2010-11-26 15:27:43

Nuovi bombardamenti di Pyongyang in territorio sudcoreano


Ancora alta, tra le due Coree, la tensione militare, scoppiata martedì scorso con il bombardamento da parte di Pyongyang dell’isola sudcoreana di Yeongpyong. Lo stato maggiore di Seul ha denunciato stamani nuove esplosioni sull’isola. Intanto, dopo che gli Stati Uniti hanno inviato unità navali nella regione coreana, anche il governo di Tokyo lancia l’allarme per il rischio di un aggravamento della situazione.

Ad accrescere la tensione il no della Cina alle previste manovre militari di Washington e Seul nel Mar Giallo. A questo riguardo la Corea del Nord si è detta “vigile, ma non preoccupata”. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Francesco Sisci, esperto di Estremo Oriente del quotidiano la Stampa: :RealAudioMP3

R. – Per fortuna, ancora siamo ad uno scontro limitato . Però si sta procedendo verso un conflitto. Dietro a questo, ci sono forse due questioni: una è la successione al trono della Corea del Nord. Il vecchio Kim Jung Il è parzialmente fuori gioco e si sta affermando un nuovo gruppo dirigente. Questo in qualche modo sta facendo delle prove di esercizio del potere. D’altra parte, c’è la difficoltà oggettiva del Paese, che vuole tornare ad un colloquio, che ha bisogno di sostegni forti dall’estero però non vuole assolutamente rinunciare al suo potenziale bellico-militare, incluso quello nucleare, come forza di garanzia. Solo che questo ricatto ormai non viene più accettato da nessuno!

D. – C’è il rischio che altre potenze vengano coinvolte in questo conflitto? Già gli Stati Uniti hanno inviato unità navali …

R. – Gli Stati Uniti, il Giappone e poi certamente, la Cina che è stato finora il grande calmiere di tutta la tensione che però si trova in una posizione sempre più difficile perché la posizione della Corea del Nord è oggettivamente sempre più impegnativa da difendere e oggettivamente mette in maggiori difficoltà la stessa Cina. Questi atti di provocazione arrivano nel momento in cui la Cina sta cercando di ricamare una soluzione pacifica sulla Corea del Nord e quindi vanifica i suoi sforzi e, anzi, le fa perdere la faccia. Cosa succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni? C’è un elemento importante: la Corea del Sud ha dato mandato alle sue forze armate non più di rispondere con una forza proporzionata alle provocazioni e agli attacchi nordcoreani, ma di alzare il livello della risposta. Naturalmente, già questo di per sé implica la possibilità di un’escalation e accetta l’eventualità di un’escalation.

D. – Quali sono i rischi di un aggravarsi del conflitto?

R. – Che appunto si vada ad una guerra. L’esito militare è in qualche modo scontato: cioè, lo sbriciolarsi della Corea del Nord. Cosa farebbe la Corea del Sud? Ingloberebbe il Nord? Se così fosse, si troverebbe affossata per decine di anni – perché tanto ci vorrebbe per riportare alla normalità il Nord. Poi, cosa farebbero le truppe americane? Poi, cosa farebbe il Giappone? Poi, cosa farebbe la Cina? Tutte domande, le cui risposte, in effetti, sono molto difficili da trovare nel tempo di una guerra. Rischia di avvitare intorno a se stessa tutto il mondo, perché in questa regione ci sono la seconda e la terza economia del mondo e quindi tutta l’economia globale, oggi in crisi a seguito della crisi americana, rischia di avvitarsi. Questo avvitamento, a sua volta, avrebbe degli esiti imprevedibili. (gf)







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