2010-11-27 16:01:32

Haiti al voto domani per scegliere il nuovo presidente della Repubblica e rinnovare l’assemblea nazionale


Nel pieno dell’emergenza colera, la popolazione di Haiti è convocata domani alle urne per le presidenziali. A scegliere il successore di Preval saranno oltre quattro milioni e mezzo di elettori che dovranno rinnovare anche i rappresentanti della Camera e parte di quelli del Senato. I sondaggi danno come favorita Manigat, che si presenta come una moderata di sinistra. Per un quadro politico nel Paese, Eugenio Bonanata ha intervistato Roberto Da Rin, esperto di America Latina per il Sole 24 ore:RealAudioMP3

R. - Sono tre candidature diverse e dai sondaggi fatti finora, mi sembra che la candidata donna di 70 anni, persona moderata, di sinistra, che pare abbia dei precedenti di buona amministrazione, sia quella che abbia maggiore probabilità di successo.

D. - Manca il partito del deposto presidente Aristide e questo crea un po’ di apprensione anche dal punto di vista della sicurezza, perché i suoi sostenitori sono quelli che, in questi mesi, hanno espresso diverse volte e in vari modi dissenso nei confronti della presidenza e anche dell’Onu...

R. - Questo è un potenziale di destabilizzazione molto grande, tanto che tutti i brogli che i candidati temono potrebbero essere fomentati da questa frangia politica. E' un’incognita, nessuno saprà come si potrà colmare questo vuoto di trasparenza. D’altra parte, questo è un Paese disastrato, dove si sono sempre susseguiti brogli e ora, oltretutto, c’è anche una comunità internazionale oltremodo screditata. Sono arrivati molti soldi con il terremoto ma, come al solito, non sono arrivati alla popolazione.

D. - E’ chiaro che chiunque sia il nuovo presidente avrà di fronte questa esigenza, cioè di rimettere a posto le cose nel Paese e far fronte all’emergenza che non si è riusciti ad controllare, in questi mesi...

R. - Sì è così. Il Paese è dilaniato da bande politiche da una parte, e da bande criminali e soprattutto è in emergenza sanitaria continua. Il colera è un problema delle ultime settimane, naturalmente, ma la situazione sanitaria è talmente disastrosa che da sempre sono in agguato mille epidemie.

D. - Il mondo delle Ong chiede cambiamenti al nuovo governo per la risoluzione dei problemi…

R. - Va detto che il mondo delle Ong è presente. Da sempre ci sono delle Ong molto serie che sono stanziali ad Haiti, ma con questo problema del colera anche le Ong internazionali hanno dovuto ridurre la loro attività lavorativa. Ho conosciuto e conosco dei responsabili di Ong che sono rimasti chiusi in casa senza poter lavorare proprio per sfuggire al contagio, quindi c’è anche una situazione ulteriormente aggravata e, se possibile, ancora più insopportabile da un punto di vista sanitario. Un disastro umanitario continuo.

D. - La priorità numero uno della nuova leadership del Paese è proprio quella di ricucire i rapporti con il volontariato e quindi con le organizzazioni umanitarie internazionali?

R. – Sì, proprio perché purtroppo c’è un discredito totale, sfiducia nei confronti di buona parte della comunità internazionale che eroga dei soldi, ma è contestata da alcuni haitiani di distribuirli poi alle cosche e di non farli arrivare alla gente. Invece, la comunità delle Ong è ancora considerata onesta e quindi immune da richieste poco trasparenti. Le Ong rimangono forse un baluardo, in questo Paese. (ma)

Prosegue il duro contrasto tra le due Coree
Botta e risposta a distanza fra le due Coree, oggi, alla vigilia delle manovre navali congiunte Seul-Usa: Pyongyang ha lanciato nuove minacce, promettendo una “pioggia di fuoco” se le manovre ci saranno, mentre nel Sud, ai funerali dei due marines sudcoreani morti nel cannoneggiamento di martedì scorso, i militari promettono che i caduti saranno “vendicati” con una forza “mille volte superiore”. La Corea del Nord ha poi espresso rammarico per la morte di civili nell'attacco all'isola di Yeonpyeong, accusando Seul di averli usati come “scudi umani”. Intanto, prosegue il lavoro delle diplomazie per scongiurare il precipitare della situazione. Contatti di alto livello si sono tenuti tra Cina, Giappone Stati Uniti e le due Coree.

Stati Uniti attentato sventato
Sventato attentato in Oregon, negli Stati Uniti. Le forze di sicurezza hanno arrestato un diciannovenne di origini somale, pronto a far esplodere un’autobomba durante la cerimonia di accensione di un albero di Natale nella città di Portland. L'uomo, che veniva controllato da tempo dalle forze di sicurezza, era entrato in contatto con alcuni esponenti di al Qaeda in Pakistan.

Iran: entrata in funzione centrale nucleare
La centrale nucleare iraniana di Bushehr è entrata in funzione: lo ha annunciato capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi. La centrale di Bushehr costituisce il cuore del controverso programma nucleare iraniano, che i Paesi occidentali ritengono nasconda un programma segreto di armamento nucleare. Parole allarmanti arrivano dal capo di Stato maggiore interforze statunitense, Mike Mullen, secondo il quale l’Iran è sulla via di procurarsi armi atomiche.

Wikileaks
Sono diversi i governi in allarme per il previsto rilascio da parte del sito Wikileaks di documenti diplomatici confidenziali del Dipartimento di Stato Usa. In vista dell'imminente pubblicazione, l’esecutivo britannico ha chiesto agli editori di informare se intendono pubblicare file dal contenuto sensibile. Preoccupato anche il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, che parla di "strategia per colpire il Paese". E il previsto rilascio di nuovi documenti è stato al centro del colloquio telefonico tra segretario di stato Usa, Hillary Clinton, e il suo omologo cinese Yang Jiechi. Anche l’india risulta tra i Paesi allertati dagli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato Usa ha inoltre definito “irresponsabile” il comportamento di Wikileaks che con la pubblicazione di messaggi diplomatici riservati “mette vite in pericolo”. Durissimo anche l'ammiraglio Mike Mullen, capo degli Stati maggiori riuniti americani, che ha definito le azioni intraprese da Wikileaks "estremamente pericolose".

Medio Oriente
Nuove tensioni nelle aree di confine tra le Stato di Israele e la Striscia di Gaza. Un dodicenne palestinese è stato ferito dai colpi di arma da fuoco sparati da soldati israeliani. Intanto, continua a far discutere la proposta avanzata dalla Casa Bianca che prevede garanzie sulla sicurezza d’Israele in cambio di un nuovo blocco edilizio di tre mesi nelle colonie in Cisgiordania. Eliana Astorri ne ha parlato con Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera ed esperto di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. – La situazione è bloccata. Da parte dell’amministrazione americana, c’è questa richiesta pressante che Israele blocchi assolutamente le colonie nei Territori occupati dove, teoricamente, dovrebbe nascere il futuro Stato palestinese. La situazione non è facilitata dal governo Netanyahu, che ha delle frange estremamente vicine ai gruppi dei coloni. In queste frange, la pressione perché le colonie crescano è particolarmente forte. Da settembre ad oggi, le colonie hanno ripreso a crescere specialmente nella zona di Gerusalemme. Ci sono delle differenze di anni-luce tra la visione di Washington e la visione dell’attuale governo in Israele. Per questo, attualmente non vedo un grande spazio per un compromesso.

D. – A proposito dei Territori, il referendum per il ritiro di Israele dalle zone occupate è un ostacolo ulteriore al processo di pace?

R. – Questo naturalmente cambia molto le cose, perché il referendum dovrebbe essere attuato in caso di restituzione di Gerusalemme Est e delle alture del Golan, quindi con eventuali accordi di pace con la Siria. Se ci fossero delle vere prospettive, e se davvero ci fossero delle garanzie, il pubblico potrebbe cambiare. Davanti ad una classe politica, a un governo oggi particolarmente nazionalistico, paradossalmente l’opinione pubblica dello Stato ebraico potrebbe andare più a sinistra del suo governo. Un referendum, quindi, potrebbe davvero spingere il governo a compiere dei passi che il governo stesso non vorrebbe fare.

D. – Circa le elezioni di domani in Egitto, il risultato è già scontato?

R. – Secondo i maggiori commentatori, è scontato. Vengono dati per scontata una partecipazione molto bassa e una maggioranza schiacciante del partito di Mubarak. Ma si prevede anche un elemento nuovo: la crescita politica del figlio di Hosni Mubarak, cioè Gamal, che potrebbe presentarsi come futuro candidato l’anno prossimo, quando dovrà essere scelto il nuovo presidente. (bf)

Russia riconosce strage di Katyn
Sorprendenti rivelazioni della Duma, il parlamento russo. L’assemblea ieri ha approvato una dichiarazione di principio in cui si riconosce che la strage degli ufficiali polacchi, avvenuta nel 1940 a Katyn, fu ad opera dell’Armata rossa su ordine di Stalin.

Moldavia elezioni
Elezioni parlamentari domani in Moldavia. La tornata elettorale – la terza in oltre un anno – dovrebbe mettere fine alla crisi che da mesi vede schierati e contrapposti il blocco filorusso e quello filoeuropeo. Oltre 200 rappresentanti dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa seguiranno le elezioni.

Catalogna elezioni
Catalogna alle urne domani per rinnovare l’assemblea regionale. I sondaggi danno in calo i tre partiti di centrosinistra che hanno governato la regione dal 2003. E’ alto infatti il malcontento per un’economia catalana, che esce indebolita dai sette anni di tripartito, superata per la prima volta al primo posto in Spagna, nel 2009, dalla regione di Madrid. Per il partito socialista del premier spagnolo, Zapatero, si preannuncia quindi una sconfitta che potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale. Per Zapatero, il voto sarà un test importante che aprirà la grande corsa verso le politiche del marzo 2012.

Costa d’Avorio elezioni
Il presidente della Repubblica della Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo, ha decretato il coprifuoco al termine del secondo turno delle elezioni presidenziali di domenica prossima, sottolineando che si tratta di una “misura dissuasiva contro qualche estremista”. La decisione del capo di Stato è stata contestata dal suo antagonista al ballottaggio, l'ex primo ministro, Alassane Dramane Ouattara. Intanto, è morto un simpatizzante di Gbagbo, dopo essere stato aggredito da un militante dell'opposizione: una certa tensione accompagna queste elezioni presidenziali, che maturano dopo anni di inspiegabili rinvii. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 331

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