Kenya: costretti a non andare a scuola i bambini sfollati della Mau Forest
Centinaia di bambini che vivono nella regione Mau Forest della Rift Valley sono costretti
a non andare a scuola poichè vivono sfollati con le rispettive famiglie in campi profughi
temporanei, dopo essere stati evacuati dalla foresta. Queste famiglie - riferisce
l'agenzia Fides - stanno lottando alla ricerca di mezzi di sussistenza alternativi.
Il complesso della regione rappresenta il più importante bacino di raccolta di acque
di molti laghi e fiumi del Kenya, e gli abitanti lavoravano quasi tutti come agricoltori.
Ora sono impegnati in lavori occasionali mentre il governo cerca di riabilitare il
territorio dopo decenni di sfruttamento per miniere, agricoltura e altre attività.
Nel campo profughi, uno dei più numerosi lungo il confine con la foresta, la frequenza
scolastica sporadica è comune. Nonostante l'educazione scolastica primaria sia ufficialmente
gratuita nel Paese, l'affluenza dei bambini sfollati ha portato a una carenza di personale
e così i genitori hanno dovuto sostenere i costi per pagare insegnanti supplementari.
Nella scuola di Kapkoi, frequentata da oltre un centinaio di bambini provenienti dal
campo di Kapkembu, ci sono solo 11 insegnanti assunti dal governo, troppo pochi considerando
gli oltre mille studenti divisi in 21 classi. Nel campo profughi risiedono circa 600
persone. La scuola ha assunto sei insegnanti privati, tutti a carico della famiglia
del bambino che frequenta e gli importi da sostenere sono molto alti considerando
che queste famiglie hanno difficoltà economiche anche per acquistare il cibo. In questo
momento è difficile perfino trovare lavori occasionali. Nel Paese il mais è ancora
verde e di conseguenza non ci sono possibilità di raccolta nè semina. La situazione
non è diversa nel vicino campo di Tirigoi, che ospita oltre 380 persone e dove la
priorità è guadagnare qualcosa per poter comprare cibo. Questo trasforma l'istruzione
scolastica dei bambini in un lusso. Spesso capita che gli stessi bambini seguano i
genitori alla ricerca di lavori occasionali, per contribuire ai guadagni familiari
o per avere cibo gratuito. Secondo il Segretariato della regione, ci sono altre 7
mila famiglie in attesa di essere sfollate. (R.P.)