Il Papa scrive a Bartolomeo I per la Festa di Sant’Andrea: serve una comune testimonianza
dei cristiani agli uomini di oggi
Progredire sul cammino verso la piena comunione: è l’esortazione espressa da Benedetto
XVI in un messaggio al Patriarca ortodosso, Bartolomeo I, in occasione dell’odierna
festa di Sant’Andrea Apostolo, patrono del Patriarcato ecumenico. Il documento è stato
consegnato a Bartolomeo I dal cardinale Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano
per l’Unità dei Cristiani, che si trova ad Instanbul assieme ad una delegazione vaticana
per la festa di Sant’Andrea. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La festa
di Sant’Andrea, scrive il Papa, rappresenta “un forte invito a rinnovare la propria
fedeltà all’insegnamento degli Apostoli e a divenire annunciatori instancabili della
fede in Cristo, con la parola e la testimonianza della vita”. In questo nostro tempo,
avverte Benedetto XVI, “tale invito è urgente come non mai e interpella tutti i cristiani”.
In un mondo segnato da “una crescente interdipendenza e solidarietà”, infatti, “siamo
chiamati a proclamare con rinnovata convinzione la verità del Vangelo e a presentare
il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali
degli uomini e delle donne di oggi”. Per poter riuscire in questo “grande compito”,
si legge nel messaggio, “dobbiamo continuare a progredire sul cammino verso la piena
comunione, mostrando di avere già unito i nostri sforzi per una comune testimonianza
al Vangelo di fronte agli uomini del nostro tempo”. Per questa ragione, il Papa esprime
la sua sincera gratitudine al Patriarca ecumenico per l’ospitalità offerta lo scorso
ottobre a Rodi ai delegati delle Conferenze episcopali d’Europa, che si sono riuniti
con i rappresentati delle Chiese Ortodosse d’Europa per il II Forum cattolico-ortodosso
sul tema “Rapporti Chiesa – Stato: prospettive teologiche e storiche”. Il Papa assicura
infine di seguire “con attenzione” i “saggi sforzi” di Bartolomeo I “per il bene dell’Ortodossia
e per la promozione dei valori cristiani in molti contesti internazionali”.
Il
cardinale Kurt Koch è dunque a Istanbul, assieme alla delegazione della Santa Sede
per la Festa del Patriarcato Ecumenico. La visita avviene nel quadro dello scambio
di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per
la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e, appunto, il 30 novembre a Istanbul per
la celebrazione di Sant’Andrea. Tra i momenti forti di questa mattina, la solenne
Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar e l’incontro
della delegazione vaticana con il Patriarca e con la Commissione sinodale incaricata
delle relazioni con la Chiesa cattolica. Nel servizio di Alessandro Gisotti
proponiamo alcuni pensieri del Papa sulla figura di Sant’Andrea, tratti dall’udienza
generale del 14 giugno 2006:
“Abbiamo
trovato il Messia”: è la notizia straordinaria che Andrea annuncia al fratello maggiore
Pietro. Per questo, ricorda Benedetto XVI, Sant’Andrea è definito dalla Chiesa bizantina
come il Protoclito ovvero “il primo chiamato”. Il Papa sottolinea che proprio come
Pietro e Andrea, anche Roma e Costantinopoli sono legate da un rapporto speciale,
sono Chiese sorelle. Incurante dei pericoli, rammenta ancora il Papa, Andrea è un
testimone coraggioso della fede, porta agli altri con entusiasmo la Buona Novella.
Un esempio che siamo chiamati a seguire anche oggi:
“L'apostolo Andrea,
dunque, ci insegni a seguire Gesù con prontezza, a parlare con entusiasmo di Lui a
quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità,
ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e
della nostra morte”.
Andrea, è la riflessione del Papa, è anche
l’Apostolo che non teme di porre domande a Gesù. Al Signore chiede per esempio come
cinque pani e due pesci possano sfamare una moltitudine di persone e quando avverrà
la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Anche in questo caso, Andrea ci mostra un
modo, un atteggiamento personale per vivere la nostra amicizia con Gesù:
“Dalla
vicenda possiamo dedurre che non dobbiamo temere di porre domande a Gesù, ma al tempo
stesso dobbiamo essere pronti ad accogliere gli insegnamenti, anche sorprendenti e
difficili, che Egli ci offre”.
Pietro a Roma, Andrea in Grecia.
I due fratelli, avverte il Papa, sono uniti nella testimonianza evangelica e nel martirio.
Entrambi, chiamati ad essere pescatori di uomini, moriranno in Croce, proprio come
il Signore. Ecco allora, che l’Apostolo Andrea ci indica che la Croce è beata, perché
è la via della nostra redenzione:
“Noi dobbiamo imparare di qui una
lezione molto importante: le nostre croci acquistano valore se considerate e accolte
come parte della croce di Cristo, se raggiunte dal riverbero della sua luce. Soltanto
da quella Croce anche le nostre sofferenze vengono nobilitate e acquistano il loro
vero senso”.