Pakistan: leader religiosi cristiani e musulmani chiedono la modifica della legge
sulla blasfemia
“La legge sulla blasfemia è discriminatoria ed è utilizzata dai singoli per risolvere
le proprie dispute personali”. È quanto è emerso dal seminario dal titolo “La legge
sulla blasfemia, una chiamata per la sua revisione”, organizzato lo scorso 2 dicembre
dal Centro di studi laico Jinnah Institute di Islamabad. L’incontro – riferisce l’agenzia
Asianews - è stato realizzato per chiedere al governo una eventuale modifica della
legge alla luce del recente caso di Asia Bibi. Ad esso hanno partecipato leader religiosi
cristiani e musulmani, rappresentanti di organizzazioni non governative e membri della
società civile. Presente anche Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le minoranze.
Durante l’incontro i partecipanti hanno discusso il disegno di legge presentato all’Assemblea
nazionale dall’ex ministro per l’informazione e i media Sherry Rehmanil. La proposta
consiste nella modifica delle sezioni 295 A e C del Codice penale pakistano e 298
del Codice di procedura penale. Essa intende garantire a tutti i cittadini un uguale
diritto alla tutela costituzionale ed evitare i frequenti errori di interpretazione
in nome di blasfemia. "Nella legge attuale la definizione di blasfemia è un termine
vago – ha affermato mons. Rufin Anthony, arcivescovo di Islamabad - ma porta comunque
a una condanna a morte obbligatoria secondo la sezione 295C del codice penale". "E'
essenziale – aggiunge il prelato – non solo rimuovere l’utilizzo infame della legge
sulla blasfemia, ma anche capire la strada da seguire per migliorare la nostra società".
Anche Javed Ahmad Ghamdi, studioso di religione musulmana, ha criticato la legge,
che consente continue discriminazioni a danno delle minoranze. Egli ha sottolineato
soprattutto la necessità di rivedere la norma alla luce degli insegnamenti islamici
in modo da non consentire ai giudici di creare scappatoie per aggirare il diritto.
Secondo i dati della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica
(Ncjp), dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per
aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani,
119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. La legge sulla blasfemia
costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali:
33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite.