Il cardinale Vallini e il sindaco Alemanno celebrano i 50 anni dell'Istituto Massimo
nel quartiere romano dell'Eur. La testimoniaza di un alunno illustre: Mario Draghi
L’Istituto Massimiliano Massimo dei Gesuiti commemora in questi giorni, con una serie
di eventi, i suoi cinquant’anni di presenza nel quartiere Eur di Roma. Questa mattina,
in particolare, il cardinale vicario Agostino Vallini ha presieduto una celebrazione
eucaristica, consacrando la scuola a Maria Immacolata, nell'odierna Solennità. Tante
le personalità presenti alla Messa, tra cui diversi ex alunni diventati illustri protagonisti
della vita civile, a testimoniare – ha sottolineato il cardinale Vallini nella sua
omelia – i positivi effetti della pedagogia ignaziana. Il porporato ha poi rivolto
un energico invito a tutta la comunità scolastica ad avere il coraggio di non abbassare
il livello dei propri sogni dei propri ideali. Impegnatevi – ha detto – nello studio
e nella formazione intellettuale senza fuggire la ricerca del vero, del bene e del
bello, perché il Massimo non sia un felice ricordo, ma linfa spirituale di vita buona.
Nonostante le vicissitudini del tempo viviate come testimoni dei valori più importanti
che la scuola vi ha trasmesso. A seguire il sindaco Gianni Alemanno ha scoperto una
targa simbolo della prima pietra dell'istituto, di cui è stato ricordato il prezioso
contributo per l’educazione dei giovani. Allievo dell’Istituto Massimo, è stato anche
il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ricorda al microfono
di Antonella Palermo con quale stato d’animo ha vissuto quegli anni di formazione:
R. - Lo stato
d’animo è di profonda gratitudine, perché all’insegnamento classico tradizionale si
accompagnava l’educazione religiosa. Ricordo in particolare la dedizione dei padri
gesuiti, l’attenzione con cui seguivano l’educazione degli alunni. Ricordo anche le
molte amicizie e poi, alcune di queste, sono durate una vita. Quindi i ricordi sono
antichi, ma sono anche molto vivi.
D. - A suo parere qual è il segreto,
la “ricetta” dell’educazione dei gesuiti?
R. - Quello che posso dire
è come ricordo questa educazione: un’educazione fatta di un insegnamento di qualità
eccellente, che si accompagnava all’insegnamento della religione, anch’esso fatto
con la stessa serietà, con la stessa attenzione dell’insegnamento tradizionale. Quindi,
standard di eccellenza, ma insieme anche un messaggio morale, che pervadeva un po’
tutta la giornata che si passava a scuola: il messaggio che le cose andavano fatte
al meglio delle proprie possibilità, che l’onestà è importante, ma poi, soprattutto,
che tutti noi eravamo speciali in qualche modo, non tanto perché andassimo al “Massimo”,
ma speciali come persone. Tutti noi, al di là di quello che potevamo fare come scolari,
come alunni, al di là di quanto noi potessimo apprendere, avevamo, come dire, un compito
nella vita, un compito che poi il futuro, la fede, la ragione, la cultura, ci avrebbero
rivelato. (ma)