Blasfemia in Pakistan: minacce di morte degli integralisti islamici contro il ministro
cattolico Bhatti
L’organizzazione terrorista di matrice islamica “Lashkar-e-Toiba”, una delle maggiori
dell’Asia del Sud, e altri gruppi talebani hanno lanciato un proclama ufficiale (una
sorta di fatwa) contro il ministro delle Minoranze religiose, il cattolico Shabhaz
Bhatti. Come informano affidabili fonti di Fides in Pakistan, il ministro è ora nel
mirino dei militanti: diventa – dicono - “obiettivo legittimo” e “va ucciso perché
complice di blasfemia”. Il proclama sarebbe motivato dall’impegno di Bhatti per la
revisione della legge sulla blasfemia. Il ministro aveva già ricevuto avvertimenti
e minacce: l’organizzazione radicale “Majlis Ahrar-e-Islam,” nei giorni scorsi gli
aveva intimato di “tenere la bocca chiusa e non criticare la legge sulla blasfemia”.
Mesi fa il capo religioso Ahmed Mian Hammadi l’aveva accusato di blasfemia, minacciandolo
di “decapitazione”. La posizione del ministro sul caso di Asia Bibi - la donna cristiana
madre di 5 figli condannata a morte perché accusata di blasfemia - e il suo sforzo
concreto per condurre in porto un progetto di revisione della legge hanno generato,
in un crescente clima di intolleranza, la nuova fatwa di gruppi terroristici della
galassia talebana. Da parte sua il ministro Bhatti non si lascia scoraggiare né impressionare
dalle nuove minacce dei gruppi terroristi: “La mia missione per la giustizia, per
i diritti umani, per la tutela delle minoranze continuerà – ha detto in una intervista
rilasciata in esclusiva all’Agenzia Fides - confido nell’aiuto di Dio. Il presidente
Zardari ha mostrato grande attenzione e sensibilità verso i problemi delle minoranze
e, nonostante le pressioni, ha espresso la chiara volontà di rivedere la legge sulla
blasfemia”. Sull’appello lanciato dal Papa per la liberazione di Asia Bibi, il ministro
Bhatti ha detto: “Sono profondamente credente, e le parole del Papa sono molto importanti
per la mia vita. Lo ringrazio per la sua vicinanza e per la solidarietà con i cristiani
del Pakistan. Il suo conforto mi incoraggia a testimoniare la fede nella mia vita,
nonostante le difficoltà. Chiedo al Santo Padre e a tutti i fedeli del mondo di pregare
per me”. Mehdi Hasan, presidente della “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”
commenta a Fides: “Condanniamo questi proclami irresponsabili dei gruppi estremisti
ed esprimiamo solidarietà al ministro Bahtti. Siamo in una situazione di crescente
polarizzazione e intolleranza. Ma alcuni partiti politici cercano di sfruttare il
sostegno dei gruppi militati islamici. E’ compito del governo fermare i terroristi,
ma anche il governo è sotto pressione”. “La situazione sociale sta prendendo una brutta
piega e la tensione cresce. Le pressioni dei gruppi fondamentalisti si fanno più forti
e le manifestazioni si susseguono. Siamo preoccupati per possibili violenze sui leader
cristiani e sui luoghi di culto”, dice una fonte di Fides nella comunità cristiana.
Gruppi islamici radicali ieri hanno manifestato a Quetta e a Lahore, chiedendo la
namuus-e-risalaat, il cosiddetto “rispetto del Profeta”. Il mullah Yousaf Qureshi,
della moschea Masjid Mohabaat Khan a Peshawar, ha messo una taglia di 500mila rupie
sulla testa di Asia Bibi, diffidando il governo da ogni mossa di modifica della legge
sulla blasfemia. Domani, 5 dicembre, si prepara un’altra manifestazione a Islamabad
per mettere sotto pressione le istituzioni politiche e giudiziarie: il 6 dicembre,
infatti, l’Alta Corte di Lahore dovrebbe pronunciarsi sulla petizione che vorrebbe
impedire al presidente di concedere la grazia, e annunciare la data della prima udienza
per il processo di appello ad Asia Bibi.