Perù: al via la legge sulla libertà religiosa; uguali diritti per le diverse confessioni
Con 62 voti a favore e un'astensione il Congresso peruviano ha approvato la cosiddetta
legge sulla libertà religiosa, che ha l'obiettivo di garantire il diritto fondamentale
di ogni persona alla libertà di culto, come sancito dalla Costituzione. La legge fa
esplicito riferimento al riconoscimento delle espressioni religiose dei popoli andini,
amazzonici e afroperuviani e al diritto di praticare il rispettivo credo. “Si tratta
di una norma storica, all'avanguardia e soprattutto giusta — ha commentato all’Osservatore
Romano, Javier Valle Riestra, parlamentare appartenente alla coalizione di governo
— perché riconosce l'assoluta libertà e lo stesso trattamento dello Stato nei confronti
delle differenti religioni”. E per Alda Lazo, altro membro del Congresso, la legge
è importante perché “promuove anche l'inclusione sociale”, riferendosi alle minoranze
coinvolte dal dispositivo. Il provvedimento abbraccia molteplici aspetti della libertà
del singolo individuo e delle istituzioni confessionali: dalla pratica dei riti, all'obbligo
per scuole e luoghi di lavoro di rispettare i giorni considerati sacri dal credente,
fino a includere la possibilità da parte degli enti religiosi di beneficiare di donazioni
e di esenzioni tributarie. Le istituzioni iscritte nel registro degli enti religiosi
che abbiano un manifesto radicamento nel territorio — si legge in uno degli articoli
— “godranno di esoneri, benefici tributari e franchigie” attraverso specifiche convenzioni
che potranno siglare con lo Stato. Ciò apre la possibilità che altre entità religiose
possano accedere ad accordi, alla stregua del concordato che la Chiesa cattolica mantiene
con la Repubblica peruviana. L'iscrizione nel registro, che ha come fine l'ottenimento
del riconoscimento civile degli enti religiosi, è su base volontaria. Il provvedimento,
inoltre, prevede il riconoscimento dei titoli accademici consegnati dal Seminario
evangelico di Lima e dal Seminario biblico. Altro punto della nuova legge è l'obbligo,
per tutte le istituzioni educative, di rispettare il diritto degli alunni a non frequentare
i corsi di religione per motivi di coscienza, senza che ciò comprometta la loro carriera
scolastica. Inoltre si stabilisce la validità dell'obiezione di coscienza anche nel
caso che un individuo si rifiuti di adempiere un dovere legale in ragione delle proprie
convinzioni morali o religiose. Le sole critiche raccolte dalla legge arrivano da
alcuni rappresentanti delle comunità evangeliche del Perú, secondo il quali non sono
state recepite le proposte che il gruppo delle minoranze religiose nel Paese ha avanzato
fin dal 2007. “Le minoranze — ha dichiarato all'agenzia Efe il direttore esecutivo
dell'Unione delle chiese cristiane evangeliche del Perú, Raquel Gago — volevano e
speravano una legge inquadrata nella cornice del principio di laicità, con la separazione
totale tra Stato e Chiesa. Non vogliamo privilegi economici perché alla lunga sono
pregiudizievoli per le confessioni religiose e debilitano il sistema democratico”.
Gli evangelici, con il 12,5%, rappresentano la seconda religione del Paese, dopo quella
cattolica, seguita da oltre l'80% della popolazione.(M.G.)