Il cardinale Ravasi sull'evoluzione biologica: primitiva e superata la divisione tra
evoluzionismo e creazionismo
C’è un nuovo rispetto fra scienza e fede, che si riconoscono come vie diverse che
procedono parallelamente ad indagare la stessa realtà. Un’analisi complessa del dialogo
tra scienza, filosofia e teologia ha caratterizzato il convegno milanese promosso
dall’Associazione dei medici cattolici con il Pontificio Consiglio per la Cultura
con l'obiettivo di arrivare all'instaurazione di un rispetto reciproco, in materia
di evoluzione biologica, fra creazionismo ed evoluzionismo. Il servizio di Fabio
Brenna:
Un rispetto
che si basa sul riconoscere la necessità di approcci differenti e legittimi per l’interpretazione
dell’essere: se la scienza si occupa delle questioni di scena, la filosofia e la teologia
affrontano le questioni di fondamento, la ricerca del perché, le finalità di ciò che
accade. Nelle conclusioni del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente
del Pontificio Consiglio per la Cultura, il riconoscimento dei benefici del ritrovato
e franco dialogo fra le diverse discipline.
“Primo vantaggio è quello
che, a livello popolare, soprattutto a livello scolastico, si finisca con quella idea
secondo la quale chi afferma l’evoluzione è necessariamente ateo e il credente deve
necessariamente combattere l’evoluzione. Sono affermazioni che vengono fatte in maniera
molto primitiva. Questo non accade più, a livello alto, tra gli scienziati ed i teologi.
Secondo vantaggio è che a livello umano generale, c’è un’interpretazione della realtà
che ha bisogno del contributo di tante voci. E’ un’interpretazione corale, è un’interpretazione
sinfonica a più voci. Terzo: riconoscere la dignità che hanno tutte le grandi discipline:
da un lato la scienza e dall’altra parte la teologia e la filosofia, perché sono sguardi
diversi dati alla realtà e sono interpretazioni che, da angoli di visuali diversi,
permettono di capire di più chi siamo, come siamo e quale meta dobbiamo raggiungere”.
Il
cardinale Ravasi, citando Benedetto XVI, ha quindi evidenziato come il processo evolutivo
può entrare nel progetto divino della creazione. Anche in questo ambito si innesta
il rapporto fra fede e ragione, che non a caso – ha sottolineato il porporato – viene
indicato dal Papa come la grande sfida della contemporaneità:
“Ormai,
il dialogo tra fede e ragione è un dialogo assolutamente riconosciuto come necessario
anche da coloro che, a prima vista – poniamo, ad esempio, i fondamentalisti da una
parte per la fede, gli scientisti, gli scienziati polemici, dall’altra parte – riconoscono
che la loro strumentazione è insufficiente a decifrare il mistero della realtà. Non
è necessaria soltanto la fede, la teologia per comprendere di più l’uomo. Pensiamo:
si può vivere senza arte? Si può vivere senza poesia? Si può vivere senza musica?
Queste realtà non appartengono alla scienza in senso stretto: sono piuttosto sorelle,
eventualmente, della teologia e della filosofia; però, ci danno concezioni ed interpretazioni
e visioni che sono di alto profilo e che sono altrettanto degne di dignità”.
Precisa
l’indicazione che il cardinale Ravasi ha dato ai credenti, a rispettare cioè i dati
scientifici e i dati teologici senza tentazioni apologetiche. Mentre ai non credenti
che operano nell’orizzonte scientifico, il porporato ha chiesto di riconoscere la
non-esauribilità dell’essere e dell’uomo solo ricorrendo a parametri di verificabilità
scientifica. (gf)