chi vuole aiutare,
attraverso la nostra presenza in Pakistan, lo può fare contattando la Camillian Task
Force (): c’è un grande bisogno di aiuto! (mg)