Convegno all'Angelicum sul tema “Santa Sede e Ucraina: per un’Europa cristiana”
Si è svolto ieri, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma, un
convegno di studi sul tema “Santa Sede e Ucraina: per un’Europa cristiana” per iniziativa
dell’Ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede e dell’Angelicum. In un comunicato
finale si sottolinea che “l’aspetto più visibile del rinnovamento politico e sociale
in Ucraina è il sentimento religioso” con la presenza di oltre 35 mila comunità religiose
appartenenti a 55 diverse confessioni. Il convegno ha messo in luce come la matrice
cristiana possa costituire un punto di forza nel consolidamento della democrazia e
nell’apertura all’Occidente. L’Ucraina costituisce il punto di congiunzione fra la
cultura occidentale e quella orientale – si è detto nel corso dei lavori – e ciò la
rende un Paese altamente strategico nello scacchiere europeo. Nel caso dell’Ucraina
la prospettiva religiosa, quella culturale e quella politica risultano strettamente
connesse, come evidenziato dall’intervento dell’ambasciatrice di Ucraina presso la
Santa Sede Tetiana Izhevska, che si è fatta anche portavoce del ministro degli Esteri
Ucraino Kostyantyn Gryshchenko. Con un proprio messaggio scritto, infatti, il ministro
ha voluto ricordare come il rapporto spirituale con l’Occidente sia stato storicamente
una priorità dei leader nazionali e del popolo ucraino. Anche alla luce di questa
vocazione dell’Ucraina si comprende quanto atroce sia stata per il Paese la repressione
comunista: « l’avere rinnegato Dio non ha reso più libero l’uomo – ha detto nel suo
intervento il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali – lo ha piuttosto esposto a varie schiavitù abbassando la vocazione del
potere politico al livello di una forza brutale ed oppressiva ». Oggi, a differenza
del processo di laicizzazione che caratterizza molti Paesi Europei, la crescita dell’Ucraina
procede di pari passo con il recupero della religiosità, favorito da un sistema costituzionale
e legislativo che – come ha spiegato Yuriy Bugutskiy, presidente del Comitato statale
ucraino delle religioni e nazionalità - considera espressamente la libertà di coscienza
e di organizzazione religiosa come elementi fondanti della nazione. Coltivare la matrice
cristiana dell’Ucraina e farla emergere appare tanto più importante in una fase come
quella attuale, in cui l’economia e la politica, soprattutto nei Paesi emergenti,
seguono spesso logiche lontane da un corretto orizzonte etico. « Questi valori realizzati
con fatica, perché composti di una sintesi tra il pensiero greco e romano riletto
alla luce della Sacra Scrittura – ha affermato nel proprio intervento il presidente
del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione Rino Fisichella
- in questi ultimi secoli si sono ossidati e rischiano di essere sottoposti a uno
struggente logorio non per il passare degli anni, ma per la corrosione di fenomeni
culturali e legislativi che minano il tessuto sociale”. Durante il convegno si è svolta
anche una tavola rotonda, presieduta dal decano della Facoltà di Diritto Canonico
dell’Angelicum, Miroslav Konstank Adam.