Elezioni in Kosovo: confermato Thaci. Gli osservatori Ue: passo democratico importante
Scontri sono scoppiati nella notte nel centro di Pristina fra sostenitori del Partito
democratico del Kosovo (Pdk), del premier uscente Hashim Thaci, e della Lega democratica
del Kosovo, (Ldk) del sindaco della capitale Isa Mustafa. La Tv ha mostrato le immagini
degli incidenti non lontano dal Grand Hotel, dove in serata erano stati annunciati
alla stampa i primi risultati del voto di ieri, che riconoscono la vittoria al premier
uscente Thaci. Gli osservatori europei parlano di importante passo avanti. Il servizio
di Fausta Speranza:
Hashim Thaci
è un ex comandante dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), la guerriglia indipendentista
che combatté alla fine degli anni '90 contro le forze serbe di Milosevic. Ricordiamo
che il Kosovo ha proclamato unilateralmente l'indipendenza il 17 febbraio 2008. E
fino ad oggi è stato riconosciuto da 72 dei 192 Stati membri delle Nazioni Unite.
Tra questi, 22 Paesi dell’Ue. Del voto di ieri per le prime legislative del dopo indipendenza,
la delegazione di osservatori del Parlamento europeo si è detta sostanzialmente soddisfatta,
affermando che un paio di episodi in cui si sono registrate “gravi irregolarità” non
possono mettere in discussione il risultato positivo dell'intero processo elettorale.
I sette europarlamentari che hanno monitorato il voto hanno sottolineato “l'importanza
del processo democratico in atto in Kosovo”, mettendo in evidenza in particolare
la crescente partecipazione al voto della comunità serba: “un segno dell'ulteriore
impegno rispetto alle istituzioni del Kosovo”. Mentre si attendono i risultati ufficiali,
l'Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, annuncia che
è previsto l'avvio del dialogo tra Kosovo e Serbia per l'inizio del 2011, probabilmente
in febbraio. Dell'importanza del voto di ieri abbiamo parlato con don Lush
Gjergji della diocesi di Prizren, che da poco ha una nuova sede a Pristina:
R.
- Il significato è certamente molto importante, perché sono le prime elezioni dopo
la proclamazione dell’indipendenza e dopo il riconoscimento da parte di una settantina
di Paesi. Quindi è stato un momento particolarmente sentito e particolarmente importante
per dimostrare l’autenticità dell’opzione e della scelta che è stata fatta e per esercitare
una vera democrazia basata sulla volontà e sul voto del popolo.
D. -
Don Gjergji, è stato confermato il premier uscente Thaci, nonostante le inchieste
di corruzione che hanno investito uomini del suo governo e nonostante l’alto tasso
di disoccupazione: come commentare questa scelta?
R. - Sicuramente si
trattava del partito che aveva le maggiori possibilità di organizzarsi, tanto più
che dopo il ritiro del Dlk, avvenuto circa un mese e mezzo fa, è rimasto solo al governo
ed ha avuto la possibilità - oltre all’esperienza di tre anni di governo - di capeggiare
il governo e di gestire a tutti i livelli l’apparato statale per organizzare al meglio
la propria campagna elettorale e quindi le elezioni stesse.
D. - Don
Gjergji, che dire della partecipazione al voto dei serbi che vivono nelle enclavi
serbe in Kosovo? In quelle del Sud l’affluenza è stata fino al 50%, al nord meno ma
c’è chi ha votato…
R. - In buona parte c’è stato un esito piuttosto
positivo. Sicuramente non è quello che si sperava, ma è quello che ci si aspettava.
Il processo della decentralizzazione e quindi la creazione di nuovi comuni in prevalenza
o in maggioranza serba e la partecipazione significativa anche al nord: sono tutti
segnali positivi ed anche la popolazione serba in Kosovo si sta rendendo conto che
stiamo cercando di costruire uno Stato che non è degli albanesi o per gli albanesi,
ma che vuole essere per tutti i cittadini. In questa chiave di lettura, allora può
essere un segnale positivo.
D. - Dunque, in qualche modo, oltre al territorio
si sta costruendo anche un tessuto sociale nuovo?
R. - Sicuramente.
La cosa più importante ora è ricordarsi quello che ha rappresentato un po’ il motto
del nostro defunto presidente Rugova, che diceva: “La politica non è matematica, non
è una questione di numeri, ma è una questione che riguarda la gente", il popolo e
quindi riguarda quei diritti sacrosanti per essere sì se stessi, ma permettendo anche
agli altri di esserlo, cercando di creare l’unità nella diversità.
D.
- Don Gjergji, lei è adesso nella nuova sede di Pristina…
R. - Sì, anche
se la diocesi è ancora ufficialmente amministrazione apostolica di Prizren, ma essendo
ormai Pristina la capitale e avendo tutte le strutture - dal Parlamento alla presidenza,
ai ministeri e alle ambasciate - anche la nostra chiesa si è spostata e ha creato
questo nuovo centro. Si sta costruendo anche la nuova cattedrale e il santuario dedicato
a Madre Teresa. Pensiamo quindi in un prossimo futuro di essere qui a Pristina, dopo
311 anni di assenza del vescovo e della sede vescovile.(mg)