Padre Cantalamessa nella Predica d’Avvento: il Natale è la risposta alla visione scientista
che vuole negare l’esistenza di Dio
La risposta cristiana allo scientismo ateo: è questo il tema della prima predica dell’Avvento,
tenuta stamani da padre Raniero Cantalamessa nella Cappella Redemptoris Mater, alla
presenza del Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha messo in luce i limiti
delle tesi scientifiche che vorrebbero dimostrare l’inesistenza di Dio. Quindi, ha
sottolineato che il Natale, con il Mistero dell’Incarnazione, “è l’antitesi più radicale
alla visione scientista”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Quando guardo
i tuoi cieli, la luna e le stelle, che cos’è mai l’uomo”? Padre Cantalamessa ha preso
le mosse da questo interrogativo del Salmista per individuare alcuni nodi che rendono
molti Paesi di antica tradizione cristiana “refrattari” al messaggio evangelico. In
particolare, si è soffermato sul fenomeno dello scientismo, che, come notava Karol
Wojtyla, vuole relegare “nei confini della mera immaginazione” la conoscenza religiosa
e la teologia. Padre Cantalamessa ha ricordato le tesi di chi, come l’ateo militante
Dawkins, si spinge a definire “analfabeti” quegli scienziati che si professano credenti.
Tesi, ha osservato che si rivelano false, non in base ad argomenti di fede, “ma dall’analisi
stessa dei risultati della scienza e delle opinioni di molti” scienziati illustri.
Con una metafora, ha quindi paragonato gli scienziati atei agli uccelli notturni che
non sanno nulla del mondo diurno:
“È esattamente quello che fa lo scienziato
ateo quando dice: 'Dio non esiste'. Giudica un mondo che non conosce, applica le sue
leggi a un oggetto che è fuori della loro portata. Per vedere Dio occorre aprire un
occhio diverso, occorre avventurarsi fuori della notte. In questo senso, è ancora
valida l’antica affermazione del salmista: 'Lo stolto dice: Dio non esiste'”.
Del
resto, ha aggiunto, il rifiuto dello scientismo, non deve tramutarsi in diffidenza
o peggio ancora in rifiuto della scienza:
“Fare diversamente sarebbe
un far torto alla fede, prima ancora che alla scienza. La storia ci ha dolorosamente
insegnato dove porta un simile atteggiamento”.
Di un atteggiamento aperto
e costruttivo verso la scienza, ha soggiunto, ci ha dato un esempio il nuovo Beato
John Henry Newman. Padre Cantalamessa ha citato il passaggio di una lettera del grande
teologo inglese sulla teoria dell’evoluzione di Darwin:
“La teoria del
signor Darwin non necessariamente deve essere atea, che essa sia vera o meno; può
semplicemente star suggerendo un’idea più allargata di Divina Prescienza e Capacità….
A prima vista non vedo come ‘l’evoluzione casuale di esseri organici’ sia incoerente
con il disegno divino – È casuale per noi, non per Dio”.
Il dibattito
sullo scientismo, ha spiegato, ci porta a confrontarci con un tema decisivo per l’evangelizzazione
e cioè quale posizione occupa l’uomo nell’universo. Ha così rilevato che la visione
scientista della realtà “insieme con l’uomo, toglie di colpo dal centro dell’universo
anche Cristo”. L’uomo viene ridotto a un incidente storico, un intruso “nella schiacciante
e ostile immensità dell’universo”:
“Questa visione dell’uomo comincia
ad avere dei riflessi anche pratici, a livello di cultura e di mentalità. Si spiegano
così certi eccessi dell’ecologismo che tendono a equiparare i diritti degli animali
e perfino delle piante a quelli dell’uomo. E’ risaputo che ci sono animali accuditi
e nutriti molto meglio di milioni di bambini”.
Il Cristianesimo, invece,
ci mostra che il “cosmo è per l’uomo, non l’uomo per il cosmo”. Proprio l’opposto
della visione scientista che si prende gusto “a deprimere l’uomo e spogliarlo di ogni
pretesa di superiorità sul resto della natura”. In definitiva, ha constatato, lo scientismo
conduce ad un disumanesimo ateo. Il cristiano sa invece che “l’espressione più alta
della dignità e della vocazione dell’uomo” è nella “divinizzazione” della persona.
In quanto “capace di relazioni”, ha affermato, l’uomo partecipa infatti “alla dimensione
personale e relazionale di Dio”.
“La domanda cruciale è: saremo capaci,
noi che aspiriamo a rievangelizzare il mondo, di dilatare la nostra fede a queste
dimensioni da capogiro? Crediamo noi davvero, con tutto il cuore, che 'tutto è stato
fatto per mezzo di Cristo e in vista di Cristo'”?
Proprio il Natale,
ha risposto padre Cantalamessa, è l’occasione ideale per riproporre questo patrimonio
comune della Cristianità: “Il Verbo si è fatto uomo affinché noi stessi potessimo
essere deificati”. Per questo, il Natale “è l’antitesi più radicale alla visione scientista”.
Non siamo il frutto del caso, ma dell’amore infinito di Dio.