Salvare Asia Bibi. Il cardinale Tauran è in Pakistan. Gli estremisti islamici contro
la liberazione
Al via oggi il viaggio in Pakistan del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del
Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Una missione già programmata da
tempo, ma che avviene ora mentre è in primo piano il drammatico caso di Asia Bibi,
la donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“La visita
del cardinale Jean-Louis Tauran rappresenta un grande incoraggiamento per i cristiani
in Pakistan” e “giunge in un momento critico, in cui si registrano crescenti tensioni
sociali e religiose, per il caso di Asia Bibi”: è quanto afferma mons. Lawrence Saldanha,
arcivescovo di Lahore, in un’intervista all’agenzia Fides, in occasione della visita
in Pakistan del cardinale Tauran. Oggi, riferisce Fides, è in programma l’incontro
tra il porporato e le autorità civili, fra le quali il ministro per le Minoranze religiose,
Shahbaz Bhatti, e il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari. Sempre oggi, riferisce
il quotidiano “The Express Tribune”, ripreso dall’Ansa, il ministro Bhatti presenta
al presidente un rapporto su Asia Bibi, chiedendo di modificare la legge sulla blasfemia
per evitare abusi nei confronti delle minoranze religiose.
Dal canto
suo, mons. Saldanha sottolinea che la Chiesa locale è particolarmente preoccupata
“per il clima di crescente intolleranza”. La tensione è salita, rileva il presidente
dell’episcopato pakistano, e “si susseguono manifestazioni e appelli dei gruppi islamici
radicali che intendono acuire la polarizzazione sociale e religiosa”. Di qui, l’auspicio
che la missione del cardinale Tauran serva “a rasserenare gli animi e contribuire
alla soluzione del caso di Asia Bibi”. Per mons. Saldanha, “la modalità più giusta
per la soluzione definitiva del caso” sarebbe “una nuova indagine” e “la celebrazione
del processo davanti all’Alta Corte, per accertare in modo inequivocabile la sua innocenza”.
L’agenzia Fides osserva, infatti, che la grazia presidenziale permetterebbe
la liberazione di Asia Bibi, ma ne ammetterebbe la colpevolezza. E ciò susciterebbe
una rivolta dei gruppi islamisti. Movimenti integralisti islamici, del resto, hanno
già annunciato in questi giorni manifestazioni contro il presidente Zardari e hanno
lanciato minacce al ministro Bhatthi, che si è prodigato per risolvere il caso.
Intanto,
secondo l’agenzia AsiaNews, il marito di Asia Bibi e i suoi 5 figli sarebbero stati
costretti a lasciare la propria casa nel distretto di Sheikupura, per il timore di
ritorsioni da parte dei fondamentalisti islamici, e si sarebbero trasferiti in una
località segreta. La dolorosa vicenda ha ridato forza alle proposte di revisione della
Legge sulla blasfemia. In particolare, si punta ad assegnare le indagini per i reati
di blasfemia all’Alta Corte, in modo da superare i giudizi sommari che caratterizzano
i processi in primo grado, sovente condizionati da pressioni esterne.