Convegno Caritas sulle donne migranti: alto il numero di suicidi in Libano e Giordania
I suicidi delle donne immigrate dall’Indonesia e dall’Etiopia, che lavorano come domestiche
in Libano e in Giordania e vengono sfruttate sul posto di lavoro o per scopi sessuali:
è il tragico fenomeno denunciato in questi giorni a Saly, in Senegal, durante la conferenza
promossa da Caritas internationalis su “Il volto femminile delle migrazioni”, in corso
dal 30 novembre e che si conclude oggi. Najla Chahda, direttrice del Centro per migranti
di Caritas Libano (che ha tre centri a Beirut e dintorni per donne vittime di tratta,
con bambini e ammalate), ha parlato di “un alto numero di suicidi tra le donne etiopi”:
a luglio una lavoratrice domestica si è gettata dall’ottavo piano dell’abitazione
dove lavorava, a Msaytbeh. Altre quattro donne etiopi si sono uccise l’anno scorso.
Il suicidio è un problema serio, anche tra le donne indonesiane. Molte temono che
il marito rimasto a casa, si sposi con una seconda moglie, mentre loro lavorano per
mandare soldi alla famiglia. Stessa situazione si ripete in Giordania. “Tante donne
indonesiane si uccidono gettandosi dalla finestra – ha raccontato Suhad Zarafili,
della Caritas della Giordania . Nella nostra clinica curiamo tante donne migranti
malate fisicamente e psicologicamente per il duro lavoro e gli abusi subiti. Soffrono
moltissimo, soprattutto se hanno lasciato i figli a casa”. Molte donne soffrono di
schizofrenia, alcune smettono di mangiare, altre diventano violente e aggrediscono
i loro datori di lavoro. Merlie B. Mendoza, della Caritas di Manila, ha parlato di
“milioni di migranti filippini che fuggono dalla povertà e dai disastri ambientali.
Dobbiamo fare in modo che la conferenza non si concluda solo con raccomandazioni politiche,
ma che porti cambiamenti positivi, sostanziali, sulla vita delle persone di cui si
parla”.(C.P.)