Per la prima volta dall'indipendenza, Kosovo al voto per il rinnovo del parlamento
Importante tornata elettorale in Kosovo, dove oggi si vota per il rinnovo del parlamento:
si tratta delle prime legislative dopo la proclamazione di indipendenza del 17 febbraio
2008. Nella notte non sono mancati scontri e proteste: estremisti serbi nel nord hanno
attaccato la sede di una Ong danese, mentre a Prizren (Pristina) alcune auto sono
state date alle fiamme. 120 i seggi in palio, 29 i partiti in lizza: secondo i sondaggi
sarebbe in vantaggio il Partito Democratico del Kosovo dell’ex premier Thaci, seguito
da La Lega Democratica. A tutt'oggi, sono 72 i Paesi, tra cui 22 dell'Ue, a riconoscere
il Kosovo indipendente, mentre per gli altri resta una provincia autonoma della Serbia.
Ma quali cambiamenti potrà portare questa tornata elettorale? Cecilia Seppia
lo ha chiesto a padre Lush Gjergji, vicario generale dell’amministrazione di
Prizren:
R. – Ci sono
alcuni cambiamenti sulla scena politica. Innanzitutto, si tratta delle prime elezioni
dopo l’indipendenza, e poi la leadership del secondo partito – Ldk – ha cambiato il
responsabile, che è ora il sindaco di Prizren. Ancora, abbiamo due partiti che si
presentano per la prima volta. Comunque, la volontà di riprendere il processo democratico
esiste ovunque. Bisogna vedere ora quali coalizioni si possano realizzare.
D.
– Certo si tratta di un test di maturità politica per questo Paese balcanico, che
guarda all’Europa ma è sempre alle prese con una grave crisi economica e con un tasso
altissimo di corruzione …
R. – Sicuramente è un momento di transizione,
che poi è stato anche toccato dalla guerra che ha creato diverse difficoltà, tra cui
la disoccupazione. Quello che è importante per noi è la scelta, o l’opzione, fondamentale
secondo cui il Paese vuole ad ogni costo far parte della Comunità europea e della
Nato. Per questo, è necessario creare un’integrazione all’interno dei Paesi balcanici
come presupposto per una integrazione più ampia all’interno della Comunità europea.
D.
– Sul voto pesa l’appello al boicottaggio lanciato dalla popolazione serba nel Nord
del Paese, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo e si rifiuta anche di rispettare
le leggi del governo di Prizren, restando invece fedele a Belgrado …
R.
– Speriamo che pian piano anche i serbi si rendano conto che non ci sono più Paesi
e Stati nazionali – tantomeno nazionalistici – ma ci sono Paesi in cui i diritti fondamentali
dell’essere umano, dal punto di vista nazionale, religioso e sociale, siano rispettati.
D.
– Però, di fatto, le elezioni si tengono proprio sullo sfondo di un auspicato dialogo
tra Belgrado e Prizren, con la mediazione sia dell’Unione Europea sia dell’Onu …
R.
– L’unico argomento che in linea di principio viene rifiutato da tutti i partiti è
la questione dell’indipendenza. Per tutto il resto, si può e si deve dialogare, si
deve cercare una soluzione per il bene comune, perché il bene non è né serbo né albanese,
ma è il bene che riguarda i popoli che vivono in quest’area balcanica. (gf)