Rapporto della Cei sulla scuola cattolica: “Non c’è vera parità”
Un obiettivo a medio termine, che deve essere quello di “diffondere la cultura della
parità in Italia”, e uno a lungo termine, cioè il passaggio “da una scuola sostanzialmente
dello Stato a una scuola della società civile”: sono questi i proponimenti che si
prefigge la Conferenza episcopale italiana, nelle parole del suo presidente, mons.
Mariano Crociata, riportate dall’agenzia Sir, che ha presentato il XII rapporto sulla
scuola cattolica a dieci anni di distanza dalla legge sulla parità. Una parità, quelle
delle scuole private cattoliche a quelle statali, che “non interessa soltanto la scuola
cattolica – ha detto il presule – ma è patrimonio di tutti i cittadini, perché la
libertà di educazione non è una prerogativa confessionale, né il diritto di un gruppo
sociale, ma è una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno”. I vescovi, nel rapporto,
denunciano la mancanza, in Italia, di una “cultura della parità intesa come possibilità
di offrire alla famiglia un’effettiva scelta tra scuole di diversa impostazione ideale”.
Da qui la necessità, dunque, di “abbandonare la rigida alternativa Stato/mercato e
pubblico/privato e il riconoscimento delle dinamiche sociali che evidenziano la presenza
di una terza dimensione, quella, cioè, del terzo settore o settore privato”. Da un
punto di vista economico, mons. Crociata sottolinea come “la presenza delle scuole
paritarie faccia risparmiare allo Stato italiano ogni anno cinque miliardi e mezzo
di euro, al fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di 500
milioni di euro” e ricorda che “in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce
sostanzialmente la regola”. (R.B.)