Appello di leader internazionali per un referendum pacifico e corretto in Sudan
Assicurare che il referendum per l’indipendenza del Sud Sudan si svolga in modo corretto,
pacifico e nella data prefissata il 9 gennaio 2011 e soprattutto che i risultati vengano
rispettati da tutte le parti in gioco. È l’appello comune rivolto da un gruppo di
eminenti personalità politiche internazionali a un mese esatto dalla consultazione
che dovrà decidere il futuro assetto del Paese. Del gruppo, una sorta di Comitato
di saggi costituito nel 2007 dall’ex presidente sudafricano Nelson Mandela e presieduto
dal Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, fanno parte l’ex segretario generale dell’Onu,
Kofi Annan, diversi attivisti ed ex capi di Stato e ministri tra i quali Jimmy Carter,
l’irlandese Mary Robinson e il brasiliano Fernando Henrique Cardoso. “Questo è un
momento critico per il popolo del Sudan e per il continente africano. Se le cose dovessero
mettersi male, c’è un’alta probabilità che riprenda il conflitto e dobbiamo fare il
possibile per evitare che ciò avvenga, perché la gente ha sofferto abbastanza”, ammonisce
il vescovo Tutu. Tra le altre cose – riferisce l’agenzia cattolica africana Cisa -
si chiede ai dirigenti sudanesi di trovare un accordo sul futuro status dei cittadini
sud-sudanesi residenti nel nord qualora vinca il sì. Le recenti dichiarazioni di alcuni
esponenti del governo di Khartoum in merito, infatti, fanno temere il peggio, ossia
la loro possibile espulsione. Inoltre, viene espressa preoccupazione per l’attuale
stallo nell’area di Abyei, un territorio di confine la cui popolazione dovrebbe essere
chiamata a votare un referendum distinto da quello del Sudan meridionale, per decidere
se il suo territorio farà parte Nord o del Sud. L’ex segretario generale dell’Onu
Kofi Annan insiste, da parte sua, sul ruolo centrale della comunità internazionale
prima e dopo la consultazione. D’accordo con lui Lakhdar Brahimi, ex ministro degli
esteri algerino: “Qualunque sia l’esito del referendum – ha detto - il mondo deve
continuare ad assicurare che il governo di Khartum e quello del Sud e tutti i rappresentanti
politici tengano fede alla promessa di una trasformazione democratica in tutto il
Paese”. (A cura di Lisa Zengarini)