Le migrazioni e il contributo delle comunità in diaspora allo sviluppo dell’Africa
Dall’Elenco Finale delle Proposizioni del Sinodo dei Vescovi per l'Africa (23 ottobre
2009):
Il Sinodo fa appello ai governi perché, da una giusta ridistribuzione
dei frutti dello sviluppo, provvedano alla sicurezza della società e ai bisogni essenziali
della vita dei più vulnerabili (...)
L’insicurezza della vita e della
proprietà e la mancanza del buon ordine accresce l’emigrazione e la fuga di cervelli
e di conseguenza aumenta la povertà(...)
Il Sinodo invita anche i governi
africani a creare un clima di sicurezza e di libertà per attuare programmi di sviluppo
e di creazione di lavoro, dissuadendo così i loro cittadini dal lasciare la casa diventando
rifugiati, e a prendere iniziative che incoraggino i rifugiati a ritornare, con programmi
di accoglienza per loro.
Come sottolineato dai Vescovi africani in questi
passaggi delle Proposizioni Finali del Sinodo svoltosi in Vaticano, la migrazione
è oggi una componente essenziale del processo di sviluppo dell’Africa. I migranti
contribuiscono in maniera sostanziale ai PIL nazionali sia dei Paesi d’origine, attraverso
le rimesse, sia dei Paesi in cui hanno trovato lavoro. Tuttavia, la prospettiva
di un ritorno degli intellettuali africani e un loro impegno al servizio dello sviluppo
delle proprie terre d’origine deve fare i conti con le numerose incertezze socio-politiche
e con le difficoltà economiche in cui si trovano molte nazioni africane.
Aiutare
il ritorno di questa “materia grigia” in Africa aiuterebbe proprio il protagonismo
di quegli africani professionalmente specializzati che potrebbero riportare in patria
valori come l’etica, il rispetto delle leggi, la passione per il lavoro, lo sforzo
di apprendere e investire in Africa, l’amore per la propria terra d’origine. E potebbero
contribuire positivamente nella promozione della giustizia, della riconciliazione
e della pace.
Dai Vescovi africani viene anche un appello sia ai Paesi
ricchi, affinché “non si concentrino unicamente a costruire barriere ma si adoperino
per prevenire il fenomeno migratorio, sostenendo i Paesi africani” con aiuti economici
e politici, sia ai Paesi africani perché “Le migrazioni sono dovute a povertà,
guerre, disoccupazione…” Le migrazioni riguardano centinaia di migliaia dei
“semplici Africani”, distruggono le famiglie, influiscono la vita delle persone umane,
ciascuna una immagine e somiglianza di Dio.
Recentemente, incontri come “I
nuovi volti delle migrazioni in Africa e il ruolo della Chiesa in Africa”, organizzato
dal SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e Madagascar) e dall’ICMC
(Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni) tenutosi a Roma, e quello
a Tunisi nella sede della Banca Africana dello Sviluppo o ancora quella realizzata
in collaborazione con la comunità in diaspora a Washington, nella Banca Mondiale,
esprimono la speranza e la ricerca di strade nuove affinchè gli emigrati all’estero
possano giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla povertà.
Nel suo intervento
presso la Banca Africana dello Sviluppo, il Premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka
ha sollecitato gli emigrati a investire in attività che possano generare occupazione.
Soyinka sottolinea inoltre il ruolo fondamentale dei media, che hanno il potere di
divulgare i contributi degli intellettuali emigrati, valorizzandoli e facendo ricadere
gli effetti positivi in terra d’Africa oltre che nel mondo intero. Infine, l’importanza
del contributo delle comunità in diaspora all’economia globale sarà anche il tema
al centro della discussione del prossimo Forum Sociale, che si terrà a Dakar il prossimo
febbraio e che riunirà nella capitale senegalese movimenti di base e associazioni
di tutto il mondo, attivi nell’elaborazione di nuove politiche nelle quali l’uomo
e le società sostituiscano il profitto, nella gerarchia delle priorità. In occasione
del Forum, nella simbolica Isola di Goré, porto di partenza del disumano commercio
degli schiavi e oggi icona delle enormi sofferenze che hanno sempre accompagnato l’esodo
delle popolazioni, verrà firmata una Carta Mondiale dei Migranti. Sarà una rivendicazione
ufficiale dei diritti dei migranti presso tutti i governi del mondo.
Concretamente,
come può questa diaspora contribuire già oggi allo sviluppo dei Paesi d’origine? Molti
esperti concordano sul fatto che il contributo economico trasferito dai migranti alle
famiglie supera di molto l’aiuto pubblico allo sviluppo. Ma questo enorme potenziale
economico non può tuttavia apportare un progresso di lungo periodo, se non viene coscientemente
usato a beneficio di iniziative che inneschino circoli virtuosi di produzione di lavoro
e di ricchezza nei paesi di origine.
Inoltre, buona parte delle rimesse vengono
affidate dagli emigrati ad organizzazioni informali e criminose che non garantiscono
un trasferimento trasparente di questo denaro. Di qui l’idea lanciata da un gruppo
di giovani africani che vivono in Italia, per creare una Banca Etica della Diaspora
Africana. In essa dovrebbero convergere le rimesse degli emigranti africani su progetti
eticamente ed economicamente sostenibili.
La collega Marie José Muando della
redazione francese africa della Radio Vaticana ha raccolto la testimonianza del Presidente
della Banca, Francis Nzepa. Nzepa sottolinea come “gli stessi meccanismi
della cooperazione internazionale allo sviluppo tendono ad escludere una collaborazione
con gli intellettuali africani, o comunque non promuovono il ritorno dei cervelli
in fuga…”: