Algeria: quattro cristiani condannati per aver aperto un luogo di culto
Il giudice del tribunale correzionale di Larbaâ Nath Irathen, nei pressi di Tizi Ouzou,
nella Cabilia, la regione di lingua e tradizione berbera dell'Algeria, ha pubblicato
questa domenica la sentenza contro quattro cristiani del villaggio di Ath Atteli,
fra cui il pastore della piccola comunità evangelica, Mahmoud Yahou, 43 anni. Il processo
contro il quartetto, accusato di “apertura di un luogo di culto senza autorizzazione”
da parte della Commissione nazionale per i culti non musulmani, era iniziato domenica
28 novembre. Come ha rivelato il quotidiano El Watan, tre degli imputati - Abdenour
Raid, Nacer Mokrani e Idir Haoudj - sono stati condannati a una pena di due mesi di
carcere con la condizionale. Il pastore Yahou, contro il quale era stata mossa inoltre
l'accusa di “aver ospitato senza autorizzazione” un pastore francese giunto in Algeria
per una conferenza, ha ricevuto una condanna di tre mesi di prigione con la condizionale
e una multa di 10.000 dinari. La legge n 06-03, promulgata nel febbraio del 2006
rappresenta un vero e proprio giro di vite nei confronti dei culti non musulmani in
un Paese che negli anni '90 era finito nel mirino dei fondamentalisti islamici. L'Ordinanza
sottopone ad esempio tutti gli edifici utilizzati per il culto all'autorizzazione
governativa e criminalizza l'incitamento alla conversione di persone di fede musulmana
e i tentativi di “scuotere” la loro fede. Secondo il governo del Presidente Abdelaziz
Bouteflika , ormai al suo terzo mandato, il decreto rispetta in pieno la Costituzione
algerina, un'affermazione respinta però da vari osservatori. Anche se il Primo Ministro
Ahmed Ouyahia ha dichiarato il 21 ottobre scorso davanti all'Assemblea Nazionale di
Algeri che la libertà di culto sarà “sempre garantita” nel Paese, i processi contro
membri della minoranza cristiana e contro quei musulmani che non rispettano il Ramadan
sono ormai frequentissimi. L'obbligo o precetto del digiuno sacro durante il Ramadan
sembra valere anche per i non musulmani. Per risolvere tale problematica del Governo,
il Ministro degli Affari religiosi, Abdallah Ghoulamallah, ha organizzato il 10 e
11 febbraio scorsi nella capitale Algeri un incontro dal titolo “Libertà di culto,
un diritto garantito dalla religione e dalla legge”, a cui hanno partecipato i capi
delle Chiese cristiane d'Algeria, fra cui quella cattolica. L'arcivescovo di Algeri,
mons. Ghaleb Moussa Bader ha precisato che il convegno ha permesso a “ciascuno di
esprimersi in tutta libertà” . Il presule - originario dalla Giordania e giurista
di formazione – ha ricordato anche il lato positivo della legge del 2006, perché essa
riconosce infatti l'esistenza di religioni diverse dall'islam in Algeria. Allo stesso
tempo, ha analizzato la norma da un punto di vista critico e ha fatto alcune osservazioni.
“Non è forse tempo di rivedere questa legge o di annullarla?”, ha precisato. All’agenzia
AsiaNews il noto islamologo padre Samir Khalil Samir, detto che quello che chiedono
le Chiese d'Algeria – il Paese nordafricano in cui nacque e morì uno dei più grandi
Padri e Dottori della Chiesa, Sant'Agostino di Ippona - è poco: essere lasciate tranquille.
“Esse domandano – così ha scritto – di avere il diritto di annunciare il Vangelo a
ogni persona che voglia accoglierlo, allo stesso modo in cui vi è il diritto di annunciare
il Corano e l'islam a chiunque”. (C.P)