Giornata di preghiera, in Italia, per i cristiani perseguitati in Iraq e nel mondo
e per i loro persecutori
La Chiesa italiana ha dedicato la giornata odierna ad una speciale preghiera per i
cristiani perseguitati in Iraq ed in altri Paesi del mondo. Promuovendo l’iniziativa,
il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha chiesto di pregare anche per
i persecutori, “perché tutti possano ricevere la luce della verità e dell'amore”.
Ascoltiamo in proposito Franco Miano, presidente nazionale Azione Cattolica
italiana, al microfono di Fabio Colagrande:
R. – Abbiamo
aderito subito a questa giornata, aderendo all’invito del cardinale Bagnasco e dei
nostri vescovi, perché ci sembrava assolutamente importante – prima di tutto – pregare
e affidare al Signore la vita di questa comunità martoriata, perseguitata. Ma noi
sappiamo che la preghiera non è un gesto che ci porta lontano dalla vita, ma ci porta
al cuore della vita, e quindi è anche un modo per ribadire la speranza: la speranza
che non accadano più situazioni di questo tipo. E d’altra parte, speranza vuol dire
anche responsabilità ed impegno, fare tutto il possibile per quanto possa essere nella
vita dell’Azione Cattolica, per far crescere sensibilità, per sostenere il messaggio
del Santo Padre che chiede ovviamente il rispetto della libertà religiosa, convinti
profondamente che il rispetto della libertà religiosa vada a vantaggio di tutti!
D.
– Quanto fa parte della vocazione di ogni laico cristiano questa solidarietà anche
con comunità in Paesi come l’Iraq, dove è più difficile vivere la propria fede?
R.
– Io credo che appartenga strettamente, proprio costitutivamente alla vita di ogni
laico cristiano, sentirsi unito ad ogni fratello che è in ogni luogo della Terra.
Già il semplice fatto di essere uomini fa sì che, come credenti, ci pensiamo figli
dello stesso padre. Se poi c’è la stessa fede, questo accresce e rafforza ancora di
più quel vincolo di fraternità che già viviamo con tutti gli uomini. Nessuno può pensarsi
da solo. Credo che, anzi, questa solidarietà debba essere sempre più forte nella vita
delle nostre comunità. Spesso noi pensiamo all’Italia quasi come se fosse un’isola
separata dal resto del mondo; invece vorremmo che – anche grazie a questo momento
di preghiera e di solidarietà – possa crescere la sensibilità verso i cristiano perseguitati
in tanti punti della Terra e che possa crescere anche un maggiore impegno di coerenza
e un cuore grande, aperto alle necessità di tutto il mondo.
D. – Come
far sì che questo atteggiamento si accompagni anche ad un rispetto e ad una volontà
di dialogo verso i rappresentanti del mondo musulmano?
R. – Qui bisogna
sostenere l’impegno al dialogo del Santo Padre che però è anche richiesta di rispetto
per i cristiani. Credo che questo tocchi prima di tutto alla politica, ma tocca anche
alle grandi organizzazioni internazionali e diciamo che tocca a tutti: perché tutti
hanno il compito di pressare, di promuovere, di essere dietro alle istituzioni perché
sempre più possano fare la propria parte fino in fondo, perché laddove c’è qualcuno
a cui non viene consentita la libera espressione, a cui viene di fatto impedito di
vivere la dimensione della libertà religiosa, è in pericolo tutto, non solo la libertà
religiosa: è in pericolo la libertà, evidentemente! (gf)