Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia
Si celebra oggi la “Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia”.
In questa occasione l'associazione “Terre des Hommes” ha lanciato due settimane di
campagna con il motto “Io proteggo i Bambini”: fino al 21 novembre si possono inviare
sms solidali al numero 45509 per iniziative in Colombia, Perù e Mauritania. Francesca
Sabatinelli ha intervistato Federica Giannotta, responsabile dei diritti
dei minori di “Terre des Hommes”:
R. - Abbiamo
deciso di lanciare questa campagna “Io proteggo i bambini”, perché riteniamo che il
problema dell’abuso - inteso come violenza sui bambini in senso lato - sia un problema
ancora molto, molto diffuso ed anzi in incremento sia in Italia che nel resto nel
mondo. In Italia le cifre parlano chiaro: i dati della Polizia, relativi al 2009,
dicono che sono 4.200 i reati aventi come vittime i bambini. Di questi 4.200, ben
1.029 riguardano maltrattamenti subiti in casa e 860 sono le violenze sessuali: si
tratta di dati per i quali si è già proceduto penalmente. Quindi, immaginiamoci il
sommerso!
D. - Noi abbiamo parlato della situazione in Italia, ma i
dati delle Nazioni Unite, che sono poi a livello mondiale, non danno più respiro!
R.
- Assolutamente no! Si parla, infatti, di 500 milioni fino ad un miliardo e mezzo
di bambini che ogni anno sono vittima di una qualsivoglia forma di violenza. Ci sono
poi 217 milioni i bambini costretti a lavorare, che svolgono lavori anche molto, molto
pericolosi per la propria salute. Abbiamo dei progetti in Perù, ad esempio, che coinvolgono
i bambini che lavorano i mattoni artigianali e che sono esposti a rischi per la salute
sin dall’età di tre anni.
D. - Questa necessità di aiutare l’infanzia
in difficoltà non è una cosa di oggi: sono 50 anni che la vostra Associazione lavora
per questo e come voi tante altre. Ci sono grandi campagne di sensibilizzazione, eppure
noi oggi ancora parliamo di questo. Cosa manca?
R. - Manca anzitutto
una coscienza - io credo - collettiva ed un’attenzione collettiva al fatto che ciascuno
di noi può farsi portatore di un atteggiamento di prevenzione. Questo vuole dire che
se a casa, a scuola, in una comunità, un bambino può essere in ogni momento vittima
di un abuso, vuol dire che chi gli sta intorno non sta creando le condizioni per prevenirlo.
Per quanto riguarda poi l’Italia, manca un sistema di monitoraggio del fenomeno che
sia omogeneo in tutto il Paese. Ci sono stati tanti tentativi di organizzare una raccolta
dati, ma - nonostante l’urgenza - questo non è mai stato fatto! Si tentano - a livello
territoriale, naturalmente - delle fotografie del problema, ma non c’è un sistema
che tutti i comuni a livello italiano adottino per poter poi far confluire i propri
dati a livello nazionale. E’ chiaro, quindi, che del nostro Paese non avremo mai una
fotografia reale. (mg)