Premio Nobel alternativo al vescovo brasiliano Erwin Kräutler, difensore dei diritti
degli Indios dell'Amazzonia
Una vita spesa per la Chiesa e per il bene degli Indios dell’Amazzonia: mons. Erwin
Kräutler vescovo della prelatura di Xingu, in Brasile, riceve oggi il Right Livelihood
Award, ovvero il ‘Premio al giusto modo di vivere’, il Nobel alternativo, che l’omonima
fondazione assegna ogni anno, a Stoccolma presso la sede del Parlamento svedese, a
quanti nel mondo si adoperano per una società migliore, autenticamente equa. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Una vita intera
spesa a favore dei diritti umani e ambientali delle popolazioni indigene e per salvare
la foresta amazzonica dalla distruzione: questa la motivazione del Right Livelihood
Award a mons Kräutler. “Se l’Amazzonia è minacciata, lo è il mondo intero”: ha ripetuto
ai giornalisti il presule, lo scorso aprile a Roma, durante la visita ad Limina dei
vescovi brasiliani. 71 anni, nato in Austria, missionario del Preziosissimo Sangue,
giunto in Amazzonia quando era ancora seminarista, poi divenuto sacerdote e nominato
vescovo della più grande prelatura brasiliana, a Xingu, nello Stato del Parà, dove
cinque anni fa ha trovato la morte suor Dorothy Stang, la religiosa d’origine statunitense
assassinata per aver difeso i diritti delle popolazioni locali dell’Amazzonia, contro
lo strapotere dei latifondisti. Così anche mons. Kräutler “da anni è minacciato di
morte e perseguitato - rivela mons. Daniel Lagni direttore delle Pontificie Opere
missionarie in Brasile - perché porta una bandiera, che non è personale ma rappresenta
una causa sociale, la difesa dei più piccoli, dei poveri dell’Amazzonia”. Non una
lotta politica la sua – sottolinea ancora mons. Lagni – ma una proposta evangelica
“accanto agli indifesi”. Già presidente per due mandati del Consiglio missionario
nazionale (Comina) e del Consiglio indigenista missionario (Cimi), la voce di mons.
Kräutler risuona autorevole nell’episcopato brasiliano e tra la gente. L’ultima ‘battaglia’
è quella per impedire la costruzione di una gigantesca centrale idroelettrica, a Belo
Monte, nel pieno della foresta amazzonica, la terza al mondo per potenza, che vede
l’opposizione di numerose organizzazioni della società civile. Un fronte dunque ancora
aperto, quello per tutelare gli Indios dell’Amazzonia e non solo loro se questa regione,
patrimonio ecologico dell’umanità intera, viene saccheggiata per soddisfare gli interessi
economici di pochi, come denuncia lo stesso mons. Erwin Kräutler al microfono
di Cristiane Murray:
R. - Oggi, nonostante la situazione continui ad
essere sempre molto difficile, tanta gente che prima difendeva la nostra causa, i
diritti degli indios, adesso non lo fa più, non li sostiene più, e questo è molto
triste.
D. – Per quale motivo? Ci sono degli interessi?
R. – Sì, sicuramente
interessi economici. Molti politici della regione amazzonica non hanno prospettive,
guardano solo dove possono guadagnare soldi, senza nessuna apertura verso il futuro.
Vedono lo sviluppo unicamente come profitto, come un guadagnare denaro. Non parlano
di famiglia, di sanità, di educazione. Pensano solo ai soldi, ai soldi e ai soldi!
L’essere umano viene dopo, anzi è scartato. Sembra che questo progetto di fare soldi
sia il vero soggetto della storia e non l’essere umano. Se l’uomo si oppone a questo
progetto, deve essere eliminato e così accade per gli indios e per chi li difende.
Su questo punto sono molto intransigente. Gli indios hanno diritto al loro ambiente,
alla loro vita, al loro habitat, e questo è scritto nella Costituzione brasiliana.