2010-11-21 10:37:30

“Luce del mondo”: anticipazioni dell’atteso libro-intervista sulla Chiesa e i segni dei tempi


Joseph Ratzinger è tornato a conversare con il giornalista tedesco Peter Seewald sulla Chiesa e le sfide del nostro tempo, dopo due libri-intervista realizzati con lui quando era ancora cardinale. In questo servizio di Alessandro Gisotti, proponiamo alcuni passaggi dell’atteso volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che siamo in grado di anticipare:RealAudioMP3

“Veramente, avevo sperato di trovare pace e tranquillità”: Joseph Ratzinger risponde con disarmante semplicità alla domanda di Peter Seewald, che gli chiede di ricordare i suoi sentimenti il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro. Una riflessione, questa, con la quale inizia il primo capitolo del volume, intitolato icasticamente “I Papi non cadono dal cielo”. Benedetto XVI rammenta che era “sicurissimo” che non avrebbe ricevuto questa enorme responsabilità. Tuttavia, osserva che fin dalla sua ordinazione sacerdotale si è sempre affidato alla volontà del Signore, anche quando era diversa dalla sua. “Non posso scegliere quello che voglio. Alla fine – annota il Papa – devo lasciarmi guidare”. Il Santo Padre, scrive il giornalista nella premessa del libro, non si è sottratto ad alcuna domanda, né “ha modificato la parola pronunciata, ma apportato solo piccole correzioni”, a “vantaggio dell’esattezza”. Il risultato è un dialogo franco e diretto in cui il Pontefice risponde a quesiti a 360°, da argomenti leggeri come il suo stile di vita e i suoi film preferiti a questioni fondamentali per la vita della Chiesa e dell’uomo del nostro tempo.

In una domanda, Seewald osserva che mai il Papa è stato potente come oggi perché mai prima d’ora la Chiesa cattolica ha avuto tanti fedeli. “Ma – lo corregge Benedetto XVI – il potere del Papa non è in questi numeri”. E aggiunge: “Stalin aveva effettivamente ragione quando diceva che il Papa non ha divisioni e non può intimare o imporre nulla”. Il Papa è dunque “una persona assolutamente impotente”. Al tempo stesso, sottolinea, egli è però “il rappresentante” e “il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta”, che rimanga viva ed “integra nella sua identità”. Precisa inoltre cosa voglia dire “parlare a nome di Gesù” e cosa significhi realmente che il Romano Pontefice è infallibile. “Ovviamente – avverte – il Papa può avere opinioni personali sbagliate”. Ma “quando parla come Pastore Supremo della Chiesa, nella consapevolezza della sua responsabilità, allora non esprime più la sua opinione”. In quel momento, ribadisce, “egli è consapevole della sua grande responsabilità e, al tempo stesso, delle protezione del Signore; per cui egli non condurrà con una siffatta decisione la Chiesa nell’errore”.

Benedetto XVI indica quali sono i tratti fondamentali che influiscono sull’impostazione del suo Pontificato. “Tutta la mia vita – confida – è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il Cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti”. Al tempo stesso, soggiunge, “ho sempre avuto presente” che il Vangelo “si trova in opposizione a costellazioni potenti” e che “sopportare attacchi ed opporre resistenza quindi fa parte del gioco”. Una resistenza però, tiene ad evidenziare, “tesa a mettere in luce ciò che vi è di positivo”. Benedetto XVI analizza la radice dei mali del nostro tempo. “L’uomo – rileva – aspira ad una gioia senza fine”, anela all’infinito. Ma dove Dio non c’è, questo non gli è concesso. E così deve essere lui stesso a creare la menzogna, il falso infinito” che si tramutano in fenomeni distruttivi come la droga e il turismo sessuale.

Ecco perché, avverte, noi cristiani ci confrontiamo con una sfida urgente. “Dobbiamo vivere – è la sua esortazione - in modo da mostrare che l’infinito di cui l’uomo ha bisogno può venire soltanto da Dio; che Dio è la nostra prima necessità per poter far fronte alle tribolazioni di questo tempo”. La cosa importante, ribadisce, è “che si veda di nuovo che Dio c’è” e rendersi conto che quando viene a mancare, “tutto può anche essere razionale”, ma “l’uomo perde la sua dignità”. Auspica perciò un tempo di conversione, che deve innanzitutto “rimettere Dio al primo posto”. Così facendo, sono le parole fiduciose del Papa, “tutto cambierà”. Benedetto XVI non vede le condizioni per l’indizione di un Concilio Vaticano III, mentre crede che al momento “i sinodi siano lo strumento giusto”. Rileva però il bisogno di “movimenti spirituali” per mezzo dei quali la Chiesa “imprima dei segni e rimetta così al centro la presenza di Dio”.

In uno degli ultimi capitoli, Benedetto XVI riprende alcune riflessioni affidate al suo libro su Gesù di Nazareth. Un’opera, spiega il Papa, “che non ho scritto nella mia piena autorità di Romano Pontefice”. E’ un libro invece che vuole “offrire un’esegesi, un’interpretazione della Scrittura” che non segua “uno storicismo positivista”, ma includa “la fede come elemento dell’interpretazione”. In definitiva, è la domanda universale che Seewald pone al Papa: “Cosa vuole Gesù da noi?”. Vuole, risponde il Santo Padre “che crediamo in Lui. Che ci lasciamo condurre da Lui. Che viviamo con Lui. Divenendo così sempre più simili a Lui e con ciò giusti”. E questo vale tanto più per la Chiesa. “Proprio in questo tempo segnato dagli scandali – ammette il Pontefice – abbiamo fatto esperienza di questa sensazione di tristezza e dolore, di quanto misera sia la Chiesa e di quanto falliscano i suoi membri nella sequela di Gesù Cristo”. Il Papa invita dunque i fedeli a fare esperienza di umiltà e al contempo li rassicura che il Signore, “nonostante la debolezza degli uomini”, “non abbandona la Chiesa”, ma agisce sempre attraverso di essa.







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