Da domani i negoziati a Ginevra sul programma nucleare iraniano
Riprendono domani in Svizzera i negoziati sul programma nucleare dell’Iran. Rappresentanti
dei cosiddetto gruppo “5 più 1”, formato da Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna,
Francia e Germania più la Repubblica Islamica, discuteranno su possibili vie di intesa.
Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che l'Iran è pronto ad affrontare
i negoziati e ha aggiunto che i "diritti inalienabili" del suo Paese rimangono fuori
discussione. Le autorià del Paese hanno anche annunciato progressi sul fronte della
produzione di uranio arricchito. Sul possibile successo di questa tornata negoziale,
Giancarlo La Vella ha intervistato Angelo Baracca, esperto di disarmo
nucleare e docente all’Università di Firenze:
R. – Sono
molto scettico perché non mi pare che ci sia la volontà politica. Il problema in sé
credo che potrebbe essere stato risolto molto prima con la volontà di trovare, intanto,
un terreno comune e poi di allargare il negoziato a tutti i problemi politici della
regione. Una regione in cui è evidente che l’Iran ha ambizioni. Ma la Repubblica islamica
ha anche la capacità di giocare un ruolo politico dominante di potenza locale. E in
fin dei conti è stato l’Iran il reale vincitore della guerra che gli Stati Uniti hanno
sferrato all’Iraq. Quindi si tratta di allargare il negoziato e, in termini più generali,
di imporre delle reali condizioni concrete in cui l’Iran non possa utilizzare il suo
programma per fini militari.
D. – Tale questione sta dividendo anche
il mondo arabo. Quali effetti potranno esserci?
R. – La situazione è
molto fluida. Nella regione anche le tensioni sono enormi, non solo per la presenza
di Israele, ma se parlassimo di mondo musulmano, abbiamo anche il Pakistan che ha
un ingente arsenale nucleare. L’Afghanistan, poi, è uno dei punti caldi in cui Iran,
Pakistan, India, giocano ruoli diversi. Quindi fra la questione del Pakistan, quella
palestinese, la questione delle risorse della regione, il problema credo che sia piuttosto
difficile fare delle previsioni.
D. – Siamo sempre sul piano della deterrenza
quando viene annunciato un programma nucleare o c’è il rischio che si passi poi a
via di fatto...
R. – Il rischio vero di armi nucleari della Corea del
Nord come dell’Iran, non è a mio parere che questi Paesi possano sferrare un attacco
nucleare, perché poi verrebbero cancellati dalla carta geografica. Avere le armi nucleari
è veramente un deterrente per non venire attaccati, anche se un domani l’Iran avesse
10 testate nucleari sarebbe suicida sferrare per esempio un attacco ad Israele. Avere
armi nucleari certamente rompe un monopolio che in quella regione di Israele, purtroppo,
è una escalation di tensioni. D’altra parte la soluzione del problema dell’Iran è
stato sul tappeto varie volte e, visto che c’era un primo terreno di trattativa, si
poteva lavorare su quello e ampliarlo. Il primo punto sarebbe la volontà politica
che però comporta anche l’abbassamento delle aspirazioni, delle tensioni in quella
regione. Dei rischi di proliferazione ci si preoccupa per certi Paesi e non ci si
preoccupa per altri. Non è l’aspetto tecnico, ma è l’aspetto politico che domina a
mio parere.