2010-12-05 14:20:03

Da domani i negoziati a Ginevra sul programma nucleare iraniano


Riprendono domani in Svizzera i negoziati sul programma nucleare dell’Iran. Rappresentanti dei cosiddetto gruppo “5 più 1”, formato da Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania più la Repubblica Islamica, discuteranno su possibili vie di intesa. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che l'Iran è pronto ad affrontare i negoziati e ha aggiunto che i "diritti inalienabili" del suo Paese rimangono fuori discussione. Le autorià del Paese hanno anche annunciato progressi sul fronte della produzione di uranio arricchito. Sul possibile successo di questa tornata negoziale, Giancarlo La Vella ha intervistato Angelo Baracca, esperto di disarmo nucleare e docente all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Sono molto scettico perché non mi pare che ci sia la volontà politica. Il problema in sé credo che potrebbe essere stato risolto molto prima con la volontà di trovare, intanto, un terreno comune e poi di allargare il negoziato a tutti i problemi politici della regione. Una regione in cui è evidente che l’Iran ha ambizioni. Ma la Repubblica islamica ha anche la capacità di giocare un ruolo politico dominante di potenza locale. E in fin dei conti è stato l’Iran il reale vincitore della guerra che gli Stati Uniti hanno sferrato all’Iraq. Quindi si tratta di allargare il negoziato e, in termini più generali, di imporre delle reali condizioni concrete in cui l’Iran non possa utilizzare il suo programma per fini militari.

D. – Tale questione sta dividendo anche il mondo arabo. Quali effetti potranno esserci?

R. – La situazione è molto fluida. Nella regione anche le tensioni sono enormi, non solo per la presenza di Israele, ma se parlassimo di mondo musulmano, abbiamo anche il Pakistan che ha un ingente arsenale nucleare. L’Afghanistan, poi, è uno dei punti caldi in cui Iran, Pakistan, India, giocano ruoli diversi. Quindi fra la questione del Pakistan, quella palestinese, la questione delle risorse della regione, il problema credo che sia piuttosto difficile fare delle previsioni.

D. – Siamo sempre sul piano della deterrenza quando viene annunciato un programma nucleare o c’è il rischio che si passi poi a via di fatto...

R. – Il rischio vero di armi nucleari della Corea del Nord come dell’Iran, non è a mio parere che questi Paesi possano sferrare un attacco nucleare, perché poi verrebbero cancellati dalla carta geografica. Avere le armi nucleari è veramente un deterrente per non venire attaccati, anche se un domani l’Iran avesse 10 testate nucleari sarebbe suicida sferrare per esempio un attacco ad Israele. Avere armi nucleari certamente rompe un monopolio che in quella regione di Israele, purtroppo, è una escalation di tensioni. D’altra parte la soluzione del problema dell’Iran è stato sul tappeto varie volte e, visto che c’era un primo terreno di trattativa, si poteva lavorare su quello e ampliarlo. Il primo punto sarebbe la volontà politica che però comporta anche l’abbassamento delle aspirazioni, delle tensioni in quella regione. Dei rischi di proliferazione ci si preoccupa per certi Paesi e non ci si preoccupa per altri. Non è l’aspetto tecnico, ma è l’aspetto politico che domina a mio parere.







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