In occasione della Giornata mondiale di lotta all’Aids, l’Unicef ha presentato a New
York il quinto rapporto di aggiornamento “Bambini e Aids”, realizzato congiuntamente
con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altre agenzie delle Nazioni Unite. Una
generazione libera dall’Aids è possibile, ma la comunità internazionale, per raggiungere
questo obiettivo, deve incrementare gli interventi per fornire accesso universale
alla prevenzione. Ogni giorno, infatti, stando ai dati riportati, un migliaio di bambini
dell’Africa subsahariana contrae il virus Hiv, responsabile dell’Aids, attraverso
la trasmissione madre-figlio. “Ci sono prove che dimostrano che l’eliminazione di
questo tipo di trasmissione è possibile”, afferma il direttore generale dell’Oms,
Margaret Chan, ma il problema è l’esclusione di milioni di donne e bambini dalle cure
a causa di discriminazioni legate al genere, alla condizione economica, alla dislocazione
geografica, ai livelli d’istruzione e allo status sociale. Nonostante ciò, la situazione
migliora, soprattutto nell’Africa orientale e meridionale: qui nel 2009 il 68% delle
donne in gravidanza sieropositive ha ricevuto farmaci antiretrovirali per prevenire
la trasmissione madre-figlio. Di questo passo, l’obiettivo sarà raggiungibile entro
il 2015. L’Aids è ancora una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età
riproduttiva e soprattutto delle mamme nei Paesi dove l’epidemia è generalizzata.
Ogni anno nascono 370mila bambini colpiti dal virus Hiv e i neonati sono particolarmente
vulnerabili: la metà di essi, se privata delle cure necessarie, non raggiunge il secondo
anno di età. (R.B.)