La vera autorità non è dominio ma servizio: così il Papa nel Concistoro per la creazione
di 24 cardinali
Benedetto XVI ha presieduto questa mattina, in una Basilica di San Pietro gremita
di fedeli, il Concistoro ordinario pubblico, durante il quale ha creato 24 cardinali,
portandone il Collegio a 203 membri, 121 dei quali elettori. Ai nuovi porporati, il
Papa ha rammentato che il loro essere “singolari e preziosi collaboratori” del Successore
di Pietro non è il coronamento di “una propria ambizione”, bensì un atto di umiltà
e di servizio a Cristo e alla Chiesa. La cronaca della cerimonia nel servizio di Alessandro
De Carolis:
Nella Chiesa
non vale il modello umano del dominio, ma la “logica del chinarsi a lavare i piedi”,
la “logica del servizio”. Con un'omelia tutta improntata al senso del nuovo ministero
che da oggi sono chiamati ad assumere, Benedetto XVI ha accolto nel Collegio cardinalizio
i 24 nuovi porporati creati e pubblicati nel terzo Concistoro del suo Pontificato,
presieduto solennemente nella Basilica di San Pietro.
(suono trombe
– canto "Tu es Petrus")
Il suono delle “trombe d’argento” – strumenti
di antico uso liturgico in occasione di cerimonie pontificie solenni e così chiamate
per il loro suono cristallino – hanno segnato assieme alle note del “Tu es Petrus”
l’ingresso di Benedetto XVI nella Basilica vaticana, verso le 10.30. A semicerchio,
ai lati dell’Altare della Cattedra, i neo cardinali elettori: otto italiani (Angelo
Amato, Fortunato Baldelli, Velasio De Paolis, Francesco Monterisi, Mauro Piacenza,
Gianfranco Ravasi, Paolo Romeo, Paolo Sardi), tre europei (lo svizzero Kurt Koch,
il tedesco Reinhard Marx e il polacco Kazimierz Nykz), due statunitensi (Raymond Leo
Burke e Donald William Wurl), due latinoamericani (il brasiliano Raymundo Damasceno
Assis e l’ecuadoriano Raúl Eduardo Vela Chiriboga), quattro africani (Medardo Joseph
Mazombwe della Zambia, Pasinya Laurent Monsengwo della Repubblica Democratica del
Congo, l’egiziano Antonios Naguib e il guineano Robert Sarah) e un asiatico (Albert
M. R. Patabendige Don dello Sri Lanka). Quattro invece i neo cardinali non elettori:
gli italiani Domenico Bartolucci ed Elio Sgreccia, il tedesco Walter Brandmuller e
lo spagnolo José Manuel Estepa Llaurens.
A loro, Benedetto XVI ha ricordato
la radice di quel vincolo di “speciale comunione e affetto” che lega i nuovi porporati
al Papa. La dignità cardinalizia è sia il segno della “sollecitudine” del Cristo pastore
sia quella del Dio sacrificatosi sulla Croce, che il rosso della berretta imposta
dal Pontefice sul capo dei cardinali ricorda in modo vivido. Ispirandosi al Vangelo
proclamato in Basilica, dove Gesù spiega ai discepoli il senso del primato secondo
Dio, Benedetto XVI ha affermato:
“Ogni ministero ecclesiale è sempre
risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una
propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei
Cieli, come Cristo al Getsèmani. Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati,
tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina”.
La
disputa tra Giacomo e Giovanni per il primato e l’indignazione degli altri Apostoli,
ha osservato ancora il Papa, “sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere:
chi è grande, chi è ‘primo’ per Dio?”. Quello che segue non è l’idea di predominio
tipica di chi governa uno Stato, ma l’“altra logica” testimoniata da Cristo:
“Il
criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio;
la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci
lascia intravedere qualcosa della ‘Signoria di Dio’ (...) E’ un messaggio che vale
per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno
compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo
i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio,
la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell’autorità”.
“La
missione a cui Dio vi chiama” e che vi “abilita ad un servizio ecclesiale ancora più
carico di responsabilità”, ha terminato l’omelia Benedetto XVI, “richiede una volontà
sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio”, venuto in mezzo a noi “come
colui che serve”:
“Si tratta di seguirlo nella sua donazione d’amore
umile e totale alla Chiesa sua sposa, sulla Croce: è su quel legno che il chicco di
frumento, lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo, muore per diventare frutto
maturo. Per questo occorre un radicamento ancora più profondo e saldo in Cristo”.
(canto)
Alle
parole del Papa, per 24 volte si è ripetuto il rito dell’imposizione della berretta
rossa, con il neo cardinale inginocchiato davanti al Pontefice a riceverla insieme
con la bolla contenente il Titolo o la Diaconia assegnata al porporato. Infine, a
suggello della cerimonia, l’abbraccio di pace tra il Papa e il cardinale appena creato,
un abbraccio ripetuto subito dopo con gli altri confratelli del Collegio del quale
d’ora in avanti faranno parte.