2010-11-30 15:49:07

All'Opera di Roma, anteprima benefica del "Moise et Pharaon" diretto da Riccardo Muti


Con un’anteprima benefica in favore di Agenda Sant'Egidio e alla presenza del Presidente italiano Giorgio Napoletano, si apre questa sera (30 novembre) la stagione del Teatro dell'Opera di Roma con un'opera grandiosa e rara, "Moïse et Pharaon" di Rossini, diretta da Riccardo Muti. L'allestimento di Pier'Alli, un cast di assoluto prestigio e le coreografie del cinese Shen Wei impegnati nello spettacolo in cui centrale è la figura di Mosè e del popolo ebraico con la sua fede e il sua anelito di libertà. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Opera "d'un caractère austère et religieux": così scrivevano in un Avertissement anteposto al libretto del grand-opéra rossiniano, andato in scena a Parigi nel marzo del 1827, i due librettisti Luigi Balocchi e Étienne de Jouy. Penultimo impegno del compositore pesarese in terra francese, Moïse et Pharaon ripercorre i momenti salienti dell'esodo del popolo ebraico dalla terra d'Egitto portando sulla scena momenti grandiosi e spettacolari, danze e ampie pagine corali. Ma parte da un'immagine "oratoriale", seppure fastosa, l'allestimento scenico di Pier'Alli, che dell'opera firma anche regia e costumi. Dove la Bibbia è il Libro sacro di riferimento dal quale lo spettacolo prende vita e senso, come conferma l'artista:

R - La Bibbia è un tema fondamentale, una sorta di mito che permane nella coscienza del popolo ebraico, nella cultura, a fondamento della loro religiosità e questo è molto presente nel rappresentare questa storia. E' un soggetto e un elemento di riflessione continua del popolo. E questo l'ho evidenziato in alcuni momenti dello spettacolo. Il viaggio e il Mar Rosso è un passaggio iscritto nella cultura profonda ebraica e viene vissuto ogni giorno.

D - Maestro, la scrittura e il Libro sono i due elementi legati alla cultura e alla religione ebraica che ritroviamo disseminati lungo tutto lo scorrere dello spettacolo...

R. - Il Libro è un elemento che ricorre frequentissimo nel modo di rappresentare il popolo ebraico. In un grande contenitore estremamente geometrico, in cui prima di tutto devi rimanere fedele al modulo rossiniano, al suo modo di esprimere la musica, questo luogo è come un luogo della memoria in cui sono depositate, in alcune fessure della scena, dei libri: personaggi di una cerimonia ebraica estraggono questi libri e leggono. Questa lettura si riflette poi nella visione totale della scena perché è una scrittura che si innesta nelle tematiche fondamentali: la sabbia, il deserto, il viaggio, il mare. E' un elemento che già viene contenuto nel preludio musicale e che poi ritorna durante lo spettacolo perché nel momento, ad esempio, del balletto del terzo atto la scrittura viene bruciata, è il momento di maggior contrasto tra le culture, una brutalizzazione e una violenza fatta dal popolo egiziano all'ebreo. Il tema della scrittura ritorna frequente fino alla fine, fino al momento in cui il Mar Rosso è un mare-acqua che scorre su una scrittura che racconta l'esodo.(gf)







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