2010-12-06 18:36:15

Premio Nobel alternativo al vescovo brasiliano Erwin Kräutler, difensore dei diritti degli Indios dell'Amazzonia


Una vita spesa per la Chiesa e per il bene degli Indios dell’Amazzonia: mons. Erwin Kräutler vescovo della prelatura di Xingu, in Brasile, riceve oggi il Right Livelihood Award, ovvero il ‘Premio al giusto modo di vivere’, il Nobel alternativo, che l’omonima fondazione assegna ogni anno, a Stoccolma presso la sede del Parlamento svedese, a quanti nel mondo si adoperano per una società migliore, autenticamente equa. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Una vita intera spesa a favore dei diritti umani e ambientali delle popolazioni indigene e per salvare la foresta amazzonica dalla distruzione: questa la motivazione del Right Livelihood Award a mons Kräutler. “Se l’Amazzonia è minacciata, lo è il mondo intero”: ha ripetuto ai giornalisti il presule, lo scorso aprile a Roma, durante la visita ad Limina dei vescovi brasiliani. 71 anni, nato in Austria, missionario del Preziosissimo Sangue, giunto in Amazzonia quando era ancora seminarista, poi divenuto sacerdote e nominato vescovo della più grande prelatura brasiliana, a Xingu, nello Stato del Parà, dove cinque anni fa ha trovato la morte suor Dorothy Stang, la religiosa d’origine statunitense assassinata per aver difeso i diritti delle popolazioni locali dell’Amazzonia, contro lo strapotere dei latifondisti. Così anche mons. Kräutler “da anni è minacciato di morte e perseguitato - rivela mons. Daniel Lagni direttore delle Pontificie Opere missionarie in Brasile - perché porta una bandiera, che non è personale ma rappresenta una causa sociale, la difesa dei più piccoli, dei poveri dell’Amazzonia”. Non una lotta politica la sua – sottolinea ancora mons. Lagni – ma una proposta evangelica “accanto agli indifesi”. Già presidente per due mandati del Consiglio missionario nazionale (Comina) e del Consiglio indigenista missionario (Cimi), la voce di mons. Kräutler risuona autorevole nell’episcopato brasiliano e tra la gente. L’ultima ‘battaglia’ è quella per impedire la costruzione di una gigantesca centrale idroelettrica, a Belo Monte, nel pieno della foresta amazzonica, la terza al mondo per potenza, che vede l’opposizione di numerose organizzazioni della società civile. Un fronte dunque ancora aperto, quello per tutelare gli Indios dell’Amazzonia e non solo loro se questa regione, patrimonio ecologico dell’umanità intera, viene saccheggiata per soddisfare gli interessi economici di pochi, come denuncia lo stesso mons. Erwin Kräutler al microfono di Cristiane Murray:

R. - Oggi, nonostante la situazione continui ad essere sempre molto difficile, tanta gente che prima difendeva la nostra causa, i diritti degli indios, adesso non lo fa più, non li sostiene più, e questo è molto triste.

D. – Per quale motivo? Ci sono degli interessi?

R. – Sì, sicuramente interessi economici. Molti politici della regione amazzonica non hanno prospettive, guardano solo dove possono guadagnare soldi, senza nessuna apertura verso il futuro. Vedono lo sviluppo unicamente come profitto, come un guadagnare denaro. Non parlano di famiglia, di sanità, di educazione. Pensano solo ai soldi, ai soldi e ai soldi! L’essere umano viene dopo, anzi è scartato. Sembra che questo progetto di fare soldi sia il vero soggetto della storia e non l’essere umano. Se l’uomo si oppone a questo progetto, deve essere eliminato e così accade per gli indios e per chi li difende. Su questo punto sono molto intransigente. Gli indios hanno diritto al loro ambiente, alla loro vita, al loro habitat, e questo è scritto nella Costituzione brasiliana.







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