Il Papa: non si può essere teologi nella solitudine, ma solo nella comunione
"Non si può essere teologi nella solitudine": è quanto ha detto il Papa ricevendo
stamani, in Vaticano, i membri della Commissione Teologica Internazionale al termine
della loro plenaria. Benedetto XVI ha poi sottolineato che gli ideali di giustizia
e uguaglianza democratica muoiono se si taglia la radice da cui sono nati: il cristianesimo.
Il servizio di Sergio Centofanti:
La teologia
è vera solo a partire dall’incontro col Cristo risorto, perché “nessun sistema teologico
può sussistere se non è permeato dall’amore” divino. Infatti – afferma il Papa -
“chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori,
desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama”:
“Conoscenza
e amore si sostengono a vicenda. Come hanno affermato i Padri della Chiesa, chiunque
ama Dio è spinto a diventare in un certo senso teologo, uno che parla con Dio, che
pensa di Dio e cerca di pensare con Dio”.
La riflessione teologica
– ha proseguito il Papa - aiuta il “dialogo con i credenti di altre religioni ed anche
con i non credenti” grazie alla sua razionalità. “Possiamo – infatti - pensare a Dio
e comunicare ciò che abbiamo pensato perché Egli ci ha dotati di una ragione in armonia
con la sua natura”. E’ necessario tuttavia che “la stessa razionalità della teologia”
aiuti “a purificare la ragione umana liberandola da certi pregiudizi ed idee che possono
esercitare un forte influsso sul pensiero di ogni epoca”. Inoltre – ha spiegato -
“conoscere Dio nella sua vera natura”, ovvero come “fonte di perdono”, è anche “il
modo sicuro per assicurare la pace” nel mondo.
In tutto questo, i teologi,
perché il loro metodo sia veramente scientifico, oltre a procedere in modo razionale,
devono essere fedeli alla natura della fede ecclesiale, “sempre in continuità e in
dialogo con i credenti e i teologi che sono venuti prima di noi” perché “il teologo
non incomincia mai da zero” . Quindi il Papa sottolinea “l’unità indispensabile che
deve regnare fra teologi e Pastori”:
“Non si può essere teologi nella
solitudine: i teologi hanno bisogno del ministero dei Pastori della Chiesa, come il
Magistero ha bisogno di teologi che compiono fino in fondo il loro servizio, con tutta
l’ascesi che ciò implica”.
“Cristo è morto per tutti, benché non
tutti lo sappiano o lo accettino”, osserva Benedetto XVI. Questa fede “ci porta al
servizio degli altri nel nome di Cristo; in altre parole l’impegno sociale dei cristiani
deriva necessariamente dalla manifestazione dell’amore divino. Contemplazione di Dio
rivelato e carità per il prossimo – conclude il Papa - non si possono separare, anche
se si vivono secondo diversi carismi”:
“In un mondo che spesso apprezza
molti doni del Cristianesimo - come per esempio l’idea di uguaglianza democratica
- senza capire la radice dei propri ideali, è particolarmente importante mostrare
che i frutti muoiono se viene tagliata la radice dell’albero. Infatti non c’è giustizia
senza verità, e la giustizia non si sviluppa pienamente se il suo orizzonte è limitato
al mondo materiale. Per noi cristiani la solidarietà sociale ha sempre una prospettiva
di eternità”.