“Luce del mondo”: un’anticipazione dell’atteso libro-intervista di Peter Seewald con
Benedetto XVI
Verrà presentato martedì prossimo, nella Sala Stampa vaticana, il libro-intervista
di Peter Seewald con Benedetto XVI, “Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni
dei tempi”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Joseph Ratzinger è tornato dunque
a conversare con il giornalista tedesco sulla Chiesa e le sfide del nostro tempo,
dopo due libri-intervista realizzati con lui quando era ancora cardinale. In questo
servizio di Alessandro Gisotti, proponiamo alcuni passaggi dell’atteso volume,
che siamo in grado di anticipare:
“Veramente,
avevo sperato di trovare pace e tranquillità”: Joseph Ratzinger risponde con disarmante
semplicità alla domanda di Peter Seewald, che gli chiede di ricordare i suoi sentimenti
il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro. Una riflessione, questa, con la quale
inizia il primo capitolo del volume, intitolato icasticamente “I Papi non cadono dal
cielo”. Benedetto XVI rammenta che era “sicurissimo” che non avrebbe ricevuto questa
enorme responsabilità. Tuttavia, osserva che fin dalla sua ordinazione sacerdotale
si è sempre affidato alla volontà del Signore, anche quando era diversa dalla sua.
“Non posso scegliere quello che voglio. Alla fine – annota il Papa – devo lasciarmi
guidare”. Il Santo Padre, scrive il giornalista nella premessa del libro, non si è
sottratto ad alcuna domanda, né “ha modificato la parola pronunciata, ma apportato
solo piccole correzioni”, a “vantaggio dell’esattezza”. Il risultato è un dialogo
franco e diretto in cui il Pontefice risponde a quesiti a 360°, da argomenti leggeri
come il suo stile di vita e i suoi film preferiti a questioni fondamentali per la
vita della Chiesa e dell’uomo del nostro tempo.
Uno dei primi capitoli
è dedicato allo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa. “I fatti – afferma – non
mi hanno colto di sorpresa del tutto”. Ma, ammette, “le dimensioni comunque furono
uno shock enorme”. E vedere “il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo
e con ciò la stessa Chiesa cattolica – constata – è stato difficile da sopportare”.
Era evidente che “l’azione dei media non fosse guidata solamente dalla pura ricerca
della verità”, ma che vi fosse il tentativo di screditare la Chiesa. E tuttavia, prosegue,
“sin tanto che si tratta di portare alla luce la verità, dobbiamo essere riconoscenti”.
Del resto, “solo perché il male era dentro la Chiesa, gli altri hanno potuto rivolgerlo
contro di lei”. Il Papa mette in guardia dalla minaccia di fronte alla quale ci troviamo
e cioè che “la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa”. Nessuno,
avverte, “è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere
secondo” questa ‘nuova religione' “come fosse l’unica e vera, vincolante per tutta
l’umanità”.
Un passaggio importante del volume è dedicato al rapporto
con l’ebraismo. “Sin dal primo giorno dei miei studi teologici – rammenta – mi è stata
in qualche modo chiara la profonda unità tra Antica e Nuova Alleanza”. Poi, prosegue,
“quanto accaduto nel Terzo Reich ci ha colpito come tedeschi e tanto più ci ha spinto
a guardare al popolo d’Israele con umiltà, vergogna e amore”. Torna dunque sul cambio
dell’antica liturgia laddove gli ebrei si sentivano feriti. “L’ho modificata”, spiega,
“in modo tale che vi fosse contenuta la nostra fede, ovvero che Cristo è salvezza
per tutti”, ma anche “in modo tale che non si pregasse direttamente per la conversione
degli ebrei in senso missionario, ma perché il Signore affretti l’ora storica in cui
noi tutti saremo uniti”. Per questo, osserva, “gli argomenti utilizzati da una serie
di teologi polemicamente contro di me sono avventati e non rendono giustizia a quanto
fatto”. Il Papa ribadisce inoltre che Pio XII ha fatto tutto il possibile per salvare
delle persone. Bisogna riconoscere, è il suo invito, che “come nessun altro ha salvato
tanti e tanti ebrei”.
Il Papa si sofferma anche sulla relazione con
il mondo musulmano, ribadendo che i cristiani sono tolleranti e dunque “è naturale
che da noi i musulmani possano riunirsi in preghiera nelle moschee”. Per quanto riguarda
il burqa - aggiunge - “non vedo ragione di una proibizione generalizzata”. E’ chiaro,
spiega, che quando è “una sorta di violenza imposta” alle donne “non si può essere
d’accordo”. Se però “volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo
si debba impedire”. Benedetto XVI non manca poi di rispondere a domande sulla sessualità.
“Concentrarsi solo sul profilattico – afferma – vuol dire banalizzare la sessualità,
e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione” per cui molte persone
vedono la sessualità come una droga piuttosto che come un’espressione del loro amore.
Tuttavia, soggiunge, “vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando
una prostituta utilizza un profilattico e questo può essere il primo passo verso una
moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare la consapevolezza del
fatto che non tutto è permesso e non si può fare tutto ciò che si vuole. Tuttavia
questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv”.
Tra
i tanti temi affrontati nelle 284 pagine del libro, anche il ruolo della donna nella
Chiesa. Il Papa, riecheggiando Giovanni Paolo II, ribadisce che la Chiesa “non ha
in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”. Tra l’altro,
prosegue, “le funzioni affidate alle donne nella Chiesa sono talmente grandi e significative
che non può parlarsi di discriminazione”. E citando alcune figure femminili, da Maria
a Santa Monica a Madre Teresa, afferma che “per molti versi le donne definiscono il
volto della Chiesa più degli uomini”.
In uno degli ultimi capitoli,
il giornalista tedesco pone una domanda di valenza universale al Papa: “Cosa vuole
Gesù da noi?”. Vuole - risponde il Santo Padre - “che crediamo in Lui. Che ci lasciamo
condurre da Lui. Che viviamo con Lui. Divenendo così sempre più simili a Lui e con
ciò giusti”. E questo vale tanto più per la Chiesa. “Proprio in questo tempo segnato
dagli scandali – ammette il Pontefice – abbiamo fatto esperienza di questa sensazione
di tristezza e dolore, di quanto misera sia la Chiesa e di quanto falliscano i suoi
membri nella sequela di Gesù Cristo”. Ma, sottolinea, dobbiamo essere rassicurati
che il Signore, “nonostante la debolezza degli uomini”, “non abbandona la Chiesa”,
ma agisce sempre attraverso di essa.