Vertice di Lisbona: la Nato fuori dall'Afghanistan entro il 2014. Accordo sullo scudo
antimissile
Seconda sessione di lavori oggi al vertice Nato di Lisbona. Strategia di ritiro dall'Afghanistan
e rapporti con la Russia in primo piano. Il servizio di Giada Aquilino:
I 28 leader
dei Paesi Nato e di altri 20 Stati coinvolti nell'Isaf, più il presidente afghano
Hamid Karzai e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, hanno dato ufficialmente
il via libera al processo di transizione in Afghanistan, che comincerà “in alcune
province e distretti” all'inizio del prossimo anno. Secondo il documento finale, la
transizione "ad una piena responsabilità e leadership afghana nel settore della sicurezza
è irreversibile". Ribadito dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen,
il sostegno all'obiettivo del presidente Karzai, perché le forze locali guidino e
conducano le operazioni di sicurezza in tutto il Paese entro il 2014. Dopo quella
data sul terreno resterebbero solo truppe di appoggio alle forze afghane. Ma l’Alleanza
atlantica ha anche sottolineto di continuare ad “appoggiare gli sforzi guidati dagli
afghani per riconciliare e reintegrare quei membri dell'insorgenza che rinunciano
alla violenza, tagliano i legami con i terroristi e accettano la Costituzione”, sollecitando
le autorità di Kabul a rispettare i diritti umani, “in particolare delle donne”. Un
ringraziamento, il presidente statunitense Barack Obama ha voluto poi riservarlo all’Italia
per l’attività degli addestratori in Afghanistan: il premier di Roma Berlusconi ha
annunciato di aumentarne il numero di duecento unità. La kermesse di Lisbona, che
si concluderà con una riunione bilaterale Ue-Usa, nel pomeriggio sarà dedicata al
vertice Nato Russia, dopo la crisi innescata dalla guerra in Georgia. I colloqui,
definiti “un momento storico” dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, saranno dedicati
allo scudo antimissile. Ieri, nel giorno dell’approvazione del nuovo concetto strategico
che orienterà l’azione della Nato nei prossimi 10 anni per rispondere alle minacce
del XXI secolo - dai missili balistici agli attacchi terroristici e cibernetici -
il presidente Obama ha spiegato come sia stato raggiunto un accordo per creare uno
scudo antimissile “forte abbastanza da proteggere - ha detto - tutto il territorio
e la popolazione europea, così come gli Stati Uniti”. Nella capitale portoghese, infine,
la polizia ha fermato 40 manifestanti per proteste al limite della zona rossa del
vertice Nato.
Ma come esce l’istituzione Nato da questo vertice di Lisbona?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi
Strategici all’Università di Trieste:
R. - Credo
che oggi la Nato sia uno strumento che gli Stati Uniti vedono necessario non solo
per rinsaldare i rapporti con Paesi come la Russia o per risolvere il problema della
lunga guerra afghana, ma anche per ritrovare una leadership rivolta soprattutto al
confronto e al braccio di ferro che gli Stati Uniti hanno con la Cina: per questo
sostanzialmente l’alleanza con la Russia è molto importante.
D. - L’accordo
sulla realizzazione dello scudo antimissilistico in Europa potrebbe, invece, alla
lunga inasprire i rapporti proprio con Mosca?
R. - No. Io credo che
oggi il vero problema per gli Stati Uniti sia di ritrovare questa presenza come superpotenza
globale e, naturalmente, faranno tutto il possibile per continuare a mantenere ottimi
rapporti con la Federazione Russa. Quello che, invece, può essere più difficile saranno
proprio i rapporti con i Paesi che in qualche modo si stanno alleando con l’altra
grande superpotenza asiatica, che è la Cina.
D. - Per quanto riguarda
l’esperienza in Afghanistan, come deve essere giudicata? Secondo alcuni ci troviamo,
comunque, ad un punto fermo …
R. - Questo è il problema più spinoso
per la Nato e non è un caso che la relazione del presidente Karzai ai capi dei Paesi
aderenti all’Alleanza Atlantica sia stata molto discussa ed anche molto poco gradita.
Karzai non ha evitato di dire quello che pensava sulla condotta delle operazioni degli
americani e della Nato in Afghanistan. Detto questo, sarà una soluzione all’irachena:
quindi, un graduale ritiro; il tentativo di defilarsi dal Paese, aiutati in questo
caso dalla Federazione Russa, che continuerà a fare la logistica. Entro il 2014, l’obiettivo
è di lasciare solo un numero esiguo di truppe in Afghanistan.
D. -
Legato, forse, a questo tema rimane in piedi quello della sicurezza globale, quello
di fronteggiare il terrorismo internazionale, al Qaeda in primis …
R.
- Naturalmente la Nato, nel suo progetto strategico, metterà in primo piano la guerra
al terrorismo. Ma la vicenda più importante – forse – è quella legata al fatto che,
sempre più, vi è la possibilità di un utilizzo dell’arma nucleare in modo improprio
da parte di organizzazioni terroristiche o di basi in Stati fallimentari. (mg)