2010-11-27 14:54:45

Il cardinale Ravasi sull'evoluzione biologica: primitiva e superata la divisione tra evoluzionismo e creazionismo


C’è un nuovo rispetto fra scienza e fede, che si riconoscono come vie diverse che procedono parallelamente ad indagare la stessa realtà. Un’analisi complessa del dialogo tra scienza, filosofia e teologia ha caratterizzato il convegno milanese promosso dall’Associazione dei medici cattolici con il Pontificio Consiglio per la Cultura con l'obiettivo di arrivare all'instaurazione di un rispetto reciproco, in materia di evoluzione biologica, fra creazionismo ed evoluzionismo. Il servizio di Fabio Brenna:RealAudioMP3

Un rispetto che si basa sul riconoscere la necessità di approcci differenti e legittimi per l’interpretazione dell’essere: se la scienza si occupa delle questioni di scena, la filosofia e la teologia affrontano le questioni di fondamento, la ricerca del perché, le finalità di ciò che accade. Nelle conclusioni del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il riconoscimento dei benefici del ritrovato e franco dialogo fra le diverse discipline.

“Primo vantaggio è quello che, a livello popolare, soprattutto a livello scolastico, si finisca con quella idea secondo la quale chi afferma l’evoluzione è necessariamente ateo e il credente deve necessariamente combattere l’evoluzione. Sono affermazioni che vengono fatte in maniera molto primitiva. Questo non accade più, a livello alto, tra gli scienziati ed i teologi. Secondo vantaggio è che a livello umano generale, c’è un’interpretazione della realtà che ha bisogno del contributo di tante voci. E’ un’interpretazione corale, è un’interpretazione sinfonica a più voci. Terzo: riconoscere la dignità che hanno tutte le grandi discipline: da un lato la scienza e dall’altra parte la teologia e la filosofia, perché sono sguardi diversi dati alla realtà e sono interpretazioni che, da angoli di visuali diversi, permettono di capire di più chi siamo, come siamo e quale meta dobbiamo raggiungere”.

Il cardinale Ravasi, citando Benedetto XVI, ha quindi evidenziato come il processo evolutivo può entrare nel progetto divino della creazione. Anche in questo ambito si innesta il rapporto fra fede e ragione, che non a caso – ha sottolineato il porporato – viene indicato dal Papa come la grande sfida della contemporaneità:

“Ormai, il dialogo tra fede e ragione è un dialogo assolutamente riconosciuto come necessario anche da coloro che, a prima vista – poniamo, ad esempio, i fondamentalisti da una parte per la fede, gli scientisti, gli scienziati polemici, dall’altra parte – riconoscono che la loro strumentazione è insufficiente a decifrare il mistero della realtà. Non è necessaria soltanto la fede, la teologia per comprendere di più l’uomo. Pensiamo: si può vivere senza arte? Si può vivere senza poesia? Si può vivere senza musica? Queste realtà non appartengono alla scienza in senso stretto: sono piuttosto sorelle, eventualmente, della teologia e della filosofia; però, ci danno concezioni ed interpretazioni e visioni che sono di alto profilo e che sono altrettanto degne di dignità”.

Precisa l’indicazione che il cardinale Ravasi ha dato ai credenti, a rispettare cioè i dati scientifici e i dati teologici senza tentazioni apologetiche. Mentre ai non credenti che operano nell’orizzonte scientifico, il porporato ha chiesto di riconoscere la non-esauribilità dell’essere e dell’uomo solo ricorrendo a parametri di verificabilità scientifica. (gf)







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