Turchia: a sei mesi dalla morte di mons. Padovese la Chiesa reclama la verità
Un gruppo di professori e avvocati turchi ha decretato che Murat Altun, l’assassino
di mons. Luigi Padovese, non è sano di mente. La conferma alla notizia arriva all'agenzia
AsiaNews da mons. Ruggero Franceschini, che è succeduto al vescovo ucciso nell’incarico
di vicario dell’Anatolia ed è arcivescovo di Smirne. Altun era l’autista di mons.
Padovese e il 3 giugno 2010, esattamente sei mesi fa, ha ucciso il presule secondo
un rituale islamico. Da subito l’omicida aveva tentato di farsi dichiarare malato
di mente e aveva tentato di manipolare l’opinione pubblica confessando una pista sessuale.
“Noi vogliamo tutta la verità, ma solo la verità”, aveva già detto mons. Franceschini
in una precedente intervista, raccontando il suo incontro con il ministro turco della
Giustizia, e ora è tornato a sottolineare amaramente la propria posizione: “Purtroppo
non posso intervenire in tribunale – ha detto – possono intervenire il Vaticano, attraverso
il nunzio; l’ambasciatore d’Italia perché mons. Padovese era cittadino italiano; i
familiari del presule ucciso. I vescovi della Chiesa latina possono intervenire, ma
nessuno ha il dovere di ascoltarli: la Chiesa latina, infatti, non è riconosciuta
come personalità giuridica”. “Ci aspettiamo un processo giusto, lontano dai clamori
mediatici, che sappia stabilire a pieno la verità - gli fa eco padre Domenico Bertogli,
parroco di Antiochia, commentando la notizia con all'agenzia Sir – abbiamo bisogno
di riannodare i fili spezzati dell’amicizia e del dialogo”. Secondo il cappuccino,
che vive in Turchia da 25 anni, “un processo celebrato senza clamori potrebbe evitare
episodi di emulazione. I fanatici, si sa, ci sono sempre”. (R.B.)