Gli insegnamenti di Benedetto XVI sull’Immacolata: essere umili come Maria nell’affidarci
alla volontà di Dio
Domani, nella Solennità dell’Immacolata Concezione, Benedetto XVI reciterà l’Angelus
in Piazza San Pietro alle ore 12. Quindi, alle ore 16, si recherà in Piazza di Spagna
per il tradizionale atto di Venerazione dell’Immacolata. Il Pontefice sarà accolto
dal cardinale vicario, Agostino Vallini, e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Nel
servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune riflessioni del Papa sul
mistero dell’Immacolata Concezione di Maria:
Maria è la
donna che ha detto “sì” al bene e “no” al male. Benedetto XVI ci invita a guardare
con fiducia alla Vergine, la fanciulla che ha avuto il coraggio di rifiutare gli inganni
del potere e del piacere e si è invece affidata a Dio, al suo amore infinito. Ma perché
Dio ha prescelto Maria per generare il suo Figlio Unigenito? Perché, si chiede il
Papa, “tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazaret?”:
“La
risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà. Tuttavia c’è una
ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà. Lo sottolinea bene Dante Alighieri
nell’ultimo Canto del Paradiso: ‘Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed
alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio’… Sì, Dio è stato attratto
dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi”. (Angelus, 8 dicembre 2006)
Il
mistero dell’Immacolata Concezione, osserva il Pontefice, ci mostra la vittoria della
grazia di Cristo sul peccato originale. Una vittoria che avviene grazie al “sì” di
Maria:
“Satana ai primordi della creazione sembra avere la meglio,
ma verrà un figlio di donna che gli schiaccerà la testa. Così, mediante la stirpe
della donna, Dio stesso vincerà. Quella donna è la Vergine Maria, dalla quale è nato
Gesù Cristo che, con il suo sacrificio, ha sconfitto una volta per sempre l’antico
tentatore. Per questo, in tanti dipinti o statue dell’Immacolata, Ella è rappresentata
nell’atto di schiacciare un serpente sotto il suo piede”. (Angelus, 8 dicembre 2009)
Ecco
perché, afferma il Papa, la festa dell’Immacolata ci invita ad avere speranza, anche
“nelle prove della vita”, anche nelle tempeste che ci fanno vacillare:
“Cari
amici, che gioia immensa avere per madre Maria Immacolata! Ogni volta che sperimentiamo
la nostra fragilità e la suggestione del male, possiamo rivolgerci a Lei, e il nostro
cuore riceve luce e conforto”. (Angelus, 8 dicembre 2009)
Al tempo
stesso, Benedetto XVI ribadisce che Maria è Madre della Chiesa, come ha proclamato
solennemente il Concilio Vaticano II. La Chiesa, constata il Papa, “anche se esposta
agli influssi negativi del mondo, trova sempre in Lei la stella per orientarsi e seguire
la rotta indicatale da Cristo”. E ci esorta dunque a seguire l’esempio di Maria, a
trovare la vera libertà:
“L'uomo che si abbandona totalmente nelle
mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli
non perde la sua libertà. Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera
libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. L'uomo che si volge
verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con
Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si mette
nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata;
al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona
sensibile e perciò benevola ed aperta”. (Messa per l’Immacolata, 8 dicembre 2005)
Sulla
Solennità dell’Immacolata, e in particolare sul legame tra Giovanni Paolo II e la
Vergine Maria, Emanuela Campanile ha intervistato mons. Giacomo Martinelli,
delegato per la Consulta giovanile della Pontificia Accademia dell’Immacolata:
R. - Giovanni
Paolo II - che come tutti sanno aveva come motto il “totus tuus”, cioè aveva completamente
consegnato sua vita e la sua volontà nelle mani di Maria - era convinto che - come
del resto è nella sua stessa tradizione polacca - che se la vittoria della Chiesa
verrà, verrà attraverso il cuore di Maria, attraverso Maria. Ed intendeva esattamente
questo: come Maria collima totalmente nella sua volontà con la volontà di Dio - perché
in lei non c’è stata nessuna “negatività” o come direbbe Benedetto XV, nessuna goccia
di veleno che la separava dalla volontà di Dio - se anche, noi guidati da Maria, ci
consacriamo a lei, diventiamo capaci di corrispondere come lei alla volontà di Dio.
In questo senso, passa attraverso di noi quella forza dello spirito, che poi è la
fonte per ogni vera evangelizzazione ecclesiale. Chi più di Maria aveva questa intimità
con Cristo? Perciò alla sua scuola, noi possiamo ricevere quella forza - anche se,
purtroppo, in questi ultimi decenni sembra talvolta essere in difficoltà l’efficacia
pastorale della Chiesa - e proprio ritornando a Lei, imparando da Lei il metodo del
“totus tuus”, della consacrazione a lei. Può diventare una strada, una strada decisiva
per rinnovare la nuova evangelizzazione. Perciò, ogni generazione ha l’assoluta necessità
di approfondire le ragioni non solo intellettuali del suo vivere, ma anche di purificare
in una vita di offerta della propria libertà - quindi di sacrificio, di croce, di
rinuncia - per scoprire sempre di nuovo e sempre più profondamente che senza questa
potenza dello Spirito Santo - che per prima ha ricevuto la Vergine, fin dall’Annunciazione
- noi non possiamo essere più forti del maligno. In questo senso, non si finisce mai
di approfondire l’amore, perché si cresce sempre, mano a mano che si cresce nell’amore
per Cristo. (bf)