Incontro sulle migrazioni a Bogotà: l'omelia di mons. Vegliò
È in corso a Bogotà, in Colombia, l’incontro continentale latinoamericano di Pastorale
delle Migrazioni, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, in collaborazione con la Sezione per la Mobilità umana del Consiglio
episcopale latinoamericano (Celam). Il tema scelto è anche l’obiettivo dell’iniziativa:
“Per una migliore Pastorale delle migrazioni economiche e forzate in America Latina
e nei Caraibi”. Domani, a conclusione dell’incontro, il presidente del Pontificio
Consiglio, mons. Antonio Maria Vegliò, presiederà una concelebrazione eucaristica
nel corso della quale pronuncerà un’omelia di cui ha fornito alcune anticipazioni
alla stampa. In essa il presule riprende il percorso di riflessione fatto dai partecipanti
nei quattro giorni, definendo il fenomeno migratorio “una sfida” del XXI secolo per
tutto il mondo, sottolineando, in particolare, la grande ricchezza culturale della
quale i migranti sono portatori e che deve essere rispettata dalla comunità internazionale.
I tipi di migrazione che esistono oggi, secondo l’arcivescovo, sono due: economica
e forzata. Quest’ultima, in particolare, rappresenta un fenomeno diffuso, che va affrontato
a livello internazionale sia da un punto di vista etico sia dal punto di vista dei
migranti stessi, che spesso cadono nelle mani della criminalità organizzata che si
occupa di traffico di esseri umani. Molti, infatti, stanchi delle condizioni di lavoro
e di vita in cui versano nel Paese di origine, sono facile vittima dei trafficanti,
che promettono loro un futuro migliore da costruire altrove. È così che molti si mettono
in viaggio alla volta di destinazioni delle quali ignorano tutto: la lingua, le leggi,
e soprattutto la cultura, spesso contraendo con queste organizzazioni, debiti che
poi ricadranno sulle loro famiglie. Indispensabile, dunque, per i Paesi di destinazione,
non solo il controllo dei flussi migratori in ingresso, ma anche la tutela dei migranti
e la lotta contro il crimine organizzato, adottando misure che garantiscano, ad esempio,
la protezione fisica dei migranti che denunciano la situazione, senza dover avere
paura delle conseguenze del proprio status di irregolare. Il continente latinoamericano
è profondamente toccato dal fenomeno delle migrazioni ed è anche particolarmente devoto
alla Vergine Maria, che mons. Vegliò celebra come “Madre del cammino”. “Maria ci incoraggia,
ci conforta, ci aiuta a spendere le nostre forze al servizio dei migranti – scrive
il presule – è il modello e l’ispiratrice di ogni migrante. La moglie, la madre e
la discepola alla quale s’ispirano anche tutti coloro che sono impegnati nell’opera
Pastorale a favore dei migranti. Maria è la Madre della Chiesa e della famiglia migrante”.
Da qui l’invito ai sacerdoti di occuparsi dell’assistenza spirituale dei migranti,
attraverso l’invio di missionari capaci e in comune accordo con le Conferenze episcopali
locali, anche perché a volte, soprattutto se il Paese di destinazione è particolarmente
secolarizzato, molti abbandonano la pratica religiosa. Contemporaneamente, il presule
invita i governi a varare politiche che tutelino i diritti fondamentali dei migranti
e contrastino gli abusi lavorativi e quelli di natura sessuale nei loro confronti,
garantendo al tempo stesso accesso ai servizi di base, alla cittadinanza e al ricongiungimento
familiare. (A cura di Roberta Barbi)