L’incontro tra due mondi, a 50 anni dall’avvio di relazioni diplomatiche tra Turchia
e Santa Sede
“L’incontro tra due mondi”. Il tema della Giornata di studio, organizzata oggi a Roma
dalla Comunità di Sant’Egidio, in occasione del 50.mo anniversario dell’instaurazione
delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Turchia. Il servizio di Roberta
Gisotti:
Esponenti
della cultura e del mondo accademico, personalità laiche e religiose rappresentanti
della diplomazia, impegnati a scambiare esperienze, idee, opinioni sul presente e
il domani della Turchia, senza dimenticare il passato di questo Paese, costituzionalmente
laico, governato oggi da un Partito confessionale. Al centro dell’attenzione il futuro
dei rapporti tra cristiani e musulmani. Attivati al Terzo Millennio, Oriente ed Occidente,
Turchia ed Europa appaiono infatti ancora due mondi separati? Andrea Riccardi,
fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ordinario di Storia contemporanea nell’Università
di Roma Tre:
R. - Non due mondi separati ma due mondi che hanno una
storia di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e governo turco. Due mondi che hanno
tanti scambi e tra cui esistono tanti ponti. Io credo che nel mondo globalizzato e
nel mondo del dialogo, la Turchia sia un giocatore globale con cui bisogna fare i
conti.
D. – Non crede, professore, che il dialogo culturale segni il
passo rispetto alle ragioni della politica che in questo ultimo cinquantennio sembrano
aver creato maggiori fossati nei rapporti tra Oriente e Occidente?
R.
–Io credo che ogni politica e ogni dialogo abbia bisogno di un incontro tra culture.
A
mezzo secolo dall’apertura di relazioni diplomatiche con il Vaticano, a che punto
siamo nel cammino dei rapporti tra cristiani e musulmani in Turchia? Quali nuove sfide
da affrontare? Kenan Gürsoy, ambasciatore turco presso la Santa
Sede:
"Je suis le seizième ambassadeur et c’est la première fois que
la Turquie… Io sono il sedicesimo ambasciatore ed è la prima volta che la
Turchia invia un ambasciatore che non ha una formazione diplomatica, che non proviene
da una carriera diplomatica, ma che è un professore di filosofia. Questo dimostra
come la Turchia voglia creare relazioni che siano oltre che diplomatiche, relazioni
culturali, relazioni profonde, relazioni filosofiche ed etiche. Questo è molto importante
per noi perché per la Turchia la Santa Sede è il luogo con il quale abbiamo avuto
sempre molte relazioni nell’arco di diversi secoli, già dal XVII secolo. A questo
scopo, cerchiamo di mettere in contatto le università, creando delle relazioni tra
le facoltà che si trovano nelle università della Turchia e quelle delle università
pontificie. Vogliamo anche dimostrare che la cultura di un Paese come la Turchia,
a maggioranza musulmana, non è la cultura di un Paese ostile a qualsiasi tipo di iniziativa
per la pace nel mondo. Noi abbiamo il grande desiderio di farci conoscere, di presentarci
con la nostra filosofia, con la nostra saggezza affinché il mondo occidentale possa
meglio conoscere la nostra situazione e - soprattutto la Santa Sede - comprendere
bene che il livello intellettuale rappresenta la saggezza religiosa di un popolo".
(mg)