India. La Chiesa impegnata contro il lavoro minorile: i ragazzi devono andare a
scuola
Sostegno economico e formazione scolastica, in questo consiste il programma contro
lo sfruttamento del lavoro minorile portato avanti dalla diocesi indiana di Jalpaiguri
dal 2004. L’impegno della Chiesa in questa regione dell’India è rivolto in favore
di oltre 2mila famiglie di tribali e fuori casta che lavorano per poche rupie al giorno
nelle piantagioni di tè del West Bengal. Si tratta di bambini e genitori impiegati
nei campi col timore della fame. Padre Isudarshan Minj, direttore dei servizi sociali
della diocesi, spiega ad AsiaNews che “i genitori non vogliono che i loro bambini
vadano a scuola, non comprendono il valore dell’educazione e li incoraggiano a lavorare
con loro nelle piantagioni”. Il sacerdote sottolinea che gran parte dei braccianti
provengono dalle aree più povere dello Stato, sono sfruttati e sottopagati. Ciò che
li spinge a far lavorare anche i figli è la paura della fame. Con visite quotidiane
nelle baracche dei contadini, padre Minji e il suo gruppo di volontari convincono
le famiglie a mandare i figli a scuola. “I bambini non possono restare senza un’educazione
– prosegue il sacerdote – il rischio è che svolgano a vita il lavoro dei genitori.
Così noi insegniamo loro a leggere e a scrivere creando anche una maggiore consapevolezza
nelle famiglie, che spesso subiscono violazioni dei diritti umani”. A tutt’oggi la
diocesi organizza corsi e finanzia la formazione di oltre 500 bambini. (M.G.)