Terra Santa: la maggioranza dei giovani cristiani palestinesi vuole restare
La grande maggioranza dei giovani cristiani palestinesi con un buon livello di istruzione
preferirebbero rimanere nel loro Paese piuttosto che emigrare, ma chiedono aiuti per
poterlo fare. È uno dei dati emersi da uno studio commissionato dal “Catholic Aid
Coordination Committee”, un consorzio di organizzazioni cattoliche impegnate nell’aiuto
alle comunità cristiane in Medio Oriente con sede a Gerusalemme. L’indagine – riferisce
l’agenzia Cns - è stata condotta la scorsa primavera e ha interessato tutte le aree
con una significativa presenza cristiana, compresa la Striscia di Gaza coinvolgendo
persone di tutte le categorie sociali. L’obiettivo era appunto di aiutare le agenzie
del Catholic Aid Coordination Committee a coordinare meglio i loro sforzi per venire
incontro ai bisogni della popolazione cristiana in Terra Santa. Dalla ricerca è emersa,
in generale, l’immagine una comunità che si aspetta molto dalla Chiesa, a volte più
di quanto questa sia in grado di offrire: “I cristiani - ha spiegato alla Cns Sami
El-Yousef, direttore regionale della Pontificia Missione per la Palestina - vorrebbero
che la Chiesa si occupasse della loro vita quotidiana, compresa l’assistenza sanitaria,
l’istruzione e la casa e questa è una grande sfida per le organizzazioni cattoliche”.
Ma il dato forse più interessante dell’inchiesta riguarda appunto le nuove generazioni,
da cui dipende il futuro dei cristiani nella regione. Dall’indagine risulta infatti
che i giovani palestinesi, in particolare quelli istruiti, hanno forti legami con
la loro terra e un radicato senso di appartenenza alla Chiesa, dalla quale sperano
di essere aiutati per trovare lavoro, una casa e istruzione. I risultati della ricerca
collimano con quanto emerso dagli interventi al Sinodo Speciale dei vescovi per il
Medio Oriente dello scorso ottobre, in cui, tra le altre cose, si era evidenziata
anche la necessità di incoraggiare i cristiani ad integrarsi nella loro società. Un
intervento utile in questo senso - ha osservato il responsabile dell’agenzia cattolica
- sarebbe di aiutarli ad comprare casa in quartieri misti, piuttosto che finanziare
la costruzione di quartieri abitati da soli cristiani. (L.Z.)