Bce: economia in ripresa nell'eurozona, ma preoccupa il debito pubblico
Per la Bce, i tassi d'interesse dell'area Euro continuano ad essere “adeguati”, l'inflazione
dovrebbe aumentare ma in modo moderato, e soprattutto viene confermata la ripresa
dell'economia. Nel suo bollettino, l’istituto di Francoforte afferma poi che la sostenibilità
dei bilanci di alcuni Paesi dell'area Euro desta ancora “viva preoccupazione”, dunque
per il 2011 servono nuovi tagli di spesa. Alessandro Guarasci:
L’economia
dà segnali di ripresa, ma bisogna fare attenzione ai bilanci pubblici per evitare
nuove speculazioni. La Banca centrale, nel bollettino di dicembre, evidenzia comunque
che la dinamica della ripresa presenta “incertezze”. In particolare “permangono timori
riguardo al riemergere di tensioni nei mercati finanziari”. Per la Bce “è probabile
che il debito pubblico in rapporto al Pil aumenti in tutti i Paesi dell'area Euro
nel 2011 e in quasi tutti nel 2012, a eccezione di Germania e Italia”. La Banca centrale
europea nota come, nel 2012, il rapporto medio debito/Pil dell'area Euro è atteso
all'87,8%. “Però, quattro Paesi dell'area (Belgio, Irlanda, Grecia e Italia) - scrive
la Bce - registrerebbero rapporti debito/Pil superiori al 100%”. Ed ancora, la disoccupazione.
Fra la fine del 2007 e la metà del 2010 il tasso dei senza lavoro in Europa ha visto
gli incrementi più forti in Spagna e Irlanda, mentre altrove l'aumento è stato moderato.
In Italia, la crescita è stata del due per cento. Fa eccezione la Germania, dove il
tasso di disoccupazione è di fatto diminuito nel periodo considerato.
Dell’importanza
dell’impegno a risanare i bilanci, richiesto dalla Bce agli Stati Ue, e dei rischi
delle speculazioni, Fausta Speranza ha parlato con l’economista Alberto
Quadrio Curzio:
R. – Sono
raccomandazioni, per molti versi, previste e prevedibili, in quanto la maggiore preoccupazione
della Bce è che i bilanci pubblici degli Stati di Eurolandia, e più in generale dell’Unione
Europea a 27, vengano rapidamente risanati per evitare attacchi speculativi che, indubbiamente,
negli ultimi mesi sono stati piuttosto vigorosi contro l’Unione Europea, in particolare
contro Stati che sono obiettivamente in difficoltà.
D. – Ci spiega
qualcosa di più di questa dinamica di speculazione?
R. – La dinamica
speculativa si è manifestata negli ultimi mesi contro i Paesi periferici dell’Unione
economica monetaria, e cioè soprattutto contro la Grecia e l’Irlanda, ma anche contro
il Portogallo e, infine, la Spagna, che non è certamente un Paese periferico. La speculazione
ha determinato un forte aumento dei tassi di interesse che vengono pagati sui titoli
di Stato emessi da questi Paesi. Questo aumento del tasso di interesse rappresenta
un onere per i Paesi che, ovviamente, devono pagare più interessi. Nel contempo, gli
speculatori sperano anche, o speravano, di poter vendere oggi dei titoli, abbassandone
il prezzo, ma di poterli ricomperare in futuro ad un prezzo più basso. Detto in modo
più chiaro: se uno speculatore vende oggi un titolo senza possederlo ma con l’impegno
a consegnarlo più tardi e riesce a ricomperarlo più tardi ad un prezzo più basso per
consegnarlo, ha avuto un guadagno tra il momento in cui l’ha venduto ad un certo prezzo,
senza averlo, e il momento in cui lo compra ad un prezzo più basso per consegnarlo
alla persona, alla banca o ad un soggetto a cui l’ha venduto senza averlo. E’ un meccanismo
piuttosto complesso, ma in sostanza punta sui guadagni differenziali, quando i prezzi
delle obbligazioni cambiano.
D. – Chi sono questi speculatori?
R.
– Gli speculatori sono di due tipi: ci sono quelli che svolgono operazioni di compravendita,
che non sono effettivamente speculative, ma sono operazioni per guadagnare il ragionevole;
ci sono poi degli operatori, che credo siano un numero relativamente limitato – e
ritengo anche che siano basati soprattutto in talune grandi piazze finanziarie americane
– che invece pongono in essere delle operazioni di grande dimensione, che possono
poi generare gli effetti che essi stessi desiderano che si generino. Quindi, per dare
una spiegazione più concreta: pensare che un Paese come la Spagna possa dichiarare
bancarotta è assolutamente inconcepibile; tuttavia, gli interessi sui titoli di Stato
spagnoli sono molto aumentati negli ultimi tempi per il timore che questo accada,
timore generato da vendite massicce da parte di questi operatori dei titoli spagnoli
stessi.
D. – In tutto questo si parla di bond europei…
R.
– A mio avviso, è una proposta di importanza straordinaria. Debbo dire che l’insistenza
del ministro Tremonti – insistenza che peraltro riprende anche le proposte del presidente
della repubblica italiana Napolitano e, prima ancora, del presidente Ciampi ed anche
di Romano Prodi, ex premieri italiano ed ex presidente della Commissione Europea –
è molto importante. Se l’Europa riuscisse ad emettere suoi titoli di Stato, i mercati
riprenderebbero con tassi di interesse molto più bassi, perché attaccare l’Europa
è molto difficile: attaccare singoli Stati è più facile, ma attaccare un’entità che
è quasi la più grande entità economica del mondo è molto più difficile. Per fare questo
ci sono delle tematiche tecniche che non possiamo approfondire ora, ma ce ne sono
anche di politiche, e cioè il fatto che la Germania non è favorevole. Credo che sia
un grave errore da parte della Germania, perché di tanto in tanto dovrà pur sempre
intervenire per sostenere Stati in difficoltà: se concordasse sulle emissioni di euro-bond,
probabilmente non sarebbe più necessario intervenire a sostegno di alcuno Stato, perché
con quelli si eviterebbe la speculazione. (ap)