2010-12-04 13:11:58

Blasfemia in Pakistan: minacce di morte degli integralisti islamici contro il ministro cattolico Bhatti


L’organizzazione terrorista di matrice islamica “Lashkar-e-Toiba”, una delle maggiori dell’Asia del Sud, e altri gruppi talebani hanno lanciato un proclama ufficiale (una sorta di fatwa) contro il ministro delle Minoranze religiose, il cattolico Shabhaz Bhatti. Come informano affidabili fonti di Fides in Pakistan, il ministro è ora nel mirino dei militanti: diventa – dicono - “obiettivo legittimo” e “va ucciso perché complice di blasfemia”. Il proclama sarebbe motivato dall’impegno di Bhatti per la revisione della legge sulla blasfemia. Il ministro aveva già ricevuto avvertimenti e minacce: l’organizzazione radicale “Majlis Ahrar-e-Islam,” nei giorni scorsi gli aveva intimato di “tenere la bocca chiusa e non criticare la legge sulla blasfemia”. Mesi fa il capo religioso Ahmed Mian Hammadi l’aveva accusato di blasfemia, minacciandolo di “decapitazione”. La posizione del ministro sul caso di Asia Bibi - la donna cristiana madre di 5 figli condannata a morte perché accusata di blasfemia - e il suo sforzo concreto per condurre in porto un progetto di revisione della legge hanno generato, in un crescente clima di intolleranza, la nuova fatwa di gruppi terroristici della galassia talebana. Da parte sua il ministro Bhatti non si lascia scoraggiare né impressionare dalle nuove minacce dei gruppi terroristi: “La mia missione per la giustizia, per i diritti umani, per la tutela delle minoranze continuerà – ha detto in una intervista rilasciata in esclusiva all’Agenzia Fides - confido nell’aiuto di Dio. Il presidente Zardari ha mostrato grande attenzione e sensibilità verso i problemi delle minoranze e, nonostante le pressioni, ha espresso la chiara volontà di rivedere la legge sulla blasfemia”. Sull’appello lanciato dal Papa per la liberazione di Asia Bibi, il ministro Bhatti ha detto: “Sono profondamente credente, e le parole del Papa sono molto importanti per la mia vita. Lo ringrazio per la sua vicinanza e per la solidarietà con i cristiani del Pakistan. Il suo conforto mi incoraggia a testimoniare la fede nella mia vita, nonostante le difficoltà. Chiedo al Santo Padre e a tutti i fedeli del mondo di pregare per me”. Mehdi Hasan, presidente della “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan” commenta a Fides: “Condanniamo questi proclami irresponsabili dei gruppi estremisti ed esprimiamo solidarietà al ministro Bahtti. Siamo in una situazione di crescente polarizzazione e intolleranza. Ma alcuni partiti politici cercano di sfruttare il sostegno dei gruppi militati islamici. E’ compito del governo fermare i terroristi, ma anche il governo è sotto pressione”. “La situazione sociale sta prendendo una brutta piega e la tensione cresce. Le pressioni dei gruppi fondamentalisti si fanno più forti e le manifestazioni si susseguono. Siamo preoccupati per possibili violenze sui leader cristiani e sui luoghi di culto”, dice una fonte di Fides nella comunità cristiana. Gruppi islamici radicali ieri hanno manifestato a Quetta e a Lahore, chiedendo la namuus-e-risalaat, il cosiddetto “rispetto del Profeta”. Il mullah Yousaf Qureshi, della moschea Masjid Mohabaat Khan a Peshawar, ha messo una taglia di 500mila rupie sulla testa di Asia Bibi, diffidando il governo da ogni mossa di modifica della legge sulla blasfemia. Domani, 5 dicembre, si prepara un’altra manifestazione a Islamabad per mettere sotto pressione le istituzioni politiche e giudiziarie: il 6 dicembre, infatti, l’Alta Corte di Lahore dovrebbe pronunciarsi sulla petizione che vorrebbe impedire al presidente di concedere la grazia, e annunciare la data della prima udienza per il processo di appello ad Asia Bibi.







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