2010-12-11 15:35:00

Domani voto in Kosovo: le prime legislative dopo l’indipendenza dalla Serbia


Vigilia elettorale in Kosovo dove domani 1,6 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne per le prime legislative dopo l’indipendenza dalla Serbia proclamata unilateralmente nel febbraio 2008. Tra i 29 partiti in lizza, le maggiori chance di successo sembra averle il Partito Democratico del Kosovo (Pdk) seguito dalla Lega democratica. A tutt'oggi sono 72 i Paesi, tra cui 22 dell'Ue, a riconoscere il Kosovo indipendente, mentre per gli altri resta una provincia autonoma della Serbia. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Dopo la chiusura alla mezzanotte di una campagna elettorale durata solo dieci giorni, in Kosovo si osserva oggi una giornata di silenzio in vista del voto di domani per le prime elezioni legislative dalla proclamazione di indipendenza, anticipate di mesi per poter risolvere la crisi di governo, apertasi con le dimissioni del presidente Sejdiu. 29 i partiti in lizza, 120 i seggi in palio, dei quali 10 andranno alla minoranza serba e altri 10 alle altre minoranze. Le maggiori chance di successo sembra averle il Partito Democratico del Kosovo, il Pdk, che fa capo al premier uscente Thaci, al secondo posto la Lega Democratica, Ldk, del sindaco di Pristina, Mustafa, notevoli passi avanti ha fatto registrare il movimento Autodeterminazione guidato dal giovane Albin Kurti e forse riusciranno a superare lo sbarramento del 5 per cento anche l’Alleanza per il futuro (Aak) e l’Alleanza per il nuovo Kosovo (Akr). Sul voto che sarà monitorato da 200 osservatori internazionali pesa però l’appello al boicottaggio lanciato dalla popolazione serba del nord che si rifiuta di rispettare le leggi di Pristina, restando invece fedele a Belgrado. Sullo sfondo di un auspicato dialogo tra i due governi, l’Onu punta gli occhi sul piccolo Paese balcanico che se da un lato guarda all’Europa dall’altro resta alle prese con una grave crisi economica, con un tasso altissimo di corruzione e criminalità.

Francia e Germania discutono delle proposte in tema di economia
Ad una settimana dal vertice dei capi di Stato e di governo europei, Francia e Germania si confrontano sulle questioni economiche del momento. Ieri a Friburgo, il presidente Sarkozy e la cancelliera Merkel hanno fatto il punto sulle proposte che i 27 avranno in agenda, in primis le proposte per evitare eventuali nuove crisi sul tipo di Grecia e Portogallo. Il servizio di Laura Serassio:RealAudioMP3

Ad una settimana dal vertice dei capi di Stato e di governo europei, si rinsalda l'asse franco-tedesco. Così come ormai da copione prima dei summit europei, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno fatto il punto sulle proposte che i 27 si troveranno sul tavolo. In primis, quella di far confluire in un debito europeo parte dei debiti pubblici dei Paesi membri, sostenendolo tramite euro-bond. Un’idea lanciata dal presidente dell’euro-gruppo Jean Claude Juncker e dal ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, su cui Berlino e Parigi hanno decisamente frenato. Secondo i due leader la condivisione del rischio deresponsabilizzerebbe i Paesi che devono correggere i propri conti di bilancio. Per l’asse franco-tedesco, inoltre, una simile proposta mette il carro davanti ai buoi. Ci si potrà ragionare solo in un futuro dopo aver raggiunto maggior integrazione politica ed economica. L’incontro di Friburgo ha dato il via anche ad un maggior allineamento delle politiche fiscali dei due Paesi: l’Eliseo ha infatti espresso la necessità di adottare un sistema sulla falsa riga di quello tedesco, con nuove aliquote sui redditi più alti.

In Algeria almeno dieci miliziani di Al Qaeda uccisi dall’esercito
Almeno dieci miliziani di Al Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi) sono stati uccisi in Algeria durante la vasta operazione antiterrorismo lanciata dall'esercito tra le montagne della Cabilia, tra Boumerdes e Tizi Ouzou, 70 km ad est di Algeri. Lo riferisce la stampa algerina - che parla di diversi 'emiri' dell'organizzazione tra le vittime - mentre nessun bilancio è ancora stato diffuso da fonti ufficiali. Migliaia di militari, appoggiati da elicotteri e da forze speciali - hanno riferito all'Ansa fonti locali – stanno rastrellando da giovedì scorso le montagne di Sidi Ali Bounab, considerate il rifugio del braccio nordafricano di Al Qaeda nel nord dell'Algeria. Da due giorni i cellulari, utilizzati abitualmente dai gruppi armati per far esplodere a distanza gli ordigni, sono stati messi fuori uso nella regione. Gli elicotteri continuano a pattugliare e bombardare la zona ricoperta da fitte foreste. L'esercito sarebbe intervenuto in seguito alla notizia di una riunione di importanti emiri di Al Qaeda. Alcune fonti non escludono la presenza del leader dell'organizzazione Abdelmalek Deroukdal, alias Abou Mosaab Abdel Woudoud.

Quindici morti e diversi feriti in un attentato nel sud dell’Afghanistan
Quindici civili, fra i quali dei bambini, sono rimasti uccisi e altri quattro feriti ieri sera per l'esplosione di una bomba artigianale contro un camion nel sud dell'Afghanistan. Lo ha reso noto un portavoce del governo locale, che ha attribuito l'attentato ai talebani. Il veicolo si dirigeva dal villaggio di Khair Abad verso Khansheen, nella provincia di Helmand, quando è stato colpito da una bomba artigianale, ha detto il portavoce, Daud Ahmadi. "L'esplosione ha fatto 15 morti e 4 feriti", ha detto, precisando che fra le vittime ci sono dei bambini.

In Iran, quarto giornalista riformista arrestato in pochi giorni
Un quarto giornalista del maggiore quotidiano riformista iraniano, Sharq, è stato arrestato per ragioni che non sono state rese note, secondo quanto scrive il sito dell'opposizione "Kaleme". L'ultimo a finire in carcere è stato Amir-Hadi Anvari, redattore della pagina economica, dopo che nei giorni scorsi erano stati arrestati il caporedattore Ahmad Gholami, il capo della redazione politica, Keivan Mehregan, e la responsabile della redazione esteri, Farzaneh Rustai. "Kaleme" dà anche notizia della condanna a 16 mesi di carcere di Mashallah Shamsolvaezin, noto giornalista riformista e vice presidente dell'Associazione nazionale dei giornalisti, finito in carcere per due mesi all'inizio di quest'anno dopo le manifestazioni di protesta seguite alla rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad nel giugno del 2009. Shamsolvaezin è stato riconosciuto colpevole di “insulti al presidente e tentativi di indebolire il sistema” di governo della Repubblica islamica. Infine, il quotidiano "Tehran Times" dà oggi notizia dell'arresto di un ex deputato riformista, Mehdi Shakurirad, accusato di attività contro la “sicurezza nazionale”.

Clinton: Usa determinati per la pace in Medio Oriente
“Gli Stati Uniti non saranno uno spettatore passivo. Spingeremo sempre tutti le parti in conflitto a lavorare per la pace, senza ritardi e in buona fede”. Il segretario di Stato, Hillary Clinton, durante una conferenza alla Brookings Istitutions di Washington è tornata a spronare israeliani e palestinesi a impegnarsi di più per il processo di pace in Medio Oriente, esortando ad assumersi le loro responsabilità. “Non è un segreto - ha aggiunto – che ambedue le parti hanno davanti a sè molta strada da fare e non hanno ancora assunto le scelte dure che il raggiungimento della pace richiede”. “Possiamo dire senza ombra di dubbio - ha proseguito Hillary Clinton - che la fine del conflitto una volta per tutte e il raggiungimento di un accordo comprensivo in tutta la regione sono due imperativi per la salvaguardia del futuro d'Israele”. Clinton ha poi anche definito “inaccettabile e insostenibile” le condizioni che vivono i palestinesi dovuto all'occupazione dei loro territori. La Clinton si è incontrata sempre giovedi' a Washington col capo negoziatore palestinese Saeb Erekat e col premier palestinese Salam Fayyad. Ha in programma anche un incontro col ministro della Difesa israeliano Ehdud Barak. Il suo intervento è il primo, dopo che l'amministrazione Obama ha di fatto abbandonato i suoi sforzi per convincere Israele a bloccare nuovi insediamenti di coloni, un passo che i palestinesi ritengono essenziale per poter riprendere colloqui diretti.

Il vice segretario di Stato Usa in visita a Santiago del Cile
Il vice segretario di Stato Usa, Williams Burns, ha ribadito che Washington ritiene “prematura” la recente decisione dei governi di Brasile e Argentina di riconoscere la Palestina come stato indipendente con le frontiere fissate nel 1967. Lo ha sostenuto oggi al suo arrivo a Santiago del Cile, prima tappa di un viaggio in cui toccherà anche Buenos Aires e Brasilia. Burns ha anche sottolineato che “solo attraverso dei negoziati” tra le parti direttamente implicate nel processo di pace, “palestinesi ed israeliani potranno trovare una soluzione al tema dei due Stati”. Da rilevare che, dopo i passi in tal senso di Brasile e Argentina, anche l'Uruguay ha annunciato che si appresta a riconoscere il prossimo anno la Palestina.

Riprese le relazioni bilaterali di carattere militare tra Usa e Cina
Sono riprese le relazioni bilaterali di carattere militare tra Usa e Cina, decisamente raffreddate dopo la crisi tra le due Coree di qualche settimana fa. Lo annuncia il Pentagono, sottolineando che tra i due Paesi si è tornati a discutere di sicurezza marittima, dopo l'attacco della Corea del Nord a quella del Sud. Le stesse fonti americane parlano di un confronto “sincero, franco e produttivo” sulle questioni che hanno generato la tensione. Il disgelo tra queste due superpotenze è arrivato al termine di una serie di contatti ad altissimo livello. Michele Flournoy, il sottosegretario alla Difesa americano ha incontrato il generale cinese Ma Xiaotian, vice capo di stato maggiore dell'Esercito di Liberazione del Popolo, le forze armate cinesi. Lo stesso segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, si recherà in visita in Cina il mese prossimo. In quell'occasione, le due più grandi economie mondiali tenteranno di ridurre la distanza che ancora le separa su Taiwan, le esercitazioni militari e il modo di gestire la crisi tra le due Coree.

Bombe abbandonate a New Delhi
Circa un centinaio di bombe, provenienti dalla guerra del Golfo del 2004, sono state abbandonate in un deposito container alla periferia di New Delhi. Lo denuncia oggi il quotidiano "The Times of India" sollevando una nuova polemica sul ruolo dell'India come “discarica mondiale”. Il residuato bellico, acquistato come rottame ferroso, era giunto al porto di Mumbai ed era passato inosservato ai controlli. Successivamente era stato portato nel principale centro di smistamento delle merci a Tughlakabad dove è stato abbandonato in uno spiazzo. Il giornale precisa che a causa di lungaggini burocratiche, solo nel 2009 l'esercito è stato chiamato a disinnescare i grossi proiettili, ma ciò non è stato possibile per via della mancanza di uno spazio adeguato. Gli artificieri hanno chiesto un'area di 2 chilometri quadrati per l'operazione che potrebbe richiedere diversi mesi. I residui bellici erano stati scoperti in seguito a un'esplosione avvenuta in una fabbrica di smaltimento nello Stato dell'Haryana, dove parte del pericoloso carico era stata venduta come ferro da riciclare. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 345

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