All'Opera di Roma, anteprima benefica del "Moise et Pharaon" diretto da Riccardo Muti
Con un’anteprima benefica in favore di Agenda Sant'Egidio e alla presenza del Presidente
italiano Giorgio Napoletano, si apre questa sera (30 novembre) la stagione del Teatro
dell'Opera di Roma con un'opera grandiosa e rara, "Moïse et Pharaon" di Rossini, diretta
da Riccardo Muti. L'allestimento di Pier'Alli, un cast di assoluto prestigio e le
coreografie del cinese Shen Wei impegnati nello spettacolo in cui centrale è la figura
di Mosè e del popolo ebraico con la sua fede e il sua anelito di libertà. Il servizio
di Luca Pellegrini:
Opera "d'un
caractère austère et religieux": così scrivevano in un Avertissement anteposto al
libretto del grand-opéra rossiniano, andato in scena a Parigi nel marzo del 1827,
i due librettisti Luigi Balocchi e Étienne de Jouy. Penultimo impegno del compositore
pesarese in terra francese, Moïse et Pharaon ripercorre i momenti salienti dell'esodo
del popolo ebraico dalla terra d'Egitto portando sulla scena momenti grandiosi e spettacolari,
danze e ampie pagine corali. Ma parte da un'immagine "oratoriale", seppure fastosa,
l'allestimento scenico di Pier'Alli, che dell'opera firma anche
regia e costumi. Dove la Bibbia è il Libro sacro di riferimento dal quale lo spettacolo
prende vita e senso, come conferma l'artista:
R - La Bibbia è un tema
fondamentale, una sorta di mito che permane nella coscienza del popolo ebraico, nella
cultura, a fondamento della loro religiosità e questo è molto presente nel rappresentare
questa storia. E' un soggetto e un elemento di riflessione continua del popolo. E
questo l'ho evidenziato in alcuni momenti dello spettacolo. Il viaggio e il Mar Rosso
è un passaggio iscritto nella cultura profonda ebraica e viene vissuto ogni giorno.
D - Maestro, la scrittura e il Libro sono i due elementi legati alla
cultura e alla religione ebraica che ritroviamo disseminati lungo tutto lo scorrere
dello spettacolo...
R. - Il Libro è un elemento che ricorre frequentissimo
nel modo di rappresentare il popolo ebraico. In un grande contenitore estremamente
geometrico, in cui prima di tutto devi rimanere fedele al modulo rossiniano, al suo
modo di esprimere la musica, questo luogo è come un luogo della memoria in cui sono
depositate, in alcune fessure della scena, dei libri: personaggi di una cerimonia
ebraica estraggono questi libri e leggono. Questa lettura si riflette poi nella visione
totale della scena perché è una scrittura che si innesta nelle tematiche fondamentali:
la sabbia, il deserto, il viaggio, il mare. E' un elemento che già viene contenuto
nel preludio musicale e che poi ritorna durante lo spettacolo perché nel momento,
ad esempio, del balletto del terzo atto la scrittura viene bruciata, è il momento
di maggior contrasto tra le culture, una brutalizzazione e una violenza fatta dal
popolo egiziano all'ebreo. Il tema della scrittura ritorna frequente fino alla fine,
fino al momento in cui il Mar Rosso è un mare-acqua che scorre su una scrittura che
racconta l'esodo.(gf)