Vertice dell'Osce. Il cardinale Bertone: lavorare per la pace, la sicurezza e la
libertà religiosa
Le attuali sfide della sicurezza e gli insegnamenti della Chiesa: sono stati al centro
del discorso che il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha fatto all’avvio
del vertice dei Capi di Stato o di Governo dei 56 Stati partecipanti all’Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), che si svolge oggi e domani ad
Astana, in Kazakhstan. La Santa Sede è membro a pieno titolo dell’Organizzazione e
partecipa con la Delegazione guidata dal cardinale Bertone e composta, tra gli altri,
da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; mons. Miguel
Maury Buendía, nunzio apostolico in Kazakhstan; mons. Michael W. Banach, rappresentante
permanente della Santa Sede presso l’Osce. A conclusione del vertice, nei giorni 3-4
dicembre, il cardinale Bertone farà una visita pastorale in Kazakhstan, accompagnato
da mons. Mamberti. Al vertice intanto emerge il bisogno di rilancio dell’Organizzazione.
Il servizio di Fausta Speranza:
Il cardinale
Bertone ricorda l’Atto di Helsinki con cui si dava il via nel 1975 all’Osce: “uno
– dice – degli strumenti più significativi del dialogo internazionale”. “La pace –
ribadisce il cardinale Bertone - non è assicurata solo quando le armi tacciono; è
piuttosto il risultato della cooperazione degli individui da una parte e delle società
stesse dall’altra, ed è anche il risultato del rispetto di alcuni imperativi etici”.
Questi principi hanno ispirato azioni efficaci ma molto lavoro resta da fare anche
per le sempre nuove sfide in tema di sicurezza. Il segretario di Stato ribadisce il
cuore di ogni riflessione della Chiesa: “Obiettivo comune degli Stati dovrebbe essere
la tutela e il rispetto della dignità umana che unisce l’intera famiglia umana, un’unità
radicata nei quattro principi fondamentali della centralità della persona umana, della
solidarietà, della sussidiarietà e del bene comune”. Il cardinale Bertone sottolinea
che “questi principi sono più che consoni al concetto comprensivo della sicurezza
che è alla base dell’Organizzazione”. E dunque alcune raccomandazioni: incoraggia
azioni mirate contro gli armamenti cosiddetti “leggeri” e “convenzionali” così come
le armi di distruzione di massa. Poi chiede etica: “Proprio la crisi economico-finanziaria
ha mostrato l’importanza della dimensione etica per il settore economico-ambientale
e la necessità di non trascurare i principi di solidarietà, di gratuità e della logica
del dono anche nelle relazioni interstatali, per poter realizzare pace e sicurezza
eque, giuste e durature”. Poi il riferimento al rispetto dei diritti dei migranti
e della famiglia. La Santa Sede sottolinea, in particolar modo, - ricorda -
il diritto di riunificare le famiglie, che gli Stati partecipanti si sono impegnati
a facilitare nell’Atto Finale di Helsinki, nel Documento di Madrid del 1983 e nel
Documento Finale di Vienna del 1989. Poi parole sulla libertà religiosa. “Purtroppo
si nota – afferma chiaramente il segretario di Stato - una “crescente marginalizzazione
della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni
ambiti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”. Intolleranza
e discriminazione a causa di motivi religiosi, in special modo contro i Cristiani.
“La comunità internazionale – afferma - deve combattere l’intolleranza e la discriminazione
contro i Cristiani con la stessa determinazione con cui lotta contro l’odio nei confronti
di membri di altre comunità religiose”. E gli Stati partecipanti all’Osce si sono
impegnati a farlo. Poi spiega: “La vita religiosa, quale fattore importante per la
vita sociale e culturale dei Paesi, non è minacciata solo da restrizioni vessatorie,
ma anche dal relativismo e da un falso secolarismo, che esclude la religione dalla
vita pubblica”. “Ecco perché – spiega il segretario di Stato - è di vitale importanza
per i credenti partecipare liberamente al dibattito pubblico per presentare così una
visione del mondo ispirata dalla loro fede”. In questo modo essi “contribuiscono alla
crescita morale della società in cui vivono”.
Bisogna dire che si tratta
del settimo vertice dalla fondazione dell’Organizzazione. E in queste prime ore, tutti
gli interventi hanno fatto riferimento all’impegno a far sì che questo vertice di
fine 2010 segni una fase nuova, una rinascita. L’obiettivo lo ha detto chiaramente
il presidente del Paese ospite, Nazarbayev: ''la costituzione di uno spazio unico
di sicurezza dall'Atlantico al Pacifico, dall'Oceano Artico all'Oceano Indiano''.
Al momento hanno parlato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che ha
indicato come priorità il rispetto dei diritti umani e la libertà di stampa” in un
momento in cui – ha detto ''la democrazia è sotto pressione''. Nel suo discorso la
Clinton ha evitato di fare alcun riferimento diretto all'attività del sito dell'australiano
Julian Assange. Il presidente russo Dimitri Medvedev ha raccomandato il rilancio dell'Osce
con la sua capacità di mediazione e prevenzione di conflitti per respingere quello
che definisce “l'uso della forza militare”. Il presidente del Consiglio italiano,
Silvio Berlusconi, pone in guardia da ''minacce esterne che travalicano i confini
dei singoli Stati: il terrorismo, il crimine organizzato, gli attacchi informatici,
la tratta degli esseri umani, il traffico internazionale di droga''. “Ora – aggiunge
- dopo che Usa e Russia hanno rilanciato le loro relazioni c'è la possibilità di
riunire le forze per porre un argine a queste minacce'' globali.