2010-12-13 14:43:03

Algeria: quattro cristiani condannati per aver aperto un luogo di culto


Il giudice del tribunale correzionale di Larbaâ Nath Irathen, nei pressi di Tizi Ouzou, nella Cabilia, la regione di lingua e tradizione berbera dell'Algeria, ha pubblicato questa domenica la sentenza contro quattro cristiani del villaggio di Ath Atteli, fra cui il pastore della piccola comunità evangelica, Mahmoud Yahou, 43 anni. Il processo contro il quartetto, accusato di “apertura di un luogo di culto senza autorizzazione” da parte della Commissione nazionale per i culti non musulmani, era iniziato domenica 28 novembre. Come ha rivelato il quotidiano El Watan, tre degli imputati - Abdenour Raid, Nacer Mokrani e Idir Haoudj - sono stati condannati a una pena di due mesi di carcere con la condizionale. Il pastore Yahou, contro il quale era stata mossa inoltre l'accusa di “aver ospitato senza autorizzazione” un pastore francese giunto in Algeria per una conferenza, ha ricevuto una condanna di tre mesi di prigione con la condizionale e una multa di 10.000 dinari. La legge n 06-03, promulgata nel febbraio del 2006 rappresenta un vero e proprio giro di vite nei confronti dei culti non musulmani in un Paese che negli anni '90 era finito nel mirino dei fondamentalisti islamici. L'Ordinanza sottopone ad esempio tutti gli edifici utilizzati per il culto all'autorizzazione governativa e criminalizza l'incitamento alla conversione di persone di fede musulmana e i tentativi di “scuotere” la loro fede. Secondo il governo del Presidente Abdelaziz Bouteflika , ormai al suo terzo mandato, il decreto rispetta in pieno la Costituzione algerina, un'affermazione respinta però da vari osservatori. Anche se il Primo Ministro Ahmed Ouyahia ha dichiarato il 21 ottobre scorso davanti all'Assemblea Nazionale di Algeri che la libertà di culto sarà “sempre garantita” nel Paese, i processi contro membri della minoranza cristiana e contro quei musulmani che non rispettano il Ramadan sono ormai frequentissimi. L'obbligo o precetto del digiuno sacro durante il Ramadan sembra valere anche per i non musulmani. Per risolvere tale problematica del Governo, il Ministro degli Affari religiosi, Abdallah Ghoulamallah, ha organizzato il 10 e 11 febbraio scorsi nella capitale Algeri un incontro dal titolo “Libertà di culto, un diritto garantito dalla religione e dalla legge”, a cui hanno partecipato i capi delle Chiese cristiane d'Algeria, fra cui quella cattolica. L'arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb Moussa Bader ha precisato che il convegno ha permesso a “ciascuno di esprimersi in tutta libertà” . Il presule - originario dalla Giordania e giurista di formazione – ha ricordato anche il lato positivo della legge del 2006, perché essa riconosce infatti l'esistenza di religioni diverse dall'islam in Algeria. Allo stesso tempo, ha analizzato la norma da un punto di vista critico e ha fatto alcune osservazioni. “Non è forse tempo di rivedere questa legge o di annullarla?”, ha precisato. All’agenzia AsiaNews il noto islamologo padre Samir Khalil Samir, detto che quello che chiedono le Chiese d'Algeria – il Paese nordafricano in cui nacque e morì uno dei più grandi Padri e Dottori della Chiesa, Sant'Agostino di Ippona - è poco: essere lasciate tranquille. “Esse domandano – così ha scritto – di avere il diritto di annunciare il Vangelo a ogni persona che voglia accoglierlo, allo stesso modo in cui vi è il diritto di annunciare il Corano e l'islam a chiunque”. (C.P)







All the contents on this site are copyrighted ©.