Oggi la “Giornata internazionale del volontario” indetta dall’Onu
Si celebra oggi la “Giornata internazionale del volontario” indetta dall’Onu. Nel
messaggio per questa Giornata, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon
sottolinea l'impegno e la dedizione di “milioni di persone nel mondo che dedicano
il proprio tempo e il proprio talento per affrontare sfide globali: dal lavoro dei
volontari impegnati nelle proprie comunità per limitare gli impatti dei cambiamenti
climatici e per la riduzione della povertà, a coloro che sostengono le cause della
pace e della giustizia nel mondo”. In vista dell’odierna Giornata, la Federazione
Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato (Focsiv) ha assegnato il
Premio del Volontariato Internazionale ad uno degli oltre 1.000 giovani attivi in
tutto il mondo. Si chiama Alberto Acquistapace, ha 29 anni e, dopo aver lavorato in
Vietnam, è ora impegnato ad Haiti in un progetto legato alla distribuzione dell'acqua.
Ma perché molti giovani fanno la scelta del volontariato? Gabriella Ceraso
lo ha chiesto proprio ad Alberto Acquistapace:
R. - L’idea
è di fare un lavoro utile e di conoscere un po’ il mondo. E’ sicuramente un impegno
bello e certamente molto vario.
D. - Quanto si può fare oggi con il
tuo impegno e con quello degli altri che hanno fatto la tua scelta?
R.
- Si può fare tutto. E’ importante che vi sia soprattutto la cooperazione della popolazione
locale. Il problema principale che abbiamo adesso ad Haiti come cooperazione internazionale
è che lo Stato haitiano è completamente immobile ed essendo immobile lo Stato haitiano,
sono immobili tutte le varie istituzioni pubbliche locali. Deve esserci la comunità
internazionale, ma deve anche esserci soprattutto la comunità locale.
D.
- La tua organizzazione ha un obiettivo specifico, quello della crescita di un Paese.
Ma cosa significata questo?
R. - Vuol dire non aspettarsi che avvenga
il miracolo istantaneo, vuol dire avere un po’ di pazienza, vuol dire che quel facciamo
oggi può essere utile non soltanto nel breve periodo, ma potrà essere utile per sempre.
Chiaramente noi facciamo sviluppo per cercare di migliorare la qualità della vita
delle persone. Il fine ultimo è la vita delle persone.
D. - Ad Haiti,
ad esempio, cosa significa far crescere questa isola che è uno dei posti più poveri
del mondo?
R. - Il problema grosso di Haiti non è fare le cose, ma far
sì che rimangano. E’ per questo che noi stiamo investendo un tempo sulla partecipazione
e sulla formazione alla gestione.
D. - Esattamente su cosa state lavorando?
R.
- Abbiamo riabilitato un acquedotto e stiamo ora facendo dei pozzi e delle latrine
per alcune scuole e creando dei comitati di gestione.
D. - Cosa ci vuole
per fare questo lavoro? Dedizione e forza d’animo?
R. - Dedizione, sicuramente
sì: non ci sono orari e se salta fuori qualcosa e c’è bisogno di farlo, si fa. E’
necessario non perdersi d’animo quando ci sono le delusioni e saper apprezzare le
soddisfazioni, perché altrimenti c’è il rischio ad un certo punto di mollare tutto!
(mg)